“Mi sono comportata come si dovrebbe comportare un leader europeo perché mi sono chiesta se la traiettoria fosse giusta”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni rivendica le scelte in Europa in una lunga intervista al Corriere della Sera: “Siccome – dice – non posso dire di considerarla adeguata soprattutto su alcune delle materie sulle quali i cittadini hanno chiesto un cambio di passo ho fatto quello che mi pareva più giusto. Se decidi di dire sì solo per fare quello che fanno gli altri non fai il lavoro che compete a un leader”. Meloni spiega di aver voluto seguire le volontà di cambiamento indicate dagli elettori alle elezioni europee e di aver aspettato l’ultimo momento per indicare la sua intenzione di voto perché ha voluto prima ascoltare il programma politico della prossima Commissione. “Penso di avere fatto una scelta di coerenza, non sulle mie posizioni, ma rispetto alle Europee – dichiara- Il tema non è von der Leyen sì o no, il tema è quali siano le priorità di cui l’Europa deve occuparsi”. E sulle divisioni all’interno del centrodestra nel sostegno a von der Leyen, difende la sua coalizione: “Il M5S mi insulta perché ho votato come loro, il Pd perché non ho votato come loro dopo aver loro stessi minacciato di non sostenere von der Leyen se si fosse azzardata a dialogare con me. E tutti insieme insultano i partiti del centrodestra per aver votato in modo difforme, esattamente come hanno fatto loro”.

Per Meloni non c’è il rischio che l’Italia venga isolata, né in Europa né in generale nello scacchiere internazionale. Questo nonostante il segretario generale uscente della Nato, Jens Stoltenberg, abbia scelto lo spagnolo Javier Colomina come rappresentante speciale per i Paesi del fianco Sud, in primo luogo quelli del Mediterraneo. Una mossa che è suonata come uno sgarbo nei confronti del Governo italiano, che su quella posizione strategicamente cruciale aveva lavorato a lungo e si preparava a presentare un suo candidato. “Tutti riconoscono il peso e il ruolo dell’Italia e sono certa che queste saranno le valutazioni che si faranno quando si definiranno le deleghe. L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione, uno dei più grandi e influenti Paesi europei – spiega Meloni -. Il nostro compito è contribuire a tracciare una rotta, non assistere in silenzio a cosa accade”. La sua, prosegue, è stata una decisione politica, fatta di “visione e decisione”, per evitare di creare alleanze che non la pensano allo stesso modo sui temi fondamentali. Secondo la leader di Fdi non c’è il rischio che questa decisione impedisca all’Italia di ottenere deleghe di peso: “Si sostiene che von der Leyen non riconosca ai Paesi membri il ruolo che il loro peso determina, ma decida in base al fatto che i partiti di governo l’abbiano votata o meno? Fitto? Quando capiremo quale sia il tipo di materia che potrebbe essere affidata all’Italia individueremo, insieme alla maggioranza, anche la persona migliore. La nostra priorità sono le deleghe di carattere economico, industria, competitività, coesione, che ci consentano di aiutare l’Italia e l’Europa”.

Il rapporto con von der Leyen non è stato compromesso dalla presa di posizione dei parlamentari di Fdi: “Parlo sempre con la presidente della Commissione, abbiamo imparato a rispettarci a vicenda. Abbiamo collaborato fino ad ora e continueremo a farlo anche in futuro. Mentre von der Leyen parlava – prosegue – ho ricevuto messaggi di imprenditori, industriali, persone che hanno imparato che questa è un’Europa che non guarda il contesto nel quale si muove e pensa che la sua missione sia semplicemente iper-regolare tutto. Ho incontrato qualche giorno fa alcuni rappresentanti delle grandi industrie europee, e c’erano enormi convergenze tra le loro preoccupazioni e la mia strategia in materia di competitività, sul tema di una transizione verde e compatibile con sostenibilità economica e sociale, e sull’energia”.

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