Calcio

Inchiesta Juventus, chiesto il processo per Agnelli e gli altri ex dirigenti: tutte le accuse

Aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni. L’impianto accusatorio ipotizzato dalla procura di Torino viene sposato dai magistrati di Roma, dove il fascicolo era finito dopo la decisione della Cassazione, e ora tutti gli ex vertici della Juventus rischiano il processo con accuse gravissime. La vicenda è quella, nota, delle plusvalenze fittizie e delle manovre stipendi nel periodo del Covid che avrebbero finito, secondo i pubblici ministeri, per alterare la regolarità dei bilanci tra il 2019 e il 2021. Allo stesso tempo, è ancora in fase di indagine il filone relativo al bilancio al 30 giugno 2022.

La procura di Roma ha quindi ora chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente del club bianconero Andrea Agnelli e gli altri vertici della precedente dirigenza tra cui l’ex vicepresidente Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene (dimessi lo scorso novembre 2022) e il suo predecessore Fabio Paratici. Il procedimento, coordinato dall’aggiunto Giuseppe Cascini e dal sostituto Lorenzo Del Giudice, era arrivato all’attenzione dei magistrati capitolini dopo la decisione della Cassazione che aveva dichiarato l’incompetenza territoriale dei colleghi di Torino che avevano svolto l’intera inchiesta delegandola alla Guardia di Finanza.

Sotto i riflettori le attività che fanno riferimento alle plusvalenze fittizie – per 155 milioni di euro – e alla manovra stipendi dei calciatori eseguite dalla società bianconera durante la pandemia. Sotto il profilo sportivo, per la stessa vicenda, la Juventus ha già ricevuto una penalizzazione di 10 punti scontati nel corso della stagione 2022-2023 in seguito alla decisione della Corte d’Appello della Figc e all’esclusione dalle coppe europee per l’annata successiva.

Due le direttrici che sarebbero state seguite dagli ex dirigenti: le plusvalenze “artificiali” con lo scambio di giocatori, anche giovanissimi, a prezzi ritenuti gonfiati e le due “manovre stipendi” in seguito al Covid. La diffusione del virus divenne – secondo i pubblici ministeri di Torino – una “opportunità” e una copertura formale” dietro la quale nascondere i reali motivi di una “allarmante situazione economica, patrimoniale e finanziaria” che in quegli anni ha portato l’azionista di maggioranza Exor a dover pompare 700 milioni di euro per gli aumenti di capitale.