La sentenza di ieri deIl’ICJ, la Corte di Giustizia ONU con sede all’Aja a proposito della situazione in Cisgiordania è storica. E non perché sia la prima volta che il tribunale mondiale si pronuncia in questo senso sullo status del West Bank, lo aveva già fatto nel 2004 dichiarando illegale la costruzione del muro. No: la sentenza è storica perché la corte ha accolto tutti gli argomenti a sostegno della Palestina sollevati dai 52 paesi che avevano sostenuto il caso durante le udienze. Nessuna formula ambigua o di compromesso: l’occupazione è illegale e deve cessare. Fine.

La Corte ha confermato, di fatto, la giurisprudenza internazionale consolidata sul tema: già nel 1970 l’ICJ si pronuncio sull’occupazione dell’Africa del Sud-Ovest (attuale Namibia) da parte del Sudafrica con conclusioni simili a quelle di ieri. E non solo: accogliendo tutti gli argomenti del lato palestinese ha allo stesso tempo ha bocciato senza appello l’unico argomento politico che Israele solleva almeno dal ‘67 in ogni sede internazionale: l’occupazione è finalizzata a garantire la sicurezza del Paese. La corte, lo scrive senza giravolte, vede solo un’annessione. Anzi: un’occupazione permanente.

D’altronde se fosse stato materialmente e politicamente possibile, probabilmente Tel Aviv avrebbe già annesso le terre “dal fiume al mare”, Giudea e Samaria come chiamano la Cisgiordania, e le avrebbe inglobate nel suo sistema più in fretta e con meno timidezza di come accaduto fino ad ora, giusto con un’accelerata a partire dall’amministrazione Trump (primo presidente ad aver proposto un piano “di pace”che non prevedeva lo smantellamento degli insediamenti illegali).

Se non è successo in maniera definitiva, in quasi 60 anni è perché un’annessione vera e propria sarebbe uno tsunami: sul piano politico, economico e militare. Questo in Israele lo sanno tutti, ecco perché mandano avanti Bezalel Smotrich e Ben Gvir, i due ministri di ultradestra della coalizione. Loro sono gli unici ad aver palesato, in tempi non sospetti. anche una visione sul “futuro” dei palestinesi: dal 2017 gira il cosiddetto “Decisive Plan” elaborato anche da Smotrich quando era ancora solo un avvocato e attivista per i diritti dei coloni. In sostanza, l’annessione è pensata così: i palestinesi possono restare ma con status giuridico “inferiore” agli israeliani oppure emigrare. Chi rifiutasse una delle due opzioni sarebbe considerato un terrorista.

Ecco, l’alternativa all’annessione silenziosa rischia di diventare un problema di tali dimensioni da far tremare anche la difesa assoluta e acritica che gli USA hanno garantito ad Israele fino ad ora. La sentenza della Corte di Giustizia, che di fatto è un parere privo di conseguenze immediate, ha una forte carica politica e offre un appiglio giuridico solido ai paesi che sostengono la soluzione a due stati e volessero percorrere la strada di sanzioni e misure di embargo.

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