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Russia, il giornalista del Wsj Evan Gershkovich condannato a 16 anni di carcere duro per spionaggio. Biden: “Spingiamo per il rilascio”

Il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich è stato condannato a 16 anni da un tribunale russo per spionaggio. Il reporter 32enne dovrà scontare la sua pena in una colonia di massima sicurezza. Washington lo ha definito un processo “farsa” che, però, nel corso dei mesi ha assunto un significato sempre più politico dati i rapporti internazionali che sono andati sempre più deteriorandosi dopo l’invasione russa dell’Ucraina. il Wsj l’ha definita una sentenza “scandalosa“. L’inviato speciale del quotidiano finanziario americano si trova nel famigerato carcere russo di Lefortovo dal marzo 2023, dopo essere stato fermato mentre era in viaggio per un reportage nella città di Ekaterinburg, sui Monti Urali. Il caso Gershkovich, finito al centro di un possibile scambio di prigionieri tra Usa e Russia, sembra a questo punto risolvibile solo con un accordo politico tra governi. “Stiamo spingendo per il rilascio di Evan e continueremo a farlo”, ha detto il presidente Joe Biden. Che ha aggiunto: “Non ha commesso alcun crimine. È finito nel mirino del governo russo perché è un giornalista e un americano”.

Il 19 luglio si è tenuta l’ultima udienza con le arringhe conclusive che hanno preceduto la decisione della corte. Durante il primo giorno del processo al 32enne, il tribunale aveva dichiarato di volersi aggiornare a metà agosto, ma ha poi deciso di riprogrammare le udienze per questa settimana, secondo i media russi, dopo che gli avvocati di Gershkovich hanno chiesto che venissero anticipate. Gershkovich è apparso in tribunale per il secondo giorno consecutivo, ma l’accesso ai giornalisti è stato vietato a differenza del passato, quando era stato permesso di vedere il reporter brevemente prima dell’inizio del procedimento.

Gershkovich è stato arrestato il 29 marzo 2023 e le autorità russe hanno affermato, senza fornire alcuna prova, che stava raccogliendo informazioni segrete per conto degli Stati Uniti. Figlio di immigrati in America dall’Unione Sovietica, Gershkovich è il primo giornalista occidentale arrestato con l’accusa di spionaggio nella Russia dopo la caduta dell’Urss. “L’ingiusta detenzione di Evan è stata un oltraggio sin dal suo ingiusto arresto, avvenuto 477 giorni fa, e deve finire ora – aveva affermato giovedì il Wall Street Journal – Anche se la Russia sta orchestrando il suo vergognoso processo farsa, continuiamo a fare tutto il possibile per il rilascio immediato di Evan e per affermare in modo inequivocabile che Evan stava facendo il suo lavoro di giornalista e il giornalismo non è un crimine. Riportatelo subito a casa”. Stessi toni usati anche dal Dipartimento di Stato secondo cui il reporter è “detenuto ingiustamente“.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha invece commentato prima della sentenza: “C’è un’accusa di spionaggio, quindi questa è un’area molto, molto delicata, motivo per cui il giudice ha scelto le porte chiuse”, ha detto aggiungendo di non poter “fornire altri commenti, perché il processo è in corso”. Quelli per spionaggio sono infatti casi molto sensibili nella Russia di Vladimir Putin e questo spiega le decisioni della Corte che ha deciso di impedire l’accesso ai giornalisti all’aula e il silenzio delle autorità.

Mercoledì il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha ribadito che esistono “prove inconfutabili” contro Gershkovich, sebbene né lui né altri funzionari russi le abbiano mai rivelate. Lavrov ha detto mercoledì alle Nazioni Unite che Mosca e i “servizi speciali” di Washington stanno però discutendo di uno scambio che coinvolge anche Gershkovich, anche se prima è necessario arrivare a un verdetto. A questo proposito, giovedì il vice-portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Vedant Patel, si è rifiutato di discutere di negoziati su un possibile scambio, ma ha detto: “Siamo stati chiari fin dall’inizio sul fatto che Evan non ha fatto nulla di male e non avrebbe dovuto essere detenuto. A oggi la Russia non ha fornito alcuna prova di un crimine e non ha giustificato il mantenimento della detenzione di Evan”. L’ambasciatrice Usa presso l’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha accusato Mosca di trattare “gli esseri umani come merce di scambio” e ha citato sia Gershkovich sia l’ex Marine Paul Whelan, 53 anni, che sta scontando una pena di 16 anni dopo essere stato condannato per accuse di spionaggio che lui e gli Stati Uniti hanno negato.