Il destino del cosiddetto decreto Cutro e di quanto il governo si appresta a fare anche nei centri per migranti in Albania, è legato a una questione giuridica a dir poco complessa, al centro dei rapporti tra le leggi italiane e quelle europee. Alcune delle novità introdotte dal governo Meloni per rendere operative procedure come quelle per l’esame “in frontiera” delle domande d’asilo e il relativo trattenimento dei richiedenti, attendevano il pronunciamento della Corte di giustizia europea, interpellata dalle Sezioni Unite civili della Cassazione dopo i ricorsi del ministero dell’Interno contro le ordinanze del tribunale di Catania che, l’anno scorso, aveva disapplicato il dl Cutro per incompatibilità con le norme Ue e liberato alcuni migranti trattenuti nell’hotspot di Pozzallo. In particolare, la Cassazione ha chiesto alla Corte Ue di esprimersi sulla cosiddetta “cauzione” da 5mila euro senza la quale i richiedenti privi di documenti non avrebbero potuto evitare il trattenimento.
Con la norma sotto giudizio della Corte, anche i trattenimenti che l’Italia si appresta a fare in Albania non avrebbero potuto essere convalidati. Così a giugno il governo ha modificato la cauzione abrogano la precedente formulazione, se non altro ammettendo che era scritta male. Ma è stato soprattutto un modo di superare l’impasse e tornare operativi con le procedure in frontiera, a partire da quelle in Albania dove il governo, dopo una serie di rinvii, promette di partire il 10 agosto. Non è tutto. Cambiata la norma, il 16 luglio l’Avvocatura dello Stato per conto del Viminale ha rinunciato ai suoi ricorsi contro le ordinanze del tribunale di Catania, chiedendo che venga ritirata la questione pregiudiziale presentata alla Corte Ue. Ancora una volta: non per dare ragione alla vituperata giudice Iolanda Apostolico che aveva firmato le prime, odiate ordinanze. Ma per sterilizzare il procedimento ed evitare che la Corte di giustizia si pronunci, magari evidenziando altri profili di incompatibilità del dl Cutro con le norme europee. La rinuncia ai ricorsi apre ora a diversi scenari, a seconda di quanto deciderà la Cassazione.
“Hanno timore che la Corte Europea possa pronunciarsi sui quesiti diversi dalla “cauzione” e detti un principio di diritto che impedisca le esternalizzazioni nei Paesi terzi”, dice al Fatto Rosa Emanuela Lo Faro, l’avvocata che rappresenta alcuni dei migranti protagonisti delle ordinanze di Catania e dei relativi ricorsi del Viminale. Opponendosi a quei ricorsi, Lo Faro ha presentato anche due contro ricorsi incidentali, ponendo alla Cassazione una serie di altre questioni relative alla nozione di Paese terzo sicuro, alla legittimità delle procedure accelerate per l’esame delle domande d’asilo, a quella di trattenimenti che non rispettano i tempi di convalida – “a Pozzallo sono passati 7 giorni prima di interpellare i giudici, mentre le richieste di convalida del trattenimento vanno fatte entro 48 ore”, spiega l’avvocata. E siccome la questione pregiudiziale sollevata dalla Cassazione alla Corte Ue verte solo sulla “cauzione”, Lo Faro ha rilanciato le questioni anche in quella sede. Una specie di contro ricorso che i resistenti hanno diritto di presentare, con una serie di osservazioni sulle quali i giudici Ue sono chiamati ad esprimersi.
Tanto rumore per nulla? Lo Faro, che ha già fatto opposizione alla rinuncia del Viminale, auspica che la Cassazione accetti la sua richiesta di riunire quattro procedimenti per poi andare a sentenza. E nel contempo decidere, chissà, di non rinunciare alla domanda pregiudiziale alla Corte Ue che così, e a maggior ragione, avrebbe occasione di esprimersi sulle osservazioni dei resistenti. Ma l’ipotesi è la più remota e già in queste ore è arrivato il primo decreto di estinzione per uno dei dieci procedimenti. La seconda possibilità è che la Cassazione vada avanti solo su due procedimenti, quelli dove ci sono i ricorsi incidentali. Che hanno però oggetto diverso da quello posto alla Corte Ue (la cauzione) e quindi la Cassazione potrebbe decidere di ritirare la questione pregiudiziale. I giudici europei potrebbero comunque decidere di rispondere alle osservazioni dei resistenti, ma anche questa è una circostanza rara. Infine, c’è anche la possibilità che, dichiarati estinti gli altri procedimenti, la Cassazione dichiari inammissibili i ricorsi incidentali, chiudendo la partita. Il mancato pronunciamento della Corte Ue o addirittura della Cassazione sarebbero, secondo Lo Faro, “un danno per tutti, visto l’inedito scenario che abbiamo di fronte, soprattutto col Protocollo Italia-Albania”. La necessità di un chiarimento, possibilmente della Corte europea, riguarda cose molto concrete, come la definizione delle cosiddette “zone di transito“. “Pensiamo ai migranti portati con le navi direttamente in Albania: qual è in questo caso la zona di frontiera? E quale base giuridica avrà il trattenimento durante il probabile lungo trasporto?”, domanda Lo Faro. Cose complesse, certo, ma sarebbe sbagliato credere che si discuta di lana caprina. Ed è solo questione di tempo perché da altri ricorsi emerga l’esigenza di interpellare la Corte europea. Certo, molto più tempo, come sa bene il governo.
In attesa che la Cassazione decida cosa fare, un’ultima ipotesi è che siano i giudici di Roma, quelli che ad agosto valuteranno le prime richieste di convalida per l’Albania, a sollevare una nuova questione pregiudiziale sulla cosiddetta cauzione, come riformulata dalla recente modifica del dl Cutro. Dipenderà dall’interpretazione che ne daranno. La garanzia finanziaria che permetterebbe di evitare il trattenimento era stata inserita nel dl Cutro perché potesse applicarsi indistintamente. Se non hai i soldi finisci dentro, una cosa così. Impostazione che per i giudici di Catania era in contrasto con la direttiva Ue che impone la valutazione “caso per caso” del trattenimento. Nella modifica al decreto, la cauzione è diventata più elastica, prevedendo tra l’altro un minimo e un massimo, da 2.500 euro a 5mila, e la possibilità di farsela pagare da familiari già residente in Europa. Una novità che, sostengono molti giuristi, non sana il rapporto con le norme europee. Perché chi non ha mezzi non potrà comunque accedere a quella che resta l’unica misura alternativa al trattenimento, e quindi verrebbe discriminato. Le altre alternative al trattenimento previste dalla direttiva Ue, come ad esempio l’obbligo di firma, sono di fatto impedite dall’accordo con l’Albania, che esclude la presenza dei richiedenti all’esterno del perimetro dei centri gestiti dall’Italia. Per questo resta quanto mai necessario conoscere l’orientamento della Corte di giustizia europea, unica titolata a dirimere le questioni nei rapporti tra l’ordinamento Ue e quello interno agli Stati membri. Un legislatore forte delle proprie ragioni non dovrebbe temere i giudici europei, semmai auspicarne i chiarimenti. La palla è ora in mano alla Cassazione, ma la partita è tutt’altro che chiusa.
Politica
“Sui migranti in Albania il governo ha paura della Corte di giustizia europea, per questo rinuncia ai ricorsi contro i giudici di Catania”
Il destino del cosiddetto decreto Cutro e di quanto il governo si appresta a fare anche nei centri per migranti in Albania, è legato a una questione giuridica a dir poco complessa, al centro dei rapporti tra le leggi italiane e quelle europee. Alcune delle novità introdotte dal governo Meloni per rendere operative procedure come quelle per l’esame “in frontiera” delle domande d’asilo e il relativo trattenimento dei richiedenti, attendevano il pronunciamento della Corte di giustizia europea, interpellata dalle Sezioni Unite civili della Cassazione dopo i ricorsi del ministero dell’Interno contro le ordinanze del tribunale di Catania che, l’anno scorso, aveva disapplicato il dl Cutro per incompatibilità con le norme Ue e liberato alcuni migranti trattenuti nell’hotspot di Pozzallo. In particolare, la Cassazione ha chiesto alla Corte Ue di esprimersi sulla cosiddetta “cauzione” da 5mila euro senza la quale i richiedenti privi di documenti non avrebbero potuto evitare il trattenimento.
Con la norma sotto giudizio della Corte, anche i trattenimenti che l’Italia si appresta a fare in Albania non avrebbero potuto essere convalidati. Così a giugno il governo ha modificato la cauzione abrogano la precedente formulazione, se non altro ammettendo che era scritta male. Ma è stato soprattutto un modo di superare l’impasse e tornare operativi con le procedure in frontiera, a partire da quelle in Albania dove il governo, dopo una serie di rinvii, promette di partire il 10 agosto. Non è tutto. Cambiata la norma, il 16 luglio l’Avvocatura dello Stato per conto del Viminale ha rinunciato ai suoi ricorsi contro le ordinanze del tribunale di Catania, chiedendo che venga ritirata la questione pregiudiziale presentata alla Corte Ue. Ancora una volta: non per dare ragione alla vituperata giudice Iolanda Apostolico che aveva firmato le prime, odiate ordinanze. Ma per sterilizzare il procedimento ed evitare che la Corte di giustizia si pronunci, magari evidenziando altri profili di incompatibilità del dl Cutro con le norme europee. La rinuncia ai ricorsi apre ora a diversi scenari, a seconda di quanto deciderà la Cassazione.
“Hanno timore che la Corte Europea possa pronunciarsi sui quesiti diversi dalla “cauzione” e detti un principio di diritto che impedisca le esternalizzazioni nei Paesi terzi”, dice al Fatto Rosa Emanuela Lo Faro, l’avvocata che rappresenta alcuni dei migranti protagonisti delle ordinanze di Catania e dei relativi ricorsi del Viminale. Opponendosi a quei ricorsi, Lo Faro ha presentato anche due contro ricorsi incidentali, ponendo alla Cassazione una serie di altre questioni relative alla nozione di Paese terzo sicuro, alla legittimità delle procedure accelerate per l’esame delle domande d’asilo, a quella di trattenimenti che non rispettano i tempi di convalida – “a Pozzallo sono passati 7 giorni prima di interpellare i giudici, mentre le richieste di convalida del trattenimento vanno fatte entro 48 ore”, spiega l’avvocata. E siccome la questione pregiudiziale sollevata dalla Cassazione alla Corte Ue verte solo sulla “cauzione”, Lo Faro ha rilanciato le questioni anche in quella sede. Una specie di contro ricorso che i resistenti hanno diritto di presentare, con una serie di osservazioni sulle quali i giudici Ue sono chiamati ad esprimersi.
Tanto rumore per nulla? Lo Faro, che ha già fatto opposizione alla rinuncia del Viminale, auspica che la Cassazione accetti la sua richiesta di riunire quattro procedimenti per poi andare a sentenza. E nel contempo decidere, chissà, di non rinunciare alla domanda pregiudiziale alla Corte Ue che così, e a maggior ragione, avrebbe occasione di esprimersi sulle osservazioni dei resistenti. Ma l’ipotesi è la più remota e già in queste ore è arrivato il primo decreto di estinzione per uno dei dieci procedimenti. La seconda possibilità è che la Cassazione vada avanti solo su due procedimenti, quelli dove ci sono i ricorsi incidentali. Che hanno però oggetto diverso da quello posto alla Corte Ue (la cauzione) e quindi la Cassazione potrebbe decidere di ritirare la questione pregiudiziale. I giudici europei potrebbero comunque decidere di rispondere alle osservazioni dei resistenti, ma anche questa è una circostanza rara. Infine, c’è anche la possibilità che, dichiarati estinti gli altri procedimenti, la Cassazione dichiari inammissibili i ricorsi incidentali, chiudendo la partita. Il mancato pronunciamento della Corte Ue o addirittura della Cassazione sarebbero, secondo Lo Faro, “un danno per tutti, visto l’inedito scenario che abbiamo di fronte, soprattutto col Protocollo Italia-Albania”. La necessità di un chiarimento, possibilmente della Corte europea, riguarda cose molto concrete, come la definizione delle cosiddette “zone di transito“. “Pensiamo ai migranti portati con le navi direttamente in Albania: qual è in questo caso la zona di frontiera? E quale base giuridica avrà il trattenimento durante il probabile lungo trasporto?”, domanda Lo Faro. Cose complesse, certo, ma sarebbe sbagliato credere che si discuta di lana caprina. Ed è solo questione di tempo perché da altri ricorsi emerga l’esigenza di interpellare la Corte europea. Certo, molto più tempo, come sa bene il governo.
In attesa che la Cassazione decida cosa fare, un’ultima ipotesi è che siano i giudici di Roma, quelli che ad agosto valuteranno le prime richieste di convalida per l’Albania, a sollevare una nuova questione pregiudiziale sulla cosiddetta cauzione, come riformulata dalla recente modifica del dl Cutro. Dipenderà dall’interpretazione che ne daranno. La garanzia finanziaria che permetterebbe di evitare il trattenimento era stata inserita nel dl Cutro perché potesse applicarsi indistintamente. Se non hai i soldi finisci dentro, una cosa così. Impostazione che per i giudici di Catania era in contrasto con la direttiva Ue che impone la valutazione “caso per caso” del trattenimento. Nella modifica al decreto, la cauzione è diventata più elastica, prevedendo tra l’altro un minimo e un massimo, da 2.500 euro a 5mila, e la possibilità di farsela pagare da familiari già residente in Europa. Una novità che, sostengono molti giuristi, non sana il rapporto con le norme europee. Perché chi non ha mezzi non potrà comunque accedere a quella che resta l’unica misura alternativa al trattenimento, e quindi verrebbe discriminato. Le altre alternative al trattenimento previste dalla direttiva Ue, come ad esempio l’obbligo di firma, sono di fatto impedite dall’accordo con l’Albania, che esclude la presenza dei richiedenti all’esterno del perimetro dei centri gestiti dall’Italia. Per questo resta quanto mai necessario conoscere l’orientamento della Corte di giustizia europea, unica titolata a dirimere le questioni nei rapporti tra l’ordinamento Ue e quello interno agli Stati membri. Un legislatore forte delle proprie ragioni non dovrebbe temere i giudici europei, semmai auspicarne i chiarimenti. La palla è ora in mano alla Cassazione, ma la partita è tutt’altro che chiusa.
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Caso Paragon, Nordio in Aula: ‘Nessuno è stato intercettato da Polizia penitenziaria nel 2024’. Mediterranea: ‘Spionaggio iniziato un anno fa’
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Una mostra di fotografie che ritraggono 20 donne. Sono onorata di far parte di questa selezione. Sono tantissime le donne in Italia e nel mondo, che spesso non vengono valorizzate e consultate per le loro capacità. Questa mostra darà effettivamente valore e visibilità a 20 delle nostre eccellenze”.
Sono le parole di Martina Caironi, atleta paralimpica e Legacy specialist in Milano Cortina 2026, intervistata dall’Adnkronos alla presentazione in anteprima della mostra di Fondazione Bracco “Una vita per lo sport. Volti e conquiste delle 100esperte” che gode del patrocinio del Comune di Milano e Fondazione Milano Cortina 2026.
L’esposizione sarà allestita dal 25 febbraio al 25 marzo, in Corso Vittorio Emanuele a Milano e si colloca nell’ambito del progetto ‘100 donne contro gli stereotipi’ (“#100esperte”), ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall'associazione Gi.U.Li.A. Giornaliste, con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea per valorizzare l’expertise femminile.
Con la sua abilità artistica, il fotografo Gerald Bruneau ha saputo immortalare l’essenza delle donne-atlete: “È stato bello lavorare con questo fotografo - dice Caironi - Ha cercato lo scatto che raffigurasse l'atleta nel gesto tecnico e nella preparazione. È importante questo tipo di rappresentazione nello sport paralimpico ed è importante che venga mostrato, senza timore, lo strumento con cui si fa lo sport, nel mio caso una protesi con una lamina, e il gesto tecnico che l'atleta paralimpico ricerca, studia, prepara”, le sue parole.
Infine, l’atleta sottolinea l’importanza di smontare lo stigma attorno alla parola ‘paralimpico’: “Abbiamo un vocabolario molto ampio e abbiamo una parola per descrivere gli atleti con una disabilità: paralimpici - rimarca - Abbiamo inoltre una parola per spiegare l'evento più importante che viene ogni quattro anni, che è la Paralimpiade. Utilizziamo questi termini senza paura. La vera discriminazione non sta nel dire ‘para’, quello è il termine corretto - avverte - La discriminazione sta nel non considerare gli atleti paralimpici degli di essere raccontati, visti ed elogiati. Questa è la vera discriminazione”, le sue parole.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l’inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza - che continua - con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon". Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon".
"Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento".
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Ma nelle mani di chi siamo? Siamo nelle mani di nessuno. Ieri con un atto gravissimo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano ha secretato, oggi lei ministro Nordio viene in aula e spiattella tutto. Ma non vi siete parlati?". Così Davide Faraone al question time alla Camera dopo che il ministro Carlo Nordio ha detto in aula che "nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria" rispondendo alla domanda delle opposizioni a cui il governo ieri aveva spiegato che si poteva rispondere solo nelle "sedi opportune" ovvero il Copasir. "E allora chi aveva in uso Paragon? Quindi sono le procure ministro? Diteci una volta per tutte chi lo ha utilizzato e con quali finalità. Vergogna".
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "La Lombardia crede fortemente nel comparto del florovivaismo. I numeri sono impressionanti e danno il senso e il significato di un settore che è davvero trainante e rappresenta l’anima portante, anche in Lombardia, del settore primario. Tanti complimenti anche a Myplant & Garden, evento che fa onore al sistema fieristico lombardo e porta tanti operatori e tanta qualità in Lombardia". Queste le parole di Alessandro Beduschi, assessore all’agricoltura, sovranità alimentare e foreste di Regione Lombardia durante la conferenza organizzata da Coldiretti dal titolo 'Florovivaismo italiano. Il motore verde del Paese. Presentazione del 1° rapporto sul florovivaismo italiano - Numeri e fatti del settore'. L’incontro si è svolto all’interno di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 21 febbraio.
"Con Coldiretti stiamo portando avanti tante battaglie. Siamo in contatto con la commissione europea e siamo fiduciosi che si apra una nuova stagione fatta di più realismo e di una valorizzazione del lavoro etico dell’agricoltore, dell’allevatore e del vivaista. Un lavoro che guardi all’ambiente, ma che non sia vincolato a un’ideologia che ha comportato una rinuncia, fortemente manifestata dai nostri agricoltori, al meccanismo fondamentale che è la pac, la politica agricola comune. Quando si mette in discussione la partecipazione degli stessi utenti alla pac vuol dire che il fallimento è certificato. Credo che in Europa, insieme a Coldiretti, riusciremo a toccare tanti temi".
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Il 4 luglio, il Parlamento italiano ha approvato una legge e quindi che concretamente fissa degli obiettivi per il nostro sistema legislativo nella materia del florovivaismo. Dal primo momento dell'insediamento di questo Parlamento e di questo governo si è voluto dare una risposta ad un settore che ci veniva segnalato come un settore in grande crescita. I dati danno dimostrazione che la politica deve guardare con interesse questo settore. In questa legge quadro ci sono tutti i principi che servono a rimuovere gli ostacoli e le disparità". Queste le dichiarazioni di Mirco Carloni, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, durante la conferenza dal titolo 'Florovivaismo italiano. Il motore verde del Paese. Presentazione del 1° rapporto sul florovivaismo italiano - Numeri e fatti del settore'.
L'incontro ha dato l'occasione per presentare il primo rapporto sul florovivaismo italiano promosso da Coldiretti, Assofloro e Myplant & Garden, e realizzato dal centrostudi Divulga grazie al quale, per la prima volta in Italia, viene fatta una fotografia chiara del settore florovivaistico. Interverranno rappresentanti delle Istituzioni e del settore per fare il punto e confrontarsi su temi strategici per il florovivaismo italiano.
All'interno di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 21 febbraio, Carloni aggiunge: "Finalmente c'è una volontà del governo di creare un piano strategico nazionale sul florovivaismo e credo che le condizioni perché questo settore venga portato alla giusta attenzione ci siano tutte. Per quanto riguarda i capitolati non è tollerabile che i soldi pubblici per gli arredi urbani poi vedano una concorrenza al ribasso, penalizzando proprio le nostre imprese che producono fiori e piante. Uno degli obiettivi che dobbiamo porci è quello di ridurre le importazioni di fiori e piante dall'estero".
"I nostro obiettivo è riuscire a sostenere e aumentare la produzione e commercializzazione dei nostri prodotti, diminuendo le importazioni e dando così valore a un settore dalle grandi potenzialità".
"Ringrazio Myplant & Garden per l’organizzazione di questo evento, che valorizza gli operatori dell’intero comparto florovivaistico -ha aggiunto Carloni-. Ho accolto con piacere l’invito a questa giornata, consapevole del lavoro svolto in questi mesi: l’approvazione da parte del Parlamento della legge delega al governo, in cui è stata assorbita anche la proposta di legge del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. Con questa legge, abbiamo fissato obiettivi concreti, dopo anni di tentativi, per il nostro sistema legislativo in materia di florovivaismo. Ci sono molti temi su cui lavorare, di natura fiscale e logistica, ma anche relativi alla premialità dei piani di sviluppo rurale, che spesso non hanno dato al settore la giusta attenzione".
In questa occasione, ha continuato, "vorrei sottolineare il grande lavoro svolto di concerto con il governo e il sottosegretario La Pietra, che ringrazio, per fornire risposte concrete a un settore in crescita, come dimostrano i dati. All’approvazione della legge delega seguiranno, a breve, i decreti attuativi".