Sarà sicuramente capitato, almeno una volta nella vita, di accendere la Playstation, giocare a Fifa in modalità “carriera allenatore” e poter comprare calciatori (che hai sempre desiderato) a proprio piacimento. Anche il Como può permettersi di farlo, non sulla console ma nella vita reale. Sul mercato, il club neopromosso – che è tornato in Serie A 21 anni dopo l’ultima volta – non si sta muovendo come una semplice neopromossa. Ieri George Clooney, oggi Varane e (forse) Depay e Martial sul lago di Como. E non è un caso se i biancoblù possono permettersi di concludere (o anche solo pensare) trattative che solitamente non vengono attribuite a società di medio-piccolo valore. Il motivo è proprio questo: la ricca proprietà alle spalle ha ridato appeal e interesse a una squadra conosciuta principalmente per le bellezze naturali della sua città.
Il Como parla spagnolo
Il richiamo della lingua iberica lo si sente principalmente dal nome della squadra. Cesc Fabregas è il manifesto di una società che da tre anni a questa parte sogna (e crea) pensando in grande. Acquistato come giocatore (nello stesso periodo in cui Thierry Henry è diventato azionista del club) oggi è l’allenatore della prima squadra. Una scelta che ha creato curiosità e suggestione attorno all’ambiente Como e che ha convinto molti giocatori circa la solidità e le intenzioni del progetto. Fabregas è una figura che sposta gli equilibri: i sì strappati a Varane, Pepe Reina – che farebbe il secondo portiere del quasi certo Pau Lopez – e Alberto Moreno (per ora) ne sono un esempio. Questi tre si aggiungeranno – in ritiro a Marbella, ovviamente in Spagna – ai già ufficializzati Belotti e Alberto Dossena (ex Cagliari). Sullo sfondo, due grandi suggestioni come Anthony Martial e Memphis Depay che aumenterebbero imprevedibilità ed esperienza al reparto offensivo. E anche Rodri Sanchez del Betis Siviglia è sempre più vicino.
Il folle calciomercato: perché non è un caso
Le operazioni del Como muovono milioni di euro. Cifra insignificante rispetto al patrimonio pari a 50 miliardi della famiglia Hartono, proprietaria del club dal 2019. Secondo una classifica stilata da Forbes, i fratelli indonesiani Robert e Michael sono tra i 65 uomini più ricchi del pianeta, precedendo gli altri volti del calcio italiano: da Commisso ai Friedkin, da Saputo a John Elkann.
Ma non è solo una questione di quantità. Bisogna anche saperli spendere bene. I principali obiettivi di mercato, infatti, sono calciatori svincolati: a bilancio, dunque, si tratterebbe solo di un costo legato all’ingaggio del calciatore, abbassando così al minimo le spese relative ai costi del cartellino. Una strategia che però è anche un’arma a doppio taglio: si va ad ingolfare il costo degli stipendi, con calciatori che per la maggior parte sono in cerca di riscatto dopo stagioni sotto la media. Scommesse a tutte gli effetti, a basso prezzo solo dal punto di vista del cartellino.
Il marchio Adidas
Non solo calcio giocato: il Como punta forte anche sul marketing. Il punto di partenza è il merchandising: accordo stretto con Adidas e nuove maglie in commercio, dopo aver indossato per due stagioni la divisa che riproduceva un dipinto realizzato dallo stilista di alta moda Didit Hediprasetyo.
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E nel frattempo, i lavori di rifacimento al pittoresco stadio Sinigaglia – necessari per poter rispondere alle normative richieste dalla Serie A – proseguono senza sosta. Ad oggi questa è l’unica vera macchia nella gestione di un club che si sta muovendo già da medio-grande della Serie A. La speranza del Come è di poter riaprire lo stadio entro il mese di settembre. Per accogliere i propri tifosi e, forse, qualche altro nuovo colpo di calciomercato.