Ursula von der Leyen ce l’ha fatta. Sarà lei a guidare per altri cinque anni la Commissione europea. Le preoccupazioni e le trattative allargate per cercare di blindare la fiducia hanno portato i loro frutti: la maggioranza di 361 è stata superata di appena 40 voti. Fratelli d’Italia, alla fine, ha deciso di votare contro la sua rielezione, come ha spiegato anche il capodelegazione Carlo Fidanza: “Le scelte fatte in questi giorni, la piattaforma politica, la ricerca di un consenso a sinistra fino ai Verdi hanno reso impossibile il nostro sostegno a riconferma della presidente Ursula von der Leyen”. Fondamentale, appunto, il sostegno dei Green dato che all’interno della maggioranza ci sono stati almeno 40 franchi tiratori.
Che la capa del Berlaymont abbia lavorato con diverse famiglie politiche per ottenere una maggioranza più larga possibile è intuibile anche ascoltandoil suo discorso di fronte agli europarlamentari, nel quale ha inserito dossier fondamentali per molti dei partiti che costituiscono la nuova maggioranza, dai Verdi fino ai suoi Popolari, dai Socialisti ai Liberali. Il Green Deal rimane, ad esempio, e gli obiettivi sono ambiziosi (“ridurre le emissioni del 90% in 15 anni” promuovendo un piano per le “aziende pulite”), ma non sarà più, nelle promesse, un gran listone di norme alle quali adeguarsi, bensì un processo di dialogo e contrattazioni con gli attori principali, dagli imprenditori ai contadini, nel tentativo di recuperare il sostegno di molti di essi, finiti tra le braccia di formazioni più radicali. C’è stato poi il riferimento alle migrazioni, con il rafforzamento della ‘fortezza Europa‘: “Triplicheremo i controlli alla frontiera”, ha assicurato strizzando l’occhio, quindi, anche ai Conservatori. Ma da quell’ala della Plenaria di Strasburgo non ci hanno sentito e i voti per la tedesca non sono arrivati, se non da parte del primo ministro della Repubblica Ceca, Petr Fiala.
Secondo i calcoli delle ultime settimane, considerando il sostegno dei Verdi, von der Leyen poteva contare su uno scarto di circa 79 voti. La maggioranza formata da Popolari, Liberali e Renew valeva esattamente 400 seggi sui 361 necessari per ottenere la maggioranza. A questi andavano aggiunti i 3 del Partito Democratico Civico di Fiala che, pur essendo in Ecr, ha dato sostegno alla candidata tedesca già in sede di Consiglio Ue. Da questo pacchetto dovevano essere però sottratti alcuni voti: i 4 dei liberali irlandesi, i 6 dei Repubblicani francesi, che da subito si sono opposti alla sua ricandidatura, i 4 del Partito Democratico Sloveno di Janez Janša e anche i 2 seggi del Movimento Civico-Contadino olandese. Il totale fa 387 che, dopo l’accordo con i Verdi (53), portavano il sostegno complessivo a 440 seggi, con uno scarto di 79. Non pochi, ma nemmeno una certezza assoluta. Per questo si era cercato anche il sostegno di parte dei Conservatori, compreso FdI. Le preoccupazioni erano legittime, dato che alla fine la sua candidatura ha ottenuto il ‘sì’ dell’aula per soli 40 voti.
LA PRESIDENTE – Un lungo applauso nell’emiciclo di Strasburgo ha seguito l’annuncio dei risultati del voto. In piedi gli eurodeputati di Verdi, Socialisti, Liberali e Popolari. Gelo tra i Patrioti e dall’estrema destra. Seduti senza applaudire anche gli eurodeputati di Fratelli d’Italia. “L’altra volta ho avuto 8 voti sopra la maggioranza, questa volta 41. È molto meglio. E lancia anche un messaggio di fiducia e testimonia il lavoro che abbiamo fatto insieme al Parlamento”, ha esultato la presidente della Commissione, nonostante la sua non possa comunque essere considerata una vittoria larga. Sul mancato appoggio di Meloni, in conferenza stampa ha sottolineato di aver cercato il consenso del centro democratico: “Noi abbiamo lavorato per una maggioranza democratica, per un centro pro-Ue. E alla fine questi mi hanno sostenuto. Credo che il nostro approccio sia stato corretto”. E ha poi attaccato indirettamente le forze nazionaliste che sono cresciute notevolmente all’interno della Plenaria rispetto alla legislatura appena conclusa: “Lavoriamo insieme per un’Europa forte, basata sulla giustizia sociale, proteggendo le persone dal punto di vista della sicurezza e della difesa, ma soprattutto per difendere la nostra democrazia, che è attaccata da dentro e da fuori”.
Il prossimo passo sarà la formazione di una nuova squadra al Berlaymont e da questo si vedrà anche quanto l’opposizione di Fratelli d’Italia penalizzerà l’Italia: “Ora mi concentrerò sulla costruzione della mia squadra, nelle prossime settimane chiederò ai leader di presentare i loro candidati, un uomo e una donna, e valuterò il loro impegno europeo. Ci sarà parità tra uomini e donne nella mia Commissione in termini di numeri”.