Sì, no, ni. Se fosse una schedina del vecchio totocalcio il pronostico di cosa voterà Fratelli d’Italia, oggi, all’Europarlamento, sull’investitura di Ursula Von der Leyen come presidente della Commissione europea sarebbe da “tripla“: tutte le opzioni sono ancora sul tavolo. Fiumi d’inchiostro, valanghe di parole, riunioni e ammiccamenti non hanno sciolto il nodo per il partito della presidente del Consiglio: la decisione sarà annunciata all’ultimo minuto. Sarà il discorso di Von der Leyen davanti all’Eurocamera, in programma dalle 9, che spingerà i 24 eurodeputati di Fdi da una parte o dall’altra. Nel continuo rimescolamento dei voti tra le famiglie europee i meloniani hanno votato a favore della riconferma di Roberta Metsola – popolare – sulla poltrona di presidente dell’assemblea, mentre ieri hanno votato a favore della risoluzione che dà il via libera all’uso di armi europee per attaccare anche in territorio russo (e la questione ucraina e in particolare della Difesa sarà una colonna portante della nuova commissione Von der Leyen).

Per il sì finale alla riconferma della guida dell’esecutivo europeo Fratelli d’Italia aspetterà di sentire cosa dirà. E non basterà: poiché tra la conclusione del discorso della candidata presidente e l’inizio delle votazioni passeranno un paio d’ore, Fdi cercherà di capire anche se i suoi voti saranno determinanti o meno, per non dare insomma una “cambiale gratis” a una maggioranza che può contare non solo sullo schema “tradizionale” formato da Popolari, Socialisti e Liberali, ma anche, forse, su parte o tutta la pattuglia dei Verdi. La premier Giorgia Meloni arriva al “giorno della verità” con la convinzione non solo che l’Italia debba avere “il ruolo che le spetta”, ma che nelle parole di von der Leyen si debbano riscontrare le giuste aperture alle istanze di un “nuovo corso” europeo. Che non può essere, spiegano i suoi, “targato verdi”. L’ultimo confronto tra i delegati di Fratelli d’Italia e Von der Leyen non è andato benissimo, anzi.

Tra gli alleati di governo c’è chi è convinto che alla fine il partito di Meloni voterà a favore della ex ministra tedesca. E dalla Lega, per la prima volta, arrivano rassicurazioni sul fatto che ci sarà “comprensione” sulla posizione di Fratelli d’Italia. Il leader del Carroccio Matteo Salvini da parte sua non sorprende nessuno quando ribadisce il suo no ma ribadisce che tutto ciò che accadrà a Bruxelles non “metterà in discussione la politica nazionale e la compattezza del governo italiano”.

Gli esploratori delle rispettive parti – tra Roma e Bruxelles – si sono sentiti spesso negli ultimi giorni, ma non le due leader. Sul tavolo, naturalmente, resta anche la delega da affidare all’interno della Commissione all’Italia. Il nome su cui punta Meloni resta Raffaele Fitto, che – dicono a Palazzo Chigi – ha il curriculum adatto e una lunga frequentazione bruxellese. A lui dovrebbe andare la delega “pesante” che Meloni pretende per l’Italia. Non sarà – spiegano fonti dell’agenzia Ansa – né la concorrenza (l’Italia è troppo esposta sul fronte procedure, a partire dalla questione balneari) né il mercato interno. Più chance ci sarebbero sulla “Coesione” che mette insieme un terzo del bilancio Ue e ha tra le aree di competenza anche il Pnrr.

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