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Israele, ai gruppi che bloccano gli aiuti per Gaza oltre 200 mila dollari di donazioni dagli Usa, deducibili dalle tasse

Finanziare l’occupazione illegale della Cisgiordania, che viola i confini Onu del 1967, abbatte le imposte. Almeno se i donatori sono residenti negli Stati Uniti o in Israele. L’Associated Press e il sito investigativo israeliano Shomrim hanno scoperto che tre dei principali gruppi di ultradestra israeliani, tra cui il noto Tzav-9 protagonista di saccheggi violenti dei convogli negli ultimi mesi, hanno raccolto più di 200.000 dollari ciascuno da donatori negli Stati Uniti e in Israele.

Il paradosso è che mentre da un lato l’amministrazione di Joe Biden si impegnava per convincere il governo di Benjamin Netanyahu ad aumentare le forniture umanitarie verso Gaza, e mentre Washington sanzionava Tzav9 per i suoi assalti, dagli Stati Uniti impassibili donatori hanno potuto inviare denaro a questi stessi gruppi portandoli in detrazione sulle loro dichiarazioni fiscali, come fossero versamenti ad enti no-profit.

La falla era in piena luce. All’Associated Press e a Shomrim è bastato scandagliare i siti web di crowdfunding e altri documenti pubblici dell’amministrazione israeliana, che non ha mai adottato restrizioni contro questi gruppi né contro i singoli individui autori dei saccheggi.

“Se da un lato si dice che si stanno permettendo gli aiuti, ma poi si facilitano anche le azioni dei gruppi che li bloccano, si può davvero dire che si stanno facilitando gli aiuti?”, ha dichiarato Tania Hary della ong Gisha, no-profit israeliana che si batte contro l’occupazione illegale dei Territori palestinesi.

L’intralcio alla consegna di aiuti umanitari è uno degli aspetti che concorrono all’accusa di genocidio aperta dal Sud Africa presso il Tribunale internazionale dell’Onu dell’Aja, e una delle imputazioni che hanno portato alla richiesta di arresto di Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant da parte della procura della Corte penale internazionale. Le Nazioni Unite hanno ripetutamente denunciato ritardi nelle consegne dovuti alle attività delle forze israeliane.

Sono tre i gruppi di coloni che in questi mesi hanno rallentato o bloccato in alcuni sporadici casi la consegna di aiuti. Uno dei tre, Mother’s March, ha raccolto oltre 125 mila dollari tramite Givechack, un sito israeliano di crowdfunding e circa 13 mila dollari tramite JGive, sito di crowdfunding israelo-americano. Tramite quest’ultimo sito, anche Tzav 9, il principale gruppo che ha organizzato gli assalti contro i camion umanitari, ha raccolto oltre 85.000 dollari da quasi 1.500 donatori da Stati Uniti e Israele. Secondo il portale JGive queste donazioni sarebbero state congelate dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di sanzionare l’organizzazione Tzav-9 il mese scorso.

Un terzo gruppo, Torat Lechima, raccoglie fondi autonomamente sul suo sito web. Il nome dell’organizzazione significa “dottrina da combattimento” e l’obiettivo dichiarato è “rafforzare l’identità ebraica e lo spirito combattivo” tra i soldati israeliani. I fondi servono a organizzare le manifestazioni, le navette per portare i coloni a Kerem Shalom e le campagne pubblicitarie. All’inizio di febbraio, centinaia di attivisti hanno piantato tende alle porte del valico riuscendo a bloccare per diversi giorni un convoglio di aiuti. La responsabile di Mother’s March, Sima Hasson, a gennaio è stata arrestata dalla polizia israeliana dopo un assalto.

Tutti e tre i gruppi di coloni, che hanno legami con l’estrema destra ultranazionalista israeliana, sostengono che Israele non dovrebbe aiutare i palestinesi finché Hamas tiene in ostaggio decine di persone. Non sono il principale ostacolo all’arrivo di cibo e beni di prima necessità a Gaza, dopo oltre 9 mesi di guerra scatenata dal massacro del 7 ottobre (conflitto che ha provocato oltre 38 mila vittime palestinesi secondo i dati delle autorità di Gaza), ma le loro azioni sono state condannate come violazioni del diritto umanitario.

Le azioni dei coloni sono sostenute dalle frange più oltranziste del governo israeliano, e in particolare dal ministro di ultradestra della sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e da quello delle Finanze Bezalel Smotrich, che un mese fa ha approvato un piano per espandere gli insediamenti illegali israeliani in West Bank, che violano i confini del 1967 e costituiscono, secondo tutti gli osservatori internazionali, il principale ostacolo alla composizione del conflitto israelo-palestinese attraverso la soluzione dei due Stati.