Taglio dei tassi rimandato a settembre nel caso migliore. In quello peggiore, bisognerà attendere ancora. La Banca centrale europea giovedì ha mantenuto invariati i tassi di riferimento ed è andata in pausa estiva senza dare dettagli sul futuro. Il refrain è sempre lo stesso: si deciderà volta per volta in base ai dati disponibili. Stavolta, le informazioni aggiornate suggerivano di aspettare, secondo l’Eurotower, perché le pressioni sull’inflazione restano ancora troppo elevate e le vacanze estive stanno facendo pressione sui prezzi dei servizi che stanno risalendo. Questo non significa che a settembre ci sarà un’altra pausa, ma nemmeno che il Consiglio direttivo sarà pronto a dare una seconda sforbiciata ai tassi dopo quella di giugno. La questione è “completamente aperta”, ha detto la presidente Christine Lagarde.

Per le associazioni imprenditoriali come Confcommercio e Confartigianato i tassi invariati sono una cattiva notizia per l’Italia, perché il costo del denaro ancora così elevato soffoca gli investimenti. Anche nei prossimi mesi le famiglie non avranno sconti sulle rate dei loro mutui a tasso variabile. C’è da dire che dopo l’annuncio del primo taglio da 25 punti base a giugno i mercati hanno ricominciato a correre e le pressioni sui prezzi a salire. L’inflazione, scesa a giugno al 2,5%, “fluttuerà” su questi livelli ancora per un anno circa. Il target del 2% sarà centrato entro la fine del 2025, secondo la Bce. Lagarde aveva avvertito che sarebbe stato un “percorso accidentato” ed è esattamente quello che si sta verificando. Per questi i segnali da inviare sono tutti improntati alla prudenza: “Non siamo vincolati ad un particolare percorso dei tassi”.

Tutto dipenderà dai dati delle prossime settimane. “Sarà un’estate pesante” dal punto di vista delle nuove informazioni economiche e della loro analisi, assicura il numero uno dell’Eurotower. In arrivo c’è l’inflazione di luglio e agosto, i numeri degli aumenti salariali dei rinnovi contrattuali di fine estate, il nuovo andamento dei prezzi dei servizi schizzati al 4,1% a giugno. E’ ormai la componente che pesa di più sul dato complessivo. L’effetto “ristorante“, lo chiamano alcuni economisti, e probabilmente continuerà a farsi sentire fino alla fine dell’estate.

Anche per questo nel board comincia a farsi strada una nuova convinzione: i due tagli dei tassi attesi da mercati e analisti entro l’anno potrebbero non essere sostenibili. Un altro taglio soltanto, entro dicembre, potrebbe essere una strada più sicura, verso la quale i falchi già si orientano. L’estate non porterà dunque il tanto atteso relax della normalizzazione della politica monetaria. Ma sarà un’altra stagione dominata dell’incertezza. “L’economia della zona euro è cresciuta nel secondo trimestre ma più lentamente del precedente, i servizi guidano la ripresa mentre la produzione industriale e l’export sono deboli“, ha sottolineato la presidente ricordando che i rischi per la crescita restano “orientati al ribasso”. A pesare non sono solo le guerre in corso, ma anche le incognite sul futuro tra cui le conseguenze delle elezioni in Usa: “Un’escalation delle tensioni commerciali tra grandi economie peserebbe sulla zona euro”, ha detto Lagarde senza entrare nei dettagli della sfida Biden-Trump. Ma anche gli Stati Uniti hanno un ruolo importante nelle decisioni di Francoforte: la Fed ancora ferma sui tassi è un freno per la Bce, con l’euro che cala sui mercati valutari proprio sulla scia delle scommesse sul secondo taglio a settembre.

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