Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di un tassista a cui il Comune di Milano aveva ritirato la licenza per aver alterato il tassametro lucrando quindi sulle corse. Il Giorno ha ricostruito la vicenda dell’uomo, che aveva ammesso in sede disciplinare e patteggiato in sede penale, che utilizzava il filo azzurro per alterare il sensore odometrico del tassametro, vale a dire il sistema che misura la distanza percorsa da un veicolo attraverso i giri delle ruote. Il tassista si è difeso sostenendo presunte difficoltà economiche generate dalla crisi del settore. Per i giudici la condotta del tassista è stata “dolosa, sistematica e prolungata nel tempo”.

La storia, che si è conclusa nei giorni scorsi, era iniziata nel marzo del 2021 con alcune segnalazioni alla polizia locale a inizio marzo del 2021 da parte di alcuni clienti insospettiti che la stessa corsa potesse costare quasi il doppio. Una perquisizione dei vigili aveva permesso un congegno di piccole dimensioni e di colore nero collegato con alcuni fili al tassametro nascosto sotto il tappetino: basta pigiare un tasto per azionare il congegno e accelerare il meccanismo che compila il costo finale in euro sul display della macchina. Le indagini e le perizie accertano il dolo e Palazzo Marino procede con il ritiro della licenza. L’uomo si rivolge al Tar che respinge il ricorso, come ha fatto nei giorni scorsi anche il Consiglio di Stato.

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