Mafie

Milano, arrestati 2 imprenditori: “Vicini a Cosa Nostra. Lavori pubblici per 250 milioni di euro, anche finanziati con i fondi del Pnrr”

Erano “contigui” a un “clan di Cosa Nostra” del Messinese e facevano di tutto per arraffare appalti pubblici per centinaia di milioni di euro, anche finanziati con i fondi del Pnrr. E ci riuscivamo. Avevano messo le mani su molteplici lavori pubblici, da Nord a Sud, e hanno tentato perfino di entrare nei lavori per […]

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Erano “contigui” a un “clan di Cosa Nostra” del Messinese e facevano di tutto per arraffare appalti pubblici per centinaia di milioni di euro, anche finanziati con i fondi del Pnrr. E ci riuscivamo. Avevano messo le mani su molteplici lavori pubblici, da Nord a Sud, e hanno tentato perfino di entrare nei lavori per le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. Il loro sistema ideato per aggirare le interdittive antimafia è finito giovedì mattina, quando sono stati arrestati su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, Fabrizio Filice. Pesante l’accusa nei loro confronti: intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver agevolato la mafia.

Al centro dell’inchiesta della Dia e del Gico della Guardia di finanza ci sono gli imprenditori Francesco Scirocco e Giovanni Bontempo, considerati “vicini” al clan mafioso dei Barcellonesi. Secondo la ricostruzione della pubblico ministero Silvia Bonardi della Dda di Milano avrebbero tentato anche di aggiudicarsi una gara “bandita da Infrastrutture Milano Cortina 2026″ per “l’affidamento di lavori” per realizzare il “parcheggio interrato Mottolino località Bondi” a Livigno, in provincia di Sondrio, e opere connesse per un valore di oltre 28 milioni di euro.

Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il giudice ricostruisce come attraverso la società Infrastrutture M&B, intestata alla moglie di Bontempo, i due avrebbero gestito la “fase esecutiva di numerosi appalti pubblici, aggiudicati alla stessa società”, che aveva in pancia, da quanto si è saputo, lavori per almeno 250 milioni di euro, anche in aassociazione temporanea di imprese con altre aziende. Erano invece riusciti a mettere le mani su una gara per la manutenzione delle strade a Catania aggiudicata nel maggio 2021 ad un’associazione temporanea di imprese “composta dalla mandataria Ricciardello Costruzioni” e dalla “mandante Infrastrutture M&B”, “incaricata per l’esecuzione di una parte dei lavori”, per oltre 7,5 milioni di euro. Scirocco su questo appalto, attraverso un suo professionista di riferimento, un ingegnere, si sarebbe occupato del “reperimento dei fornitori” e di individuare pure i responsabili della sicurezza nel cantiere.

La gara per l’impianto di depurazione ad Acqua dei Corsari, a Palermo, invece, sarebbe stata aggiudicata nel 2018 “alla Costruzioni Dondi spa” di Rovigo. E Scirocco, scrivono i pm, avrebbe sfruttato i “rapporti privilegiati con il management” della Dondi, per la quale lui sarebbe stato “un solido punto di riferimento in Sicilia” su “pubbliche commesse”. Così avrebbe procurato alla Infrastrutture M&B la “possibilità di presentare un’offerta” su un subappalto per gli scavi. C’è poi una gara per un asilo nido a Diano Marina, aggiudicata alla Infrastrutture M&B nell’agosto 2023. E venne affidato, stando alle indagini, da Scirocco un subappalto all’imprenditore catanese Angelo Romano. Negli atti compaiono anche tutte le società già sequestrate in passato a Bontempo, quasi una decina. Anche Scirocco – già condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa per fatti di più di una decina di anni fa – è stato colpito in passato da sequestri e confische da parte dei magistrati di Messina. E sarebbe stato, per la Dda milanese, “l’amministratore di fatto” della società di Bontempo.

Stando alle accuse della procura di Milano, guidata da Marcello Viola, i due “attraverso società principalmente operanti nel settore edilizio a Milano” avrebbero “consentito l’operatività di realtà imprenditoriali riconducibili a Cosa Nostra”. Le posizioni patrimoniali di Bontempo, 47 anni, e Scirocco, 59 anni, sono entrambi originari del Messinese, rispettivamente di Sant’Agata di Militello e Gioiosa Marea, e i flussi di denaro che hanno riguardato entrambi negli ultimi anni, secondo gli inquirenti, non trovano spiegazione nelle dichiarazioni fiscali sui redditi percepiti. Il giudice ha anche ordinato il sequestro di 5 milioni di euro e, contestualmente agli arresti, sono scattate perquisizioni tra Roma, Catania, Messina, Firenze, Napoli e Catanzaro.