Giustizia & Impunità

Venezia, indagato il sindaco Brugnaro per la vendita dell’area dei Pili a un imprenditore di Singapore. Arrestato l’assessore alla Mobilità

Un terremoto (giudiziario) in laguna. Anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, è indagato nell’ambito dell’indagine che ha portato oggi all’arresto, tra gli altri, dell’assessore comunale alla Mobilità, Renato Boraso. Oltre a Brugnaro, sono indagati anche il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron, il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini. La vicenda che coinvolge Brugnaro riguarderebbe le trattative di vendita all’imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, dell’area dei “Pili” (di proprietà del primo cittadino) che si affaccia sulla laguna di Venezia. Gli accertamenti riguardano il blind trust che gestisce il patrimonio di Brugnaro e che il sindaco creò quando venne eletto.

Le parole del procuratore – Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha spiegato su cosa verte l’indagine a carico del primo cittadino: “Stiamo valutando la correttezza della gestione del blind trust del sindaco, quindi l’avviso di garanzia è stato emesso a suo favore, per correttezza nei suoi confronti”. Il procuratore Cherchi, inoltre, parlando con i giornalisti ha aggiunto che “forse poteva anche non essere necessario, però per trasparenza dell’attività della Procura abbiamo ritenuto che fosse messo a conoscenza che stiamo valutando questo. Non c’è niente di segreto – ha aggiunto – per cui abbiamo ritenuto di poterlo fare, nonostante non sia stato attinto nemmeno da perquisizione“.

Brugnaro “esterrefatto” – “Sono esterrefatto! In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici“: è quanto si legge in una nota firmata dal sindaco e diramata “a seguito della ricezione di un avviso di garanzia”. E nel merito dell’indagine Brugnaro ha aggiunto che “l’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata. Com’è noto, ed ho spiegato pubblicamente – ha concluso – quella è un’area già edificabile da prima della mia amministrazione“.

Arrestato Renato Boraso – Per le altre persone coinvolte l’accusa è sempre quella: rapporto opachi tra pubblica amministrazione e appalti. In una parola: corruzione, ovvero tangenti per ottenere affidamenti delle gare pubblici. Per questo motivo l’assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza. Casa sua è stata perquisita, così come il Comune e la sede del gruppo del trasporto pubblico lagunare Avm/Actv. Nell’inchiesta sono coinvolte 18 persone, a vario titolo, e le misure cautelari eseguite sono una ventina, secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto. Nell’ordinanza di custodia cautelare il Gip di Venezia Alberto Scaramuzza scrive che l’assessore veneziano “ha sistematicamente mercificato la propria pubblica funzione, svendendola agli interessi privati” degli imprenditori indagati. Lo scrive il Gip di Venezia Alberto Scaramuzza, nell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’inchiesta sulla corruzione nell’amministrazione comunale lagunare. La sua condotta, ininterrotta negli ultimi quattro anni, risulta secondo il gip caratterizzata da “pericolosità sociale eccezionalmente elevata” e “intenso pericolo di reiterazione”. Un “sistema criminoso”, con pressioni sugli uffici comunali “ridotti al servizio del privato”. Si aggiunge l’inquinamento delle prove con la eliminazione di documentazione anche con la collaborazione delle propria segreteria privata.

Le accuse contro l’assessore – Le accuse a suo carico, del resto, sono concussione per induzione, corruzione per l’esercizio della funzione (cioè aver messo a disposizione dei privati il proprio incarico pubblico), corruzione per compimento di atto improprio, con la creazione di falsa documentazione contabile da parte di società a lui intestate e autoriciclaggio. L’indagine è nata nel 2021 sulla scorta di un esposto relativo all’uso di alcuni terreni della periferia di Venezia. Secondo il procuratore capo Bruno Cherchi, dopo la segnalazione le indagini sono scattate nel 2022, mentre l’attività delittuosa sarebbe proseguita fino ad oggi, nonostante Boraso fosse venuto a conoscenza degli accertamenti in corso. “Abbiamo iniziato con le intercettazioni – ha detto Cherchi – per poi passare ai riscontri documentali grazie all’attività della Guardia di finanza, alla quale è stata affidata l’indagine. Stamane con ordinanza del Gip abbiamo dato il via alle misure cautelari e alle perquisizioni in abitazioni ed uffici perché eravamo a conoscenza, attraverso le intercettazioni, che Boraso stava distruggendo i documenti”. Il capo della Procura lagunare ha poi specificato che Boraso “si era messo a disposizione, da assessore ma con le sue svariate società, per attività che nulla avevano a che fare con la pubblica amministrazione, facendosi pagare con fatture per prestazioni inesistenti in modo ripetuto; interveniva su appalti e servizi – ha aggiunto – e modificando piani comunali a favore di diversi imprenditori, che poi lo pagavano”. Nel corso dell’operazione di stamane sono stati impegnati 200 militari della Gdf e sono stati sequestrati preventivamente e per equivalente oltre 2 milioni di euro alle società di Boraso e alle imprese coinvolte.

Tutti i nomi delle persone coinvolte – Nella fattispecie sono due le ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette quelle agli arresti domiciliari. Oltre a Boraso, in carcere è finito un imprenditore edile, Fabrizio Ormenese; ai domiciliari figurano funzionari comunali e di partecipate pubbliche, tra cui come detto l’azienda dei trasporti comunale Actv. Per altri sei indagati è stata disposta l’interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici. In tutto gli indagati sono 18, e vi figurano il direttore generale dell’Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti del Comune Fabio Cacco. Tra gli indagati risultano anche Matteo Volpato, Fabrizio Salis, Alessandra Bolognin, Daniele Brichese, Francesco Gislon e Luis Lotti, manager italiano di Ching Chiat Kwong. L’interdittiva per 12 mesi emessa dal Gip di Venezia ha riguardato invece Gaetano Castellano, Stefano Comelato, Helio Constantini, Francesco Piccolo, Sergio Pizzolato e Stefano Pizzolato.

Chi è Renato Boraso – Boraso, 56 anni, risiede nel quartiere veneziano di Favaro Veneto. Laureato in Economia aziendale a Cà Foscari, è stato nelle fila di Forza Italia. Dal 1997 è sempre stato eletto consigliere comunale. Nel 2005 è stato consigliere anziano e dal 2005 al 2010 presidente del Consiglio Comunale (di opposizione) durante l’ultimo mandato di Massimo Cacciari. Alle elezioni comunali del 2015 si è presentato con una propria lista civica in appoggio al candidato del centrodestra Luigi Brugnaro, nella cui giunta è poi entrato come assessore a Mobilità, Infrastrutture stradali, Viabilità, Piano del traffico, Rapporti con le Municipalità e Rapporti con il mondo dell’agricoltura. Alle elezioni 2020 si è presentato ed è stato eletto nella lista civica di Brugnaro, ed è stato confermato in Giunta.