Basta con le richieste di “certificati antifascisti” per concedere spazi pubblici a cittadini e associazioni. La Lega si muove in Parlamento e, attraverso un ddl a prima firma dell’onorevole Umberto Erik Pretto, chiede che i Comuni la smettano di condizionare la messa a disposizione dei loro locali o la concessione di aree a dichiarazioni “ideologiche” da parte dei richiedenti. Il pensiero va alle tante città – da Milano a Torino fino a Vicenza – che in questi anni hanno introdotto la cosiddetta clausola antifascista pretendendo che chi chiede spazi pubblici, la gestione di attività o anche il patrocinio dal Comune debba firmare un modulo per dichiarare l’adesione ai principi democratici e negare la vicinanza al regime di Benito Mussolini.

Da sempre l’iniziativa fa discutere e ora la destra prova a intervenire a livello nazionale. L’intento del ddl lo spiega lo stesso Pretto: “Ho presentato una proposta di legge con l’obiettivo di impegnare le istituzioni locali, regionali e nazionali ad astenersi dall’introdurre clausole che richiedano al cittadino o alle associazioni l’adesione a principi o ideologie socio-politiche”. Nel dettaglio, secondo Pretto “le associazioni che operano sui nostri territori svolgono un ruolo essenziale per la collettività” e devono, dunque, “poter lavorare senza che ci siano procedure burocratiche che in qualche modo limitino il loro accesso a servizi, concessioni di beni o benefici, patrocini, provvidenze e vantaggi economici, diretti o indiretti, da parte delle amministrazioni”.

Il disegno di legge, come ovvio, riguarda tutti i certificati e non soltanto quello anti-fascista, ma fonti leghiste confermano che la misura è pensata soprattutto per le storture provocate da quella clausola, “impropriamente introdotta da alcuni Consigli comunali per motivazioni puramente ideologiche”.

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