È stato un discorso dai toni moderati, quasi compassati. È stato anche un discorso potentemente populistico, in cui le radici nell’Ohio operaio e socialmente deprivato sono servite ad attaccare le élite di Washington che hanno “venduto” i loro cittadini più deboli in nome di scellerati accordi commerciali, viziose politiche migratorie, guerre all’estero che hanno svuotato la ricchezza nazionale. È stato il discorso con cui JD Vance ha accettato alla Convention repubblicana di Milwaukee la candidatura a vicepresidente degli Stati Uniti, in coppia con Donald Trump, che un tempo Vance definiva “eroina culturale” e l’“Hitler americano”, e che oggi promette di servire con fedeltà, “senza dimenticare da dove vengo”.

Il discorso di Vance ha reso molto chiare le ragioni della sua scelta come vice di Trump. Vance è l’uomo che, nella sua critica delle “classi di governo” che hanno impoverito l’America negli ultimi trent’anni, dovrebbe far recuperare ai repubblicani il voto dei ceti popolari, della working class, soprattutto quella della Rust Belt da cui lui proviene. Più volte, nel suo discorso, Vance ha fatto riferimento a Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. Sono i tre Stati che Trump deve conquistare per battere Joe Biden o chiunque sarà il candidato democratico. Mercoledì si sono infatti moltiplicate le pressioni perché Biden, che ha contratto per la terza volta il Covid e ha dunque interrotto la campagna elettorale, si ritiri. La richiesta è venuta da uno dei democratici più potenti, Adam Schiff. Ed è emerso che Hakeem Jeffries e Chuck Schumer, leader di Camera e Senato, sono intervenuti separatamente e privatamente su Biden, chiedendogli di fare un passo indietro. Il presidente sarebbe a questo punto disponibile a considerare la cosa. Nel suo discorso alla Convention, è stato comunque Biden l’uomo che Vance ha attaccato più e più volte, elevandolo a simbolo di una classe politica rapace che ha distrutto l’industria manifatturiera della Rust Belt.

È stato questo il centro del discorso di Vance. Il lavoro perduto. Chi si aspettava l’ideologo reazionario, il divulgatore del tecno-fascismo di Peter Thiel, il miliardario cofondatore di PayPal, si è dovuto ricredere. Vance non ha accennato alla questione dell’interruzione di gravidanza (nel passato ha più volte chiesto un bando federale all’aborto, anche nei casi di stupro e incesto). Non ha praticamente toccato il tema delle elezioni “rubate” del 2020. Non ha rispolverato le idee, che gli hanno rimediato l’accusa di deriva autoritaria, sulla necessità di una nomina politica dell’amministrazione USA. Persino sull’immigrazione, che è stato uno dei tormentoni anche della terza serata di Convention, quello su cui si esercitata la retorica più violenta dei repubblicani dal podio, Vance alla fine ha toccato leggero: i nuovi venuti “sono benvenuti, basta che arrivino rispettando le regole”, ha detto. Non c’è stato insomma nulla di esplosivo nel suo discorso. Non ci sono stati quegli elementi di radicalismo che hanno portato conservatori come Rupert Murdoch e Lindsay Graham a sconsigliare Trump dal selezionarlo. Moderato, ragionevole, diretto. Così Vance ha interpretato la sua figura di figlio di un’America abbandonata e che chiede di essere ascoltata.

Dopo un inizio dedicato a Trump e allo scampato attentato in Pennsylvania – “siamo fortunati ad averlo ancora qui con noi. Stasera poteva essere un’occasione non di gioia, ma di dolore” – Vance si è messo a raccontare della sua infanzia e giovinezza difficili a Middletown, Ohio, “una cittadina in cui la gente parla chiaro, costruisce le cose con le proprie mani, ama Dio, la famiglia, la comunità, il Paese”. Dopo un omaggio all’amatissima nonna, il personaggio centrale del suo mémoir Hillbilly Elegy – “alla sua morte, le hanno trovato in casa 19 fucili carichi” – e dopo aver salutato la madre ex tossicodipendente, presente tra gli ospiti d’onore accanto allo speaker della Camera Mike Johnson, Vance è partito con la sua requisitoria contro l’America di Joe Biden. “Quando ero in quarta elementare, un politicante di carriera di nome Joe Biden ha sostenuto il NAFTA, un cattivo accordo commerciale che ha mandato un numero infinito di posti di lavoro in Messico”, ha raccontato Vance, che ha aggiunto: “E quando ero alle medie, lo stesso Joe Biden ha appoggiato la disastrosa invasione dell’Iraq. Parallelamente, in cittadine come la mia, in Ohio, e in Pennsylvania, in Michigan, posti di lavoro venivano cancellati e trasferiti all’estero. I nostri ragazzi, intanto, venivano mandati in guerra”.

Nella sua requisitoria, Vance non ha mai citato ma ha ovviamente fatto aleggiare il ricordo di George W. Bush, il presidente repubblicano che ha allargato e rafforzato il NAFTA, l’accordo di libero commercio con Messico e Canada, e che ha iniziato la guerra in Iraq. Bush appartiene del resto a un partito repubblicano che ormai c’entra molto poco con quello che si è compattato attorno a Donald Trump qui a Milwaukee. Soprattutto, il partito di Bush è lontanissimo da quello di Vance, segnato da un forte populismo economico e dal rifiuto del ruolo interventista, da “guardiano della democrazia”, degli Stati Uniti. In certi momenti, le cose che Vance ha detto avrebbero tranquillamente potuto uscire dalla bocca di un democratico. “È finita con l’acquisto di energia da Paesi che ci odiano”, ha detto Vance. “È finita con il fare i camerieri di Wall Street. Il nostro impegno è per l’americano che lavora. Per il suo salario. Per il suo lavoro. Per la sua vita”.

La fine del discorso è stata ancora una volta dedicata alla sua comunità d’origine, a chi gli telefona dall’Ohio e gli dice “ti ricordi quello? È morto per overdose”. “Amici miei – ha detto Vance ai delegati – le cose non sono andate bene per un sacco di ragazzi con cui sono cresciuto… Ogni volta che la classe di governo in America ha firmato un assegno, comunità come le mie hanno pagato un prezzo… Dall’Iraq all’Afghanistan, dalla crisi finanziaria alla Grande Recessione, dai confine aperti ai salari stagnanti, la gente che ha governato questo Paese ha fallito e fallito ancora”. Quando, alla fine del discorso, la moglie, la madre e tutta la famiglia lo hanno raggiunto sul podio, è stato chiaro perché Vance è stato scelto come vice. Donald Trump ha dato voce all’America bianca più arrabbiata, in declino economico, in crisi d’identità. JD Vance è quell’America.

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