“Che partita sta facendo in Europa Orban? Sta facendo quello che avrebbero dovuto fare altri rappresentanti europei più autorevoli, come hanno fatto in passato francesi e tedeschi. Non intendo tutta la Ue, visto che non ha una voce comune internazionalmente, ma io penso che non possiamo semplicemente attendere che altri in Europa risolvano la guerra“. Così a L’aria che tira (La7) il direttore di Limes Lucio Caracciolo commenta le mosse intraprese dal primo ministro ungherese Viktor Orban nel suo attuale ruolo di presidente semestrale della Ue, lanciando una frecciata al governo Meloni: “Dobbiamo prendere delle iniziative che non possono essere di mediazione, ma quantomeno di facilitazione del dialogo tra Russia e Ucraina. E questo non può farlo la signora von der Leyen, men che meno il signor Borrell, ma lo devono fare i paesi che contano di più, tra cui il nostro“.

Il conduttore Francesco Magnani cita il celebre viaggio in treno di Draghi, Scholz e Macron alla volta di Kiev nel giugno del 2022. E chiede a Caracciolo se avrebbero dovuto cercare un dialogo anche con Putin. Il giornalista risponde: “Sicuramente in quel momento non era proprio possibile ma oggi penso che sia necessario, come ha fatto Orban, nel senso che personaggi un po’ più autorevoli in Europa dovrebbero fare quello che ha fatto lui, cioè cercare di capire chi vuole cosa, anche perché è nell’aria che prima o poi qualche negoziato si aprirà“.

Il direttore di Limes esprime poi perplessità sulle indicazioni emerse dall’ultimo vertice Nato, che nel comunicato finale del summit ha parlato di “cammino irreversibile” dell’Ucraina verso l’Alleanza Atlantica, oltre ad aver esplicitato il fornimento di nuovi sistemi di difesa antiaerea e di 40 miliardi all’anno: “Che l’ingresso dell’Ucraina sia un processo irreversibile non vuol dire molto, visto che non c’è una data e nemmeno un percorso. Continuare semplicemente a dare armi a Kiev, senza peraltro mandare soldati, non so fino a che punto sia interesse dell’Ucraina“.

E sul rafforzamento di sistemi di difesa europei con missili a lunga gittata puntati verso Mosca, Caracciolo esclude la motivazione sia la deterrenza, la stessa che per 40 anni ha caratterizzato la guerra fredda: “Questa è una iniziativa americana che si deve concretizzare in Germania e ricorda molto gli euro-missili degli anni ’80. Ma era tutto un contesto di deterrenza che ormai non c’è più. Quello che mi pare evidente – spiega – è che ci avviamo a una nuova fase di riarmo, che però, rispetto a qualche tempo fa, non è più così controllata e sicura, nel senso che ci possono essere delle sorprese, delle deviazioni e dei rischi, perché abbiamo una guerra calda in corso”.
“Ma quei missili nel cuore dell’Europa potrebbero davvero impensierire Putin?”, chiede Magnani.
“Si tratta di missili ipersonici – risponde Caracciolo – Quindi, in futuro dovrebbero preoccupare Putin, esattamente come a noi preoccupano i suoi missili”.

Articolo Successivo

Attentato a Trump, ora tutto il partito è con lui. Vittoria scontata? Per la corsa alla Casa bianca restano tante incognite

next