Non aveva mai smesso di fare politica, nemmeno negli ultimi anni in cui era finito un po’ ai margini. Dopo le elezioni regionali e poi ancora dopo le Europee aveva lanciato l’allarme sull’astensionismo e in particolare, diceva, dell’elettorato cattolico. Ogni tanto mandava alle agenzie una nota di commento da esponente delle sigle volevano ricostituire un soggetto di centro legato alla tradizione democristiana come Rinascita Popolare o Unione degli Elettori Cattolici. “La Dc è come un fiume carsico, ogni tanto si immerge per riemergere quando se ne sente il bisogno: è quindi necessario che la DC riprenda il suo camino” aveva detto in una delle sue uscite pubbliche il 20 giugno. Oggi Publio Fiori si è spento all’età di 86 anni: romano, in origine avvocato dello Stato, ma per tutta la vita politico, ministro dei Trasporti nel primo governo Berlusconi, due volte sottosegretario nei governi di Amato e Ciampi (Dal 1992 al 1994) e prima ancora parlamentare a partire dal 1979 nella Dc, in particolare delle correnti di destra. L’annuncio della sua scomparsa è stato dato nell’Aula di Montecitorio. “Fiori – lo ha ricordato il presidente della Camera Lorenzo Fontana – è stato tra i protagonisti di fasi cruciali della storia politica e vittima della violenza terroristica. Esprimo la mia vicinanza a chi ha condiviso il suo percorso e oggi ne piange la scomparsa”.

Prima ancora di entrare in Parlamento, nel 1977, Fiori fu preso di mira dalle Brigate Rosse: il 2 novembre 1977 un gruppo di fuoco gli tese un agguato. Lui era armato e tentò una reazione: venne gravemente ferito alle gambe e al torace. Ha sempre fatto parte della Dc, fino allo scioglimento. E in particolare, poi, nel luglio del 1993, quando l’assemblea organizzativa della Democrazia Cristiana (guidata all’epoca da Mino Martinazzoli) scelse di aprirsi verso i contributi della sinistra e del Pds, decise di abbandonare il partito: sostiene che la tradizione democristiana non possa fondersi con quella post-comunista. La diatriba si apre principalmente negli ambienti romani dove, alle elezioni amministrative d’autunno sceglie di supportare la destra e la candidatura a sindaco di Gianfranco Fini, alla guida di un Movimento Sociale Italiano che aveva già iniziato quel rinnovamento liberaldemocratico che alcuni mesi più tardi lo porterà a confluire in Alleanza Nazionale. Così, nel 1995, con la svolta di Fiuggi, è tra i fondatori proprio di An.

In ogni caso, la storia politica in Alleanza Nazionale finisce nel 2005, in rotta di collisione con alcune scelte di Fini (in particolare per la posizione sul referendum in materia di fecondazione assistita). E il ritorno a posizioni centriste, con l’adesione alla Democrazia Cristiana per le Autonomie, partito fondato da Gianfranco Rotondi, di cui viene nominato presidente. Partito dal quale divorzierà dopo essere stato deferito al collegio dei probiviri con l’accusa di aver convocato illecitamente un congresso nazionale del partito.

Un percorso sulle montagne russe quello di Fiori che tra l’altro è entrato anche nell’inchiesta sulla P2, accusato per molti anni di essere iscritto per molti anni a questa loggia fino a quando il tribunale di Roma, nel 2001, ne escluse l’appartenenza.

Tutte queste vicissitudini non gli hanno mai fatto dimenticare il suo primo e unico vero amore politico, la Democrazia cristiana, tanto da portarlo a battezzare una “rifondazione Dc” di cui divenne, nel 2006, segretario nazionale per acclamazione, con Clelio Darida presidente del consiglio nazionale. Il nuovo partito si pone in atteggiamento critico nei confronti della sinistra e del governo Prodi II, schierandosi contro la finanziaria 2007. Il soggetto politico tuttavia non decolla e si vede costretto, per rafforzarsi, alla promozione di una federazione di partiti di ispirazione democristiana. Il 10 ottobre 2010 ed il 10 aprile 2011, il progetto prende vita con la celebrazione in Roma delle prime due assemblee nazionali dei movimenti di ispirazione cattolica e la nascita della Federazione Democristiana, con i Popolari Udeur di Clemente Mastella e la Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza. “Irrequieto, irriverente, intelligente e lungimirante come pochi – lo ricorda Rotondi – Era Publio Fiori. E’ Publio Fiori, presente anche ora che ci ha lasciato a 86 anni. Fu con me in prima linea nel 2005 nella missione impossibile di rifondare la Democrazia Cristiana. Ci ha creduto fino alla fine, ci lascia la responsabilità di essere all’altezza del suo esempio”.

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