Alcol e bevande energetiche: un mix sempre più diffuso ma anche estremamente pericoloso per il cervello. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato su “Neuropharmacology” da un tema di ricerca dell’Università di Cagliari e dell’Istituto di Neuroscienze del CNR. “Negli ultimi decenni – spiegano i ricercatori – il consumo di bevande energetiche è aumentato drasticamente, soprattutto tra i giovani, gli adolescenti e gli atleti, spinto dalla costante ricerca di effetti ergogenici, come l’aumento delle prestazioni fisiche e cognitive. Parallelamente, il consumo misto di bevande energetiche ed etanolo, in modalità binge drinking, è cresciuto in modo simile tra gli adolescenti. Tuttavia, si sa poco se il consumo combinato di queste bevande, durante l’adolescenza, possa avere effetti a lungo termine sulla funzione centrale, sollevando la questione dei rischi di questa abitudine sulla maturazione cerebrale. Il nostro studio è stato progettato per valutare, mediante approcci comportamentali, elettrofisiologici e molecolari, gli effetti a lungo termine sulla plasticità ippocampale dell’etanolo (EtOH), delle bevande energetiche (ED) o dell’alcol miscelato con bevande energetiche (AMED)”.

Sono stati condotti esperimenti su ratti adolescenti maschi ai quali sono stati somministrati alcol, bevande energetiche o una combinazione di entrambi. La quantità di alcol somministrata era simile a quella consumata durante le “abbuffate alcoliche” o “binge drinking”, che prevedono l’ingestione di 5 o più drink consecutivi. Successivamente, i ratti sono stati sottoposti a test per valutare la funzione cognitiva, tra cui scansioni cerebrali e prove comportamentali, fino a 53 giorni dopo l’assunzione, periodo in cui hanno raggiunto l’età adulta. I ricercatori hanno scoperto che nei ratti che avevano assunto alcol e bevande energetiche nel tempo si presentava un calo delle capacità cerebrali. In particolare la memoria e la capacità di comprensione subivano mutamenti permanenti con cambiamenti segnalati nell’area dell’ippocampo del cervello.

“I nostri risultati mostrano che il consumo di AMED durante il periodo peri-adolescenziale produce cambiamenti adattivi dell’ippocampo a livello elettrofisiologico e molecolare, associati ad alterazioni comportamentali, che sono già rilevabili durante l’adolescenza e persistono nell’età adulta. Questa conclusione è rafforzata dalla compromissione duratura della funzione corticale prefrontale rivelata dall’identico protocollo di somministrazione di AMED di tipo binge-like in un nostro studio precedente” concludono i ricercatori.

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