Governo in ordine sparso, un vicepremier e ministro degli Esteri sbugiardato sulla linea politica dal suo stesso partito, Fratelli d’Italia che, di nuovo, non si esprime sui temi divisivi, tra opposizioni dure e presunti errori. Il primo importante voto del nuovo Parlamento europeo già fa capire quanto alcuni temi cruciali, come il sostegno militare ed economico all’Ucraina, rischino di minare alcune alleanze, accordi e anche la tenuta interna di certi partiti italiani. L’esecutivo Meloni si mostra più diviso di quanto si credesse anche su un tema centrale per il prossimo mandato Ue, il Pd, salvo alcuni casi singoli, è rimasto compatto, così come il Movimeto 5 Stelle, mentre nella sinistra si registrano scelte difficilmente spiegabili.

Governo a pezzi e Tajani sbugiardato da Forza Italia
Se da Giorgia Meloni, in questi mesi, sono stati lanciati segnali di fedeltà alla linea europea del pugno duro contro Vladimir Putin, la seduta di mercoledì mostra come nell’esecutivo convivano diverse anime, in alcuni casi inconciliabili tra loro. Con questo voto è ufficiale la balcanizzazione del governo sulla guerra in Ucraina. Gli unici a rispettare le attese sono stati gli eurodeputati della Lega. Il Carroccio lo aveva ripetuto più volte: al fianco dell’Ucraina, ma contrari al confronto militare come unica strada per la risoluzione del conflitto. Così, il partito ha votato compatto sia contro l’intera risoluzione, favorito anche dal fatto che questa contiene una condanna esplicita del viaggio a Mosca di Viktor Orbán per incontrare, primo leader europeo dall’invasione dell’Ucraina, Vladimir Putin. I leghisti hanno confermato la loro posizione contraria anche sulla parte che si riferisce esplicitamente alla necessità di eliminare le clausole che impediscono l’utilizzo delle armi fornite dagli Stati membri in territorio russo.

Una posizione diversa dai propri alleati, quella del Carroccio, che è coerente con quanto detto e fatto negli scorsi mesi, senza nascondere che su questo punto esistono delle divergenze nell’esecutivo. Ma le sorprese arrivano se si guardano i voti degli altri due partiti di maggioranza. Forza Italia, come prevedibile, ha votato in favore della risoluzione, ma un parere favorevole è stato espresso anche riguardo all’eliminazione delle limitazioni ai raid in Russia. Perché a tracciare una linea rossa, ribadendo il proprio parere contrario anche mentre le altre cancellerie europee stavano ammorbidendo le proprie posizioni, era stato proprio Antonio Tajani, segretario degli azzurri nonché vicepremier e ministro degli Esteri. La sua posizione era stata chiarita appena due giorni fa: “Abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere l’Ucraina, così come ha deciso il Parlamento. Però attenzione, le nostre armi devono essere usate all’interno del territorio ucraino. Non siamo in guerra con la Russia e neanche la Nato è in guerra con la Russia”. Concetto che non appare chiaro, però, agli eurodeputati del suo partito.

Così, tra due fuochi, anche Fratelli d’Italia doveva prendere una decisione. Ribadire il proprio sostegno generale all’Ucraina approvando la risoluzione è stata la decisione più semplice da prendere e in linea con le loro posizioni passate, ma quando si è trattato di decidere sull’utilizzo delle armi occidentali in territorio russo è emersa tutta la difficoltà di chi deve cercare di tenere insieme la propria maggioranza. Così, differentemente da Lega e Forza Italia, FdI ha deciso di astenersi. Tre voti diversi per tre partiti diversi, ma alleati.

Strada e Tarquinio votano di coscienza, ma il Pd è compatto. Salis e Lucano in solitaria
Tra le opposizioni prevale l’idea che, nonostante non si debba far mancare sostegno a Kiev, acuire lo scontro con Mosca possa diventare pericoloso. Ne è un esempio il Pd che ha comunque dato il proprio appoggio alla risoluzione finale, salvo i casi di Cecilia Strada e Marco Tarquinio che, come prevedibile, hanno deciso di astenersi. Ma sull’utilizzo delle armi occidentali in Russia ha messo dei paletti: tutti, tranne Gualmini e Picierno che si sono astenute, si sono dichiarati contrari. Ancora più compatto il Movimento 5 Stelle che in blocco si è dichiarato contro sia all’utilizzo delle armi in territorio russo che alla risoluzione finale. Mentre chi ha inspiegabilmente votato in dissenso col proprio gruppo sono gli esponenti di Sinistra Italiana in The Left: Ilaria Salis e Mimmo Lucano. Contrari, come gli altri, sulla risoluzione finale, si sono però astenuti sulla parte relativa all’uso delle armi in Russia. Rottura con il gruppo? Più facile ipotizzare un errore da prima Plenaria.

X: @GianniRosini

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