Le parole di Barbara Negri risalgono ad una puntata della trasmissione televisiva ‘C’è Spazio’, andata in onda in diretta su ‘Tv2000’ il giorno 23 marzo 2017, ma in questi giorni sono tornate alla ribalta sui social
Il genere umano è un esperimento genetico alieno? Complice il caldo eccessivo, e il sempiterno desiderio di dare risposta ai dubbi dell’esistenza, è prepotentemente diventato uno dei link più cliccati e ricondivisi sui social quello in cui Barbara Negri, responsabile ‘Unità e Esplorazione e Osservazione dell’Universo’ dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ipotizza l’idea che l’uomo sia un esperimento di “vita forming” extraterrestre. Intendiamoci, la Negri la butta lì in chiave speculativa e dialettica, senza estremismi concettuali e fervori apocalittici. Le parole della Negri risalgono ad una puntata della trasmissione televisiva ‘C’è Spazio’, andata in onda in diretta su ‘Tv2000’ il giorno 23 marzo 2017, dal titolo ‘Primo Contatto’.
Alla domanda fatta dalla conduttrice, l’astrofisica Letizia Davoli, sulla possibilità di entrare in contatto con una civiltà extraterrestre, Negri ha risposto: “Io vorrei ribaltare la situazione. Noi potremmo essere un esperimento di ‘vita-forming’ di qualcun altro. Questa è una delle ipotesi. Se noi vediamo lo sviluppo dell’uomo, con la sua capacità anche intellettuale, cerebrale, è avvenuto in uno spazio molto piccolo, quindi quasi come se ci fosse stata una, diciamo, ‘programmazione’ a questa evoluzione, che sta veramente procedendo in maniera veloce”.
Insomma, quel “non siamo soli” di fantascientifica memoria viene accentuato e portato addirittura sul terreno opposto: oltre a non essere soli, siamo proprio dipendenti da altre creature e civiltà, siamo frutto di un “esperimento”. Un’ipotesi quantomeno azzardata ma che, ad esempio, il biologo Pietro Buffa e lo scrittore Mauro Biglino hanno portato avanti nel libro I geni manipolati di Adamo (Hoepli) dove le teorie evoluzioniste e creazioniste tradizionali vengono azzerate per fare posto ad una cosiddetta “terza via” che collega le nostre origini a ciò che oggi definiremmo un “interventismo biogenetico”.