Cronaca

A Sulmona proteste per la centrale di compressione gas della Snam: “L’area è di interesse storico e archeologico”

I comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona protestano contro la centrale di compressione gas che la società Snam vorrebbe realizzare nella località Case Pente del comune abruzzese: costituisce parte integrante della Linea Adriatica, un progetto di trasporto gas lungo la dorsale appenninica per 430 chilometri, fino a Minerbio, nel bolognese. “L’area di Case Pente, che […]

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I comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona protestano contro la centrale di compressione gas che la società Snam vorrebbe realizzare nella località Case Pente del comune abruzzese: costituisce parte integrante della Linea Adriatica, un progetto di trasporto gas lungo la dorsale appenninica per 430 chilometri, fino a Minerbio, nel bolognese.

“L’area di Case Pente, che la Snam definisce ‘marginale‘ – scrivono in una nota i Comitati – è in realtà di grande interesse paesaggistico, storico ed archeologico. È vicina a Pacentro, uno dei borghi più belli d’Italia, ed è all’ingresso del Parco nazionale della Maiella; rappresenta un importante corridoio faunistico per l’orso bruno marsicano ed è classificata, come l’intera Valle Peligna, di massimo rischio sismico”. Interesse archeologico della località indiziato dai rinvenimenti degli anni ’60 e ’70 di sepolture di età romana, confermato dalle indagini di archeologia preventiva realizzate a partire da marzo 2023 nell’area del cantiere: con l’individuazione di un edificio rustico “al momento parzialmente riportato alla luce” da tutelare e conservare “mediante l’integrale mantenimento in situ”, come ha scritto lo scorso giugno la Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di L’Aquila e Teramo all’associazione Gruppo d’Intervento giuridico. Così, per scongiurare la realizzazione della centrale, l’associazione richiede un vincolo culturale. Ma per ottenerlo, prosegue la Soprintendenza, è necessario attendere il “termine delle indagini complete dell’edificio la cui estensione ricade anche in area non ricompresa tra quelle di proprietà di Snam Rete Gas. Non sarebbe infatti funzionale alle esigenze di tutela l’apposizione di un vincolo parziale di un complesso esistente e noto, escludendone le porzioni non ancora indagate”.

Per avere chiarimenti sul procedimento di dichiarazione d’interesse e precisazioni sulle sue possibili tempistiche ilfattoquotidiano.it ha contattato la Soprintendente Cristina Collettini che ha spiegato come “all’esito delle indagini, individuate le zone per le quali lo scavo esaurisce l’esigenza di tutela, il Ministero lavorerà a un progetto di valorizzazione che possa permettere la fruibilità dei resti e dei reperti rinvenuti”. Aggiungendo che “non è esclusa l’apposizione di vincoli, là dove si rendesse necessario, anche fuori dall’area attualmente oggetto di intervento”. Insomma, si vedrà.

Ma oltre a queste motivazioni di carattere archeologico ci sarebbero, a detta dei comitati, anche presunti vizi procedurali a contrastare la realizzazione della centrale. Comitati che hanno organizzato diverse manifestazioni all’esterno del cantiere di dodici ettari impiantato da Snam: ad aprile scorso sono penetrati al suo interno e a maggio hanno intentato un sit-in davanti alla sede del Ministero dell’Ambiente, a Roma. La centrale, dopo i pareri favorevoli del 2011 rilasciati dal Ministero dell’ambiente e dal Ministero dei beni e delle attività culturali, a marzo 2018 ha ricevuto l’autorizzazione alla costruzione dal Ministero dello Sviluppo Economico. Quindi una prima proroga all’avvio dei lavori, di due anni, nel 2020 e una seconda di un anno, nel 2022. Il primo marzo 2023 la Snam ha installato il cantiere per la costruzione della centrale, ma per i comitati, “non poteva farlo senza aver adempiuto alle prescrizioni previste dal Decreto VIA, quale condizione fondamentale per il rilascio della compatibilità ambientale”. Il 7 marzo è scaduta l’autorizzazione a costruire rilasciata dal Governo, ma “la Snam ha continuato indisturbata i suoi lavori finalizzati alla realizzazione dell’impianto”. Per questo i comitati, a dicembre 2023, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Sulmona, in seguito al quale è stata avviata un’indagine e ad aprile scorso è stato seguito un sopralluogo al cantiere.

Snam anche a maggio scorso ha precisato che la centrale è a posto con le autorizzazioni, non ci sarebbe alcun rischio sismico e tantomeno di frane. La tutela dell’ambiente naturale? Assicurata! In quanto ai costi, si potrà contare su una parte dei 375 milioni di euro del Pnrr, disponibili per il metanodotto per Minerbio. Tra la realtà descritta da Snam e quella dei Comitati, differenze abissali.