Quand’era presidente berlusconiano della Regione le due centrali eoliche progettate dalla Erg Wind non lontano dalla basilica medievale di Saccargia, a sud di Sassari, erano da considerarsi compatibili col paesaggio. Oggi, a distanza di vent’anni e nelle vesti di giornalista dell’Unione Sarda, Mauro Pili parla a proposito del repowering (potenziamento) di quegli stessi impianti di “violenza di Stato”, di “misfatto”, di “devastazione totale” e di “sfregio in arrivo”, al culmine di una campagna di stampa molto aggressiva che mette la proliferazione delle rinnovabili alla stregua di una minaccia letale per la Sardegna. Il tempo cambia le cose e talvolta le persone, gli atti amministrativi però restano.
Così si scopre che se lo sfregio allo scenario storico di Saccargia paventato da Pili è certamente in arrivo, a renderlo possibile è stata una delibera firmata dallo stesso Pili il 29 luglio del 2003. Cinque pagine, dove il progetto da realizzarsi su 600 ettari compresi nei territori di Ploaghe e Nulvi per 45 aerogeneratori alti 50 metri e 50 megawatt di potenza ottenne il giudizio positivo dall’allora organo tecnico di valutazione e il conseguente via libera dell’esecutivo regionale presieduto da Pili. Un nullaosta condizionato solo dalle prescrizioni tecniche e dal controllo della Soprintendenza archeologica.
È vero che vent’anni fa non si parlava di assalto alle risorse naturali dell’isola, l’attenzione degli speculatori era rivolta esclusivamente alle coste. Ma è sorprendente come oggi le valutazioni dell’ex delfino di Berlusconi sullo stesso progetto dell’Erg Wind, aggiornato ma collocato negli stessi siti storici, siano cambiate fino a divenire opposte. Al punto che Pili nelle sue tempestose paginate di denuncia usa toni da istituto Luce e critiche spietate nei confronti dell’ex premier Mario Draghi, colpevole per l’Unione Sarda di aver aperto la strada con il suo decreto sulla decarbonizzazione a un “golpe eolico” e alla “speculazione energetica” in Sardegna “pugnalando, lui in persona, il proscenio nuragico”.
Di più: a leggere uno dei servizi monocratici firmati da Pili, “Draghi & company hanno scelto i petrolieri del vento, hanno preferito l’interesse privato della Erg ai valori supremi del paesaggio sardo e della sua tutela”. Scrive ancora l’ex presidente della Regione, riferendosi a Draghi e a una non meglio precisata company: “Per loro il giacimento archeologico infinito, nuragico e non solo, è un orpello da radere al suolo a colpi di pale eoliche e pannelli solari”. Per loro, ma non per lui che nel 2003 lo rase al suolo anticipando le prospettive attuali. Peraltro il politico prestato al giornalismo (o viceversa) conserva sempre qualche riga di testo per allargare la responsabilità di scempi come quello di Saccargia all’amministrazione Todde, in carica da neppure tre mesi ma già colpevole di rimanere in silenzio di fronte a una decisione ereditata. Decisione oggi irrevocabile, perché la revisione delle due centrali avviata dalla Erg Wind non c’è alcun modo di fermarla: la delibera firmata da Pili nel 2003 vale ancora oggi e l’autorizzazione al repowering degli impianti ha ricevuto il via libera definitivo dei giudici amministrativi.
Insomma: le leggerezze commesse dal centrodestra vent’anni fa si riflettono sul contestatissimo panorama energetico sardo di oggi, che non ne avrebbe bisogno. Intanto la battaglia sulle rinnovabili in Sardegna va avanti: il porto di Oristano, dove sbarcano e partono per le destinazioni finali le gigantesche torri eoliche, è stato occupato per giorni dai manifestanti, con cariche (leggere) della polizia e la presenza dell’attrice sarda Caterina Murino, in campo per difendere il paesaggio dell’isola. L’Unione Sarda proseguirà la sua battaglia guidata dall’editore Sergio Zuncheddu, anch’egli come Pili folgorato sulla via delle energie alternative. Eppure era appena il 2006 quando nelle vesti di immobiliarista non ancora ambientalista Zuncheddu citò in giudizio per danni il responsabile del Grig, Stefano Deliperi, “reo” di aver denunciato la costruzione di un resort in un’area vincolata di Villasimius. È un caso da manuale del diritto e del rovescio: un’associazione ecologista accusata di difendere il paesaggio. Il progetto fu bocciato dal Consiglio di Stato e fu Zuncheddu a dover pagare i danni al Grig. Ma erano altri tempi.