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Verdetto senza precedenti nel Regno Unito, ambientalisti condannati a pene fino a 5 anni per aver progettato blocco del traffico

Pene comprese fra i 5 e i 4 anni, un verdetto record nel Regno Unito contro promotori di un’iniziativa non violenta. La pesantissima condanna al carcere inflitta ieri da un giudice britannico nei confronti di cinque ambientalisti radicali di Just Stop Oil, campagna di denuncia dell’impatto del petrolio sull’emergenza clima. Gli imputati sono accusati di […]

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Pene comprese fra i 5 e i 4 anni, un verdetto record nel Regno Unito contro promotori di un’iniziativa non violenta. La pesantissima condanna al carcere inflitta ieri da un giudice britannico nei confronti di cinque ambientalisti radicali di Just Stop Oil, campagna di denuncia dell’impatto del petrolio sull’emergenza clima. Gli imputati sono accusati di aver progettato nel 2022 (e neppure mai realizzato) una protesta volta a creare un blocco del traffico “senza precedenti” sull’autostrada M25. La London Orbital Road è l’autostrada circolare di 188 chilometri della capitale ed è la strada più trafficata in assoluto della Gran Bretagna.

La sentenza – contestata da sigle storiche dell’ecologismo come Greenpeace o anche da voci interne all’Onu – è stata emessa dal giudice Christopher Hehir, dopo il verdetto di colpevolezza pronunciato da una giuria nei confronti di Roger Hallam, cofondatore di Just Stop Oil, e degli attivisti Daniel Shaw, Louise Lancaster, Lucia Whittaker de Abreu e Cressida Gethin.

Il giudice Hehir, della Southwark Crown Court di Londra, ha inteso così punire quella che nelle sue parole avrebbe potuto essere “la più grande perturbazione al traffico della storia moderna britannica”. Non senza rinfacciare ai cinque – in primis a Hallam – di “aver oltrepassato la linea che separa un fanatico da un attivista preoccupato“. A nulla sono valsi gli appelli degli avvocati o le giustificazioni ideali invocate dagli imputati che hanno scelto di difendersi da soli per cercare di ottenere almeno una mitigazione delle pene. A dispetto del fatto che i cinque erano in effetti accusati di aver solo organizzato una video-riunione su Zoom, per pianificare un’iniziativa rimasta sulla carta, visto che al meeting s’era unito sotto mentite spoglie un reporter del Sun, tabloid di Rupert Murdoch, per denunciare poi tutto alla polizia.