Società

Donne che cercano uomini maturi per stabilità? I tempi sono cambiati, ma gli stereotipi sono duri a morire

Secondo i risultati della ricerca del Daily Mail riportati dal FqMagazine molte giovani donne ‘potrebbero essere inclini a cercare partner che possano fornire stabilità e risorse economiche, caratteristiche spesso associate a uomini più anziani e più ricchi”.

Le conclusioni alle quali i colleghi anglosassoni giungono appaiono abbastanza sommarie e stereotipate. Il ritenere un uomo ‘affidabile’ solo perché ricco e agé è sì un elemento indiscutibilmente presente nella storia di tante donne, ma da solo non esaurisce il complesso argomento della ricerca dell’ ’uomo giusto’, atavica questione contro la quale le nostre madri e le nostre nonne hanno impattato sin dalla preadolescenza.

La clinica indica che privilegiare l’uomo attempato e danaroso non è affatto garanzia di lunga e buona durata del rapporto. In molte di queste unioni infatti non vi è traccia d’amore poiché si basano sull’equivoco della figura paterna rassicurante scambiata per un incontro amoroso, incontro che viaggia su binari del tutto diversi e non programmabili. L’amore infatti non dà garanzie: causale e inconscio come la psicoanalisi insegna, non apre ad alcuna tranquillità, trattandosi di un salto nel vuoto gravido di insicurezze, timori e perdita delle certezze dell’infanzia.

Anni di pratica analitica, passata ascoltando le vite e le traversie di donne, adulte, giovani e giovanissime che hanno scelto l’immagine dell’ ‘uomo affidabile/ricco’ e sono poi ricorse all’analisi quando il rapporto è finito mostrano il malinteso culturale che sta alla base di tante storie malamente giunte a capolinea.

L’immagine dell’uomo ‘fallico’, specialmente oggi, corrisponde ad una modalità caricaturale di esibire le vestigia di quello che, nell’imaginario collettivo, è l’uomo che ‘non deve chiedere mai’, parafrasando un nemmeno tanto vecchia pubblicità televisiva. L’uomo ‘affidabile’, che emana ‘potere’, mostra possibilità economiche, ci sa fare con la dialettica assomma quelle caratteristiche che fanno intravedere una promessa di tranquillità, di sicurezza. Di affidabilità nel tempo. Doti che molte donne giovani non trovano nei loro coetanei.

La vita delle donne è sin dall’infanzia improntata alla fusione forzata dell’essere femmina e quella dell’essere donna, laddove millenni di cultura hanno imposto la convinzione che la prima caratteristica debba sempre prevalere sulla seconda (‘Trovati un buon partito e sposalo’).
Il tutto condito con l’esposizione massiccia agli stereotipi maschili di cui sopra sin dalla tenera età. E’ in questo humus culturale che germina e cresce l’idea che l’uomo sia colui che provvede, fornisce sicurezza, accudisce. Una cosa di ordine veterotestamentale, ma alquanto attuale.

Dato questo retroterra ancora assai forte la donna è, anche oggi, purtroppo culturalmente influenzata a cercare qualcuno nella mani del quale ‘mettersi, porsi’, rinsaldando l’antica idea del ‘sesso debole’ inadatto a farsi strada, o a coltivare affetti, se non all’ombra del maschile. Come appunto la ricerca testimonia.

I tempi sono cambiati, le donne sono oggi sempre più lontane da queste terribili strade per loro prefabbricate. Ma gli stereotipi sono duri a morire, anche in famiglie cosiddette ‘progressiste’: “Ebbene sì. Senza un uomo che mi provveda non faccio nulla” mi diceva tempo fa una non più giovane donna che aveva fatto di questo infelice copione la cifra della sua intera vita anteponendolo al ruolo materno. Una paziente più giovane invece mi disse: “Sono stata abituata a cercare nell’uomo un ‘team leader’ dottore, ma di questa cosa mi sono stufata”, e me lo riferì allorquando si innamorò tenacemente di un coetaneo senza soldi.

Ora, badate, non che un uomo non possa/debba dare sicurezza e affidabilità. Ci mancherebbe… Ma è proprio lì dove vi hanno detto di cercarlo che difficilmente lo troverete. L’uomo non sempre si nasconde dietro abiti canonici intessuti di rassicurante presenza e solide risorse, facendo spesso a meno di tutti quegli orpelli che, e qua sta la beffa, coprono invece molte mancanze. Dietro a posizioni di potere, solide fortune economiche, fogge vistose, si celano a volte maschi fragili, pieni di debolezze, insicurezze e lacune familiari. Costretti anzitempo ad ingegnare il loro intelletto nel mondo dell’industria, del business, della politica, spesso spinti da pesanti carenze a livello affettivo-simbolico.

Se voi poteste, e ciò non è ovviamente possibile, assistere alle sedute di un analista, scoprireste molti ‘ricchi e potenti’ essere stati ragazzi poco amati dai genitori, non avvezzi al gioco, costretti a costruire enormi sovrastrutture da esibire per celare quelle debolezze. Oppure uomini che dietro alla divisa, altro forte elemento scambiato per garanzia di protezione, nascondono paure e fragilità.

Lacan diceva ad un gruppo di attivisti del 68’: “Voi cercate un padrone. L’avrete”. Ecco cosa può accadere obbedendo ciecamente agli stereotipi inculcati dell’uomo forte, possente e potente: imbattersi in individui con intenti padronali, che tengono, proteggono, mantengono e, al contempo, possiedono.

In un liceo romano nel quale venni invitato per parlare di rapporto tra i sessi, dissi ad alcune giovani studentesse di evitare l’uomo che provvede per la donna, perché potrà poi trattenerla come cosa. Provai a suggerire loro di indirizzarsi verso il coetaneo che, magari sottovoce, sta al loro pari e non può offrire nulla, ricordando Lacan quando diceva: “Amare è dare ciò che non si ha”. Mi sforzai di sottolineare un rischio: se l’uomo che avete scelto, cercando in lui quella agognata protezione, dovesse di colpo perdere tutta la sovrastruttura che lo regge (le apparenze che vi hanno attirato), lui che farebbe di voi? Vi stringerebbe come se foste la cosa più importante o diverreste uno degli oggetti dei quali si circondava per alimentare nel mondo la sua figura di uomo?

Dunque gettarsi in modo acritico in una relazione con ‘l’uomo ricco e che dà sicurezza’ come la ricerca testimonia, senza un minimo di rettifica, comporta il rischio di entrare in una logica di scambio che manca del punto centrale dell’amore: io non voglio te, non voglio che tu sia una della mie cose. Voglio che tu sia libera e unica, e che, liberamente, tu possa amare.