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Il Parlamento Ue vota il nuovo presidente: Roberta Metsola rimane la favorita. Incognite sui vice e sui vertici delle commissioni

I movimenti sottobanco sono finiti, per le trattative non c’è più tempo. A Strasburgo si decidono le cariche apicali per la prossima legislatura europea. Quasi 20 giorni dopo l’ultimo Consiglio europeo di Bruxelles, il nuovo Parlamento appena entrato in carica è chiamato a eleggere il proprio presidente, in una tre giorni che porterà fino a giovedì 18 luglio, quando all’approvazione della Plenaria dovrà sottoporsi la Spitzenkandidatin del Partito Popolare Europeo per la carica di presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Il 16 luglio, però, è il giorno di Roberta Metsola. La riconferma della politica maltese è quella che in queste settimane è stata meno in discussione. Candidata del Ppe, apprezzata dall’ala più conservatrice del Parlamento e sopportata da quella progressista, colei che ha raccolto l’eredità di David Sassoli alla guida della Plenaria dovrebbe rimanere al suo posto, salvo clamorosi ribaltoni. Il suo, da quanto si è appreso in queste settimane, non sarà un incarico fino al termine della legislatura: Metsola rimarrà sulla poltrona più importante dell’aula per due anni e mezzo, metà mandato, quando lascerà la presidenza e preparerà la sua candidatura alle prossime elezioni politiche a Malta. Non è ancora chiaro chi la sostituirà, se un suo collega del Ppe o di un altro partito. Molto dipenderà anche dalla sorte del presidente del Consiglio Ue che, in base agli accordi raggiunti nell’ultimo vertice tra i capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri, dovrebbe essere il socialista Antonio Costa. Ma questa è una partita ancora tutta da giocare.

Se sulla riconferma di Metsola si respira ottimismo, non è così scontato invece che tutto fili liscio sulle altre cariche parlamentari. A partire dai vicepresidenti. L’unica indicazione concreta è che i partiti di maggioranza hanno deciso di applicare il cordone sanitario ai gruppi dei Patrioti d’Europa e dei Sovranisti. Questo vuol dire che per loro non sono previste cariche, o comunque queste non rispetteranno una redistribuzione che segua il metodo D’Hondt. Con la presidente in quota Ppe, le redistribuzione dei vicepresidenti potrebbe prevedere cinque di essi per i Socialisti, 4 per il Ppe, 3 per Renew e uno ciascuno per Verdi ed Ecr. E proprio i Conservatori hanno presentato sui social i loro due candidati: si tratta del ceco Roberts Zile e dell’italiana Antonella Sberna, mentre candidato questore è Kosma Zlotowski. Nonostante il ban, anche i Patrioti hanno presentato il loro nome per la vicepresidenza: si tratta dell’ex direttore di Frontex ed eurodeputato del Rassemblement National, Fabrice Leggeri.

Nei giorni scorsi alcune indicazioni sono circolate sulla redistribuzione dei presidenti delle singole commissioni e sottocommissioni parlamentari. La presidenza della commissione Agricoltura (AGRI) andrebbe ai conservatori di Ecr e non al Ppe che prenderebbe la commissione Libertà Civili (LIBE), inizialmente destinata ai conservatori. Al Ppe andrebbe poi la presidenza delle commissioni Industria (ITRE), Affari Esteri (AFET), Affari Costituzionali (AFCO), Pesca (PECH) e Controllo di bilancio (CONT) e della sottocommissione sulla Salute pubblica (SANT). Ai Socialisti e Democratici andrebbe la commissione Ambiente, Salute pubblica e Sicurezza alimentare (ENVI), Affari economici e monetari (ECON), Sviluppo regionale (REGI) e Diritti delle donne e uguaglianza di genere (FEMM). I liberali di Renew Europe puntano a presiedere le commissioni Sviluppo (DEVE), Affari legali (JURI) e la sottocommissione Sicurezza e difesa (SEDE). Ai Verdi andrebbe il Mercato interno e della protezione dei consumatori (IMCO) e la sottocommissione per i diritti umani (DROI). Il gruppo di sinistra vorrebbe le commissioni per le questioni fiscali (FISC) e per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL). Ai Conservatori di Ecr andrebbe la già citata commissione Agricoltura (AGRI), Bilanci (BUDG) e Petizioni (PETI).