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“Se Fergie vuole contattarci per una rimpatriata, può farlo” : il racconto del concerto dei Black Eyed Peas a Milano

Gli artisti hanno ripercorso buona parte delle loro maggiori hit, sia come collettivo sia da solisti

di Andrea Bressan
“Se Fergie vuole contattarci per una rimpatriata, può farlo” : il racconto del concerto dei Black Eyed Peas a Milano

I Black Eyed Peas si sono esibiti a Milano (Rho Fiera) dopo più di 14 anni dall’ultimo concerto meneghino. Lo show è iniziato poco dopo le 22, con uno splendido tramonto che si è fatto da parte pochi istanti prima dell’entrata in scena del trio composto da Will.i.am, Apl.de.ap e Taboo. L’affluenza del pubblico è stata buona, nonostante non si sia registrato ‘sold out’ al botteghino. Ciò che è subito balzato all’occhio è stata l’eterogeneità degli spettatori: millennials sì ma, soprattutto, moltissimi i presenti della Gen Z. Perché oltre alla musica, i Black Eyed Peas sono stati negli anni dei geni del marketing: indimenticabile per molti è stata la radiolina che riproduceva una delle loro maggiori hit (“I Gotta Feeling”). Il gadget, nell’oramai lontano 2011, si poteva trovare compreso nell’acquisto di uno dei prodotti McDonald’s ed è stato – personalmente parlando – il mio primo approccio alla band. Dalla radio giocattolo si passava poi all’ascolto degli album “The E.N.D.” e “The Beginning” sull’iPod nano. Va bene, lo accetto, sono tutti discorsi da futuro boomer, che però fanno in parte comprendere quanto i BEP (Black Eyed Peas) siano entrati nel cuore di generazioni e nazionalità diverse.

Il concerto ha ripercorso buona parte delle loro maggiori hit, sia da collettivo che da solisti. Musica pop (fatta bene) che nel caso della band ha subito una naturale contaminazione di suoni che abbracciano, in alcuni brani, il reggaeton ed il Sud America. Lo show è iniziato col brano “Let’s Get It Started”. Will.i.am, uno che di palcoscenici ne ha visti a centinaia, ha cantato alcune (anzi, diverse) strofe con la mano sinistra in tasca. L’atmosfera è diventata poi rovente all’ingresso di J.Rey Soul, la (‘nuova’) voce femminile dei BEP che ha sostituito la storica Fergie. Per chi se lo stesse chiedendo: “Fergie ci segue e ci vuole bene, con lei siamo sempre rimasti in contatto. Ci sentiamo ogni tanto per le ricorrenze e le cose di famiglia. Lei sa dove siamo, in studio e in tour. E noi sappiamo dov’è lei, concentrata sul suo desiderio di essere madre. Se vuole contattarci per una bella rimpatriata può farlo. Amiamo Fergie e non vogliamo altro che il meglio per lei”, ha dichiarato Will.i.am poco tempo fa.

Menzione di merito a J.Rey Soul: nonostante la giovane (anche se non più giovanissima) età di 26 anni, tiene molto bene il palco. Fergie, mi troverete d’accordo, è Fergie. Tuttavia non è un caso se l’artista di origini filippine stia facendo così tanta strada. Pochi giorni fa Taboo è arrivato a quota cinquanta candeline: “Un onore tornare a Milano e stasera festeggerò il mio compleanno”, anche perché per i BEP “Tutto il mondo è famiglia”. E festa sia. Il concerto in sé è stato piacevole: iniziato un po’ in sordina ma conclusosi in grande stile. Come indice di paragone non possiamo certamente prendere in considerazione l’esibizione di Taylor Swift, anche se Will.i.am non si era tirato indietro nel dire che – con le dovute proporzioni del caso – avrebbero fatto del loro “meglio per creare un effetto ‘wow’ allo show di Milano”. Tutto questo prima dell’iconico inno all’amore (ed anche fortissima critica sociale) “Where Is the Love?”. Il live vero e proprio è durato (solamente) un’ora e un quarto. A fine esibizione i fan hanno defluito tutti col sorriso impresso in volto. Ed è questo ciò che conta: obiettivo raggiunto, mi viene da aggiungere, nella speranza che per i Black Eyed Peas possa essere un ‘arrivederci Italia’ e non un addio.

@retrotoyseller

i gotta feelin ooooh ooooh ???????? #mcdonalds #blackeyedpeas #nostalgia #fyp #viral

♬ IT GIRL (Sped up Version) – Aliyah’s Interlude

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