di Michele Sanfilippo

Renzi è arrivato alla guida del Pd usando il linguaggio del rottamatore (abilmente mutuato dal M5S), alimentando nel paese grandi speranze di cambiamento e, soprattutto, mascherando abilmente quello che era il suo obiettivo principale: annacquare qualsiasi iniziativa politica che potesse spostare a sinistra il baricentro del Pd, in particolar modo nei campi della giustizia, delle politiche economiche e del lavoro.

Persa la partita del referendum e venuti a galla i suoi intenti, anziché ritirarsi dalla politica come più volte promesso, ha continuato a galleggiare, con sempre minor fortuna, in quella zona grigia del centro con l’obiettivo di cannibalizzare Forza Italia una volta venuto a mancare il suo leader. In questo percorso politico che, tra le altre cose, l’ha visto anche svolgere il ruolo di lobbysta per l’Arabia Saudita, s’è gradualmente trasformato in un generale senza alcun esercito, peraltro dotato di ottime capacità tattiche soprattutto nel far fallire i suoi alleati del momento, che si trattasse di Calenda (suo emulo di serie b) o +Europa.

In tutto questo percorso non gli è mai venuto meno l’appoggio dell’informazione mainstream, come s’è potuto vedere nella grande risonanza data alla sua apertura verso quest’inedita alleanza che s’è formata attorno al caso Toti in Liguria tra Pd, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra.

Chi ha seguito il percorso politico (se possiamo usare questa parola) di Renzi, in quest’apertura non può che vedere l’ennesimo tentativo di far fallire questa nascente coalizione (se di coalizione si tratta) che ai suoi occhi può apparire una minaccia per il futuro.

Ad ogni modo, il rischio che la proposta di Renzi venga accolta sta tutto dentro il Pd. In primo luogo perché una buona parte dei quadri del partito è ancora di matrice renziana; in secondo luogo perché il campo largo è un’idea di Letta (uno che non aveva idee così diverse da Renzi) e non aveva capito che, se un campo è troppo largo, per poter accontentare tutti produrrebbe le solite formule annacquate che rassicurano così tanto i fautori dello “status quo”, ma non intercetterebbe mai il voto dei tantissimi che dalla politica si aspettano dei reali cambiamenti in grado di dare loro la protezione sociale di cui hanno davvero bisogno.

Infine, non si capisce quale potrebbe essere il vantaggio per questa coalizione di portarsi a bordo un partito come Italia Viva che, come il suo leader, ha l’appeal di una forma di formaggio stantio con la data di scadenza ormai superata.

Un avviso a tutte le rane: Renzi è lo scorpione.

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