Lavoro & Precari

Reggio Emilia, operai scioperano per il troppo caldo in fabbrica: “Condizioni insostenibili”. Chiedono la rimodulazione degli orari

Hanno incrociato le braccia per il “troppo caldo in fabbrica”. Gli operai dell’Alubel di Bagnolo in Piano nel Reggiano, azienda che produce coperture metalliche, scioperano per denunciare “le condizioni insostenibili all’interno dei capannoni”. Come spiegano le Rsu Fiom Cgil, il picco di calore degli ultimi giorni “ha fatto sì che dentro i locali aziendali si […]

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Hanno incrociato le braccia per il “troppo caldo in fabbrica”. Gli operai dell’Alubel di Bagnolo in Piano nel Reggiano, azienda che produce coperture metalliche, scioperano per denunciare “le condizioni insostenibili all’interno dei capannoni”. Come spiegano le Rsu Fiom Cgil, il picco di calore degli ultimi giorni “ha fatto sì che dentro i locali aziendali si sono registrate temperature vicine ai 40 gradi, rendendo faticoso oltre che pericoloso lo svolgimento della normale attività lavorativa”.

Si tratta del secondo giorno di sciopero: i lavoratori hanno iniziato la mobilitazione lunedì pomeriggio, fermandosi in presidio davanti allo stabilimento. La decisione è stata presa dalla maggioranza degli operai e alla direzione aziendale è stato richiesto un incontro per discutere delle possibili soluzioni da adottare. “Non avendo l’azienda mai investito nel miglioramento del microclima con l’installazione di raffrescatori nei reparti produttivi, la soluzione migliore e immediatamente attuabile per tutelare la salute dei lavoratori ed evitare mancamenti, cali di pressione, svenimenti e infortuni può esser rappresentata dall’inizio anticipato del turno di lavoro, che permetterebbe di evitare la presenza in azienda nelle ore più calde della giornata”, spiegano in una nota le Rsu Fiom Cgil. Al momento però, fanno sapere i sindacati, le richieste sono cadute nel vuoto e nel pomeriggio di martedì i lavoratori sono nuovamente usciti in sciopero davanti ai cancelli della fabbrica. Nei giorni scorsi anche alla “Lodi” di Fabbrico e alla “Fluid Press” di Albinea, i lavoratori hanno incrociato le braccia per gli stessi motivi.