Poche parole e una tensione che si taglia con il coltello. Così è finita la riunione di stamattina tra il gruppo dei Conservatori e riformisti europei e Ursula von der Leyen, che sta cercando una maggioranza per essere rieletta presidente della Commissione europea dopo le elezioni del 9 giugno.

“È stata un’ora intensa”, ha ammesso von der Leyen uscendo dall’incontro nella sede del Parlamento europeo di Strasburgo. Von der Leyen è uscita intorno alle 10, protetta dalla sicurezza e ha evitato di rilasciare dichiarazioni. Dietro di lei, un eurodeputato del Pis polacco protestava perché durante l’incontro non le avrebbe risposto e ha tentato più volte di consegnarle un fascicolo di fogli: “Mi risponda, per favore, risponda alle mie domande. Signora von der Leyen, questo è per lei”. Alla fine von der Leyen ha preso il fascicolo. La scena appare come una rappresentazione di una riunione con un esito non del tutto pacifico.

Il Green deal, specchio delle divisioni – Fonti di Fratelli d’Italia hanno fatto sapere alle agenzie martedì che il capodelegazione italiano Carlo Fidanza è stato il primo a prendere parola in riunione. Ha chiesto un “radicale cambio di passo sul Green Deal, il superamento dell’approccio ideologico che ha caratterizzato la legislatura appena conclusa”. Il green deal è stato rivendicato dalla precedente commissione come uno dei maggiori risultati politici conseguiti (anche se von der Leyen ha in parte ritrattato durante la campagna elettorale visto uno scetticismo crescente tra i Popolari). Sottolineare le critiche su questo punto serve a rimarcare le distanze tra il progetto di Ecr e quello di von der Leyen, che ha incassato il sostegno del gruppo dei Verdi europei alla sua ricandidatura. E così un endorsement conservatore al secondo mandato della presidente appare più complicato. Sul dossier migranti Fidanza ha auspicato che si prosegua “sulla strada tracciata da Giorgia Meloni”.

La frattura tra Ecr e VDL – L’incontro serviva a chiarire la posizione del gruppo europeo guidato da Fratelli d’Italia rispetto alla proposta di un secondo mandato di von der Leyen come presidente della Commissione. Sullo sfondo, la ricerca da parte di Ecr di ottenere un posto di rilievo nel nuovo esecutivo europeo.

Già entrando alla riunione, il meloniano Nicola Procaccini (che condivide la presidenza del gruppo con Joachim Brudziński del partito polacco Diritto e giustizia, Pis), aveva detto ai cronisti che dopo la riunione non ci sarebbe stato un annuncio sull’orientamento di voto di Ecr: “Non vi aspettate che usciamo e diciamo come voteremo”, ha detto, spiegando che nel corso della giornata sono previste altre due riunioni. Parole che, unite ai volti dei delegati arrivati a Strasburgo stamattina, lasciano intendere di un incontro per nulla sereno. All’uscita, la posizione di Fdi ufficialmente è rimasta la stessa: “Ha risposto a suo modo. Ha fatto la sua parte. Ora faremo le nostre valutazioni”, ha dichiarato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Mario Mantovani.

Il Pis contrario, Alleanza fiamminga in controtendenza – Le risposte date da Ursula von der Leyen al gruppo dell’Ecr non sono state “esattamente” soddisfacenti anche per Beata Szydlo, eurodeputata del polacco Pis ed ex premier a Varsavia, altro maggiorente del gruppo dei conservatori insieme a Fdi. “Ritengo che von der Leyen non sia la miglior candidata per la presidenza della Commissione Europea. Non è la mia candidata”.

“Le risposte di von der Leyen alle nostre domande sono andate nella direzione giusta”. Lo ha detto Johan Van Overtveldt, eurodeputato della Nuova alleanza fiamminga. “Dobbiamo ancora discutere come gruppo, ma ci sono delegazioni che hanno deciso che sosterranno von der Leyen”, si è sbilanciato un altro eurodeputato dell’N-va, Assita Kanko. Finora, oltre all’N-va, l’unico tra le fila di Ecr ad avere preannunciato un voto positivo è stato il premier ceco Petr Fiala, che può portare in dote i 3 eurodeputati del suo Ods. Le delegazioni di Polonia, Romania e Francia (tra cui c’è Marion Marechal Le Pen che ha lasciato Reconquête di Eric Zemmour), hanno invece indicato che si esprimeranno contro il bis della tedesca.

La delusione di Ecr per l’esclusione – Ecr è stato tenuto ai margini delle trattative per la composizione della nuova commissione e la spartizione degli incarichi di rilievo del nuovo esecutivo di Bruxelles tra le varie famiglie politiche, contraddicendo le aspettative della premier italiana Giorgia Meloni, che è stata presidente di Ecr nella scorsa legislatura. E questo nonostante prima delle elezioni europee tra von der Leyen e Meloni si era costruita un intenso rapporto di scambio, con decine di visite in Italia della presidente e molte apparizioni pubbliche comuni. La stessa von der Leyen ha escluso però i conservatori dalle trattative per il nuovo esecutivo di Bruxelles, dichiarando che non ci sarà “nessuna cooperazione strutturale”.

Rieletta al Parlamento Ue Roberta Metsola, gran parte di Ecr ha votato sì– Lunedì sera il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) ha annunciato che avrebbe votato a stragrande maggioranza a favore della rielezione dell’attuale presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. La maltese attuale presidente del parlamento Ue è stata rieletta martedì mattina con 562 sì su 699 votanti: un record storico del 90,2% di preferenze. Un lunghissimo applauso ha accolto l’esito.

Per il copresidente Nicola Procaccini Metsola aveva “dimostrato il suo impegno per il dialogo e la sua apertura all’equilibrio e al compromesso, anche quando ci sono forti differenze di opinione. È in grado di costruire ponti e di trovare un terreno comune tra gli schieramenti politici”. Il copresidente Brudzinski di Ecr ha confermato che: “Metsola ha molte delle qualità di cui una presidente del Parlamento ha bisogno: è pragmatica e orientata al consenso”. Parole che si possono leggere come il negativo dei giudizi emersi dall’incontro con von der Leyen.

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