È passata alla Camera con la fiducia posta dal governo la legge di conversione del decreto “Sport e sostegno didattico agli alunni con disabilità”, in cui compaiono una serie di disposizioni sulla scuola che da giorni stanno facendo discutere il mondo dell’istruzione. Il “pacchetto Valditara-Abodi“ – criticato dalle opposizioni e definito dal Movimento 5 stelle “mille-toppe” – è giunto in fretta e furia in Aula dopo un rapido esame in Commissione, e ora è destinato a essere approvato con altrettanta rapidità al Senato. Ma vediamo cosa cambierà per gli studenti e il personale scolastico.
Il salvataggio dei “triennalisti” e la guerra tra precari – A suscitare parecchie critiche tra maestri e professori è il salvataggio dei cosiddetti “precari triennalisti“, i docenti che, seppur privi di specializzazione sul sostegno, svolgono attività di supporto agli alunni con disabilità attraverso supplenze: ora potranno frequentare dei percorsi di formazione professionale promossi da Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) in aggiunta ai percorsi universitari “Tfa sostegno”. Un modo, a detta del Governo, per conseguire una formazione integrativa specifica per l’assistenza agli alunni più vulnerabili, e per acquisire un titolo per partecipare ai concorsi che saranno banditi in futuro, con la possibilità di entrare a far parte in modo stabile del sistema scolastico. Il provvedimento ha trovato il plauso dell’Anief (uno dei sindacati della scuola) ma è stato contestato da un’altra categoria di docenti precari, quelli che hanno frequentato il corso di specializzazione nelle università, dove sono previsti sessanta crediti formativi invece dei trenta di Indire. Il governo ha così creato una guerra tra insegnanti, perché chi si è specializzato con sessanta crediti ora chiede una graduatoria ad esaurimento apposita onde non vedersi scavalcare. Non solo: anche le associazioni impegnate nella promozione e tutela dei diritti delle persone con disabilità sono preoccupate che si proceda con provvedimenti “tappabuchi“, svalutando la qualità dei percorsi di formazione professionale per i docenti.
Sostegno, la sanatoria e la “chiamata diretta” delle famiglie – In arrivo anche la sanatoria per i docenti di sostegno che hanno conseguito un titolo all’estero – soprattutto in Spagna e in Romania – e sono in attesa di riconoscimento: parliamo di circa 11mila persone. Si prevede che entro due mesi dalla data di entrata in vigore del decreto venga avviato il procedimento di riconoscimento del titolo, dopodiché i docenti dovranno frequentare uno dei percorsi di formazione attivati dall’Indire. Il governo vuole mettere così fine a questa annosa questione, nonostante, nello stesso decreto, ammetta che i percorsi formativi all’estero “risultano mancanti di specifiche competenze pedagogiche” proprie dei nostri Tfa sostegno. Una circostanza denunciata nelle scorse settimane dal Comitato docenti di sostegno insieme alla Uil Scuola e alla Flc Cgil: “Le specializzazioni estere sono quelle prese online in pochi giorni, sono titoli rilasciati da Paesi dove l’inclusione non esiste o non è attuata come nel nostro Paese, inoltre questi colleghi non hanno svolto neanche tirocini nelle scuole, pertanto la loro preparazione non è paragonabile a quella che noi abbiamo svolto in Italia, in presenza, durante otto mesi, con tre prove selettive, esami in itinere, laboratori e tirocini. C’è il reale rischio di affidare gli alunni a dei docenti non competenti nella attività di sostegno. Inoltre avallando questi titoli di studio si favorisce il proliferare dei cosiddetti diplomifici”, denunciava al fatto.it il coordinatore del Comitato, Alessio Golia. A far discutere da tempo è anche l’articolo 8 del decreto: “Misure finalizzate a garantire la continuità dei docenti a tempo determinato su posto di sostegno”. In altre parole ora il maestro o il professore potrà essere scelto direttamente dalla famiglia del disabile: un vanto per il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che ha parlato di garanzia della continuità didattica. I sindacati, però, hanno denunciato all’unisono come questa norma introduca una sorta di chiamata diretta, che non tiene conto dell’esperienza acquisita né delle posizioni di graduatoria faticosamente raggiunte.
Le lezioni di italiano per gli stranieri nuovi arrivati – L’articolo 11, poi, prevede “Misure per l’integrazione scolastica degli alunni stranieri“. In cosa consistono? Alle “scuole che hanno classi con un elevato numero – pari o superiore al 20% – di studenti stranieri che si iscrivono per la prima volta al sistema nazionale di istruzione e che non sono in possesso delle competenze linguistiche di base in lingua italiana” potrà essere assegnato “un docente dedicato all’insegnamento dell’italiano per stranieri, con l’obiettivo di favorire il superamento delle barriere linguistiche e permettere una proficua frequenza scolastica da parte degli studenti”. Si tratta di lezioni che verranno svolte in orario extra curricolare: il tutto entrerà in vigore dal prossimo anno. Per la scuola primaria, ove è assente la specifica classe di concorso dell’insegnamento dell’italiano per stranieri, si provvederà all’istituzione attraverso l’ordinario strumento del decreto ministeriale di revisione delle classi di concorso. Gli studenti interessanti sono i cosiddetti “neo-arrivati“, che quest’anno, ad esempio, sono stati 27.566 (lo 0,44% del totale degli alunni e il 3,8% degli alunni stranieri). La scelta di Valditara ha trovato critiche ma anche il plauso di molti, tra cui lo scrittore Eraldo Affinati, fondatore della scuola gratuita di italiano per immigrati “Penny Wirton”: “È questa la strada migliore per favorire l’apprendimento della nostra lingua da parte dei ragazzi neo-arrivati in Italia”, ha detto in un’intervista a Vita.it.
Il commissariamento di Indire – Infine, c’è il commissariamento di Indire. Il testo riporta: “Al fine di adeguare l’organizzazione dell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa alle funzioni a esso attribuite (…) con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Istruzione e del merito, sentito il ministro dell’università e della ricerca, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, è nominato un commissario straordinario in possesso di comprovata competenza e professionalità, nel rispetto dei criteri di imparzialità e garanzia”. Una decisione che ha scatenato le organizzazioni sindacali. In modo particolare la Flc Cgil spiega: “C’è la volontà di questo governo di considerare gli enti di ricerca come strumentali alle proprie esigenze e di voler prendere il controllo diretto delle filiere della conoscenza. Il commissariamento di Indire non è un fulmine a ciel sereno: sembra piuttosto l’atto formale che ratifica il tentativo del ministro Valditara di gestire direttamente quello che dovrebbe essere un ente pubblico di ricerca”.