A definirli così è un lungo articolo dei Daily Mail che denuncia la situazione preoccupante di sempre più persone che volano in stato di ebbrezza causando problemi agli altri passeggeri
Chiunque prenda un aereo sa quanto sia importante essere tranquilli in volo. Sarà perché il viaggio è lungo o perché qualcuno ne soffre e non vuole essere importunato o anche per il semplice fatto di poter approfittare di quel tempo per riposare. Ma in Scozia, negli ultimi anni, si è assistito al vertiginoso aumento degli “ubriachi volanti“, ovvero coloro che salgono sull’aereo dopo aver bevuto fino ad ubriacarsi. A definirli così è un lungo articolo dei Daily Mail che denuncia la situazione preoccupante ricostruendo tutti i recenti episodi. È accaduto su un volo Ryanair, partito da Edimburgo e costretto a fare marcia indietro a causa di tre uomini attaccati ad una bottiglia di vodka. Dopo l’atterraggio di emergenza, i tre sono poi stati scortati fino all’uscita, ma hanno causato ingenti danni ai passeggeri, e non solo. “Era ovvio prima di partire che uno di loro era ubriaco – ha spiegato un passeggero spagnolo -, puzzava di alcol e svapava senza scrupoli. Dopo il decollo, hanno iniziato a urlare e hanno cacciato una bottiglia di vodka. Presto è arrivato un assistente a togliergliela ma invano”.
Già qualche giorno prima, un volo da Glasgow ha dovuto fare dietrofront per scaricare un passeggero ubriaco. Un approccio “tolleranza zero“, voluto ancor di più dai costi a cinque cifre per le deviazioni a cui sono costretti gli aerei. Ma ciò non annulla i numerosi ritardi causati dai viaggiatori ubriachi. Nel 2019, gli incidenti segnalati sono stati 373, mentre nel 2022 sono saliti a 1028.
Già a febbraio era successo che un volo da Edimburgo a Tenerife venisse deviato in Portogallo, dove si è fermato per far scendere delle persone che stavano litigando. “Lanciavano bottiglie e i bambini sono rimasti terrorizzati – ha detto un passeggero, David Love, al Daily Record -. Erano rumorosi dall’inizio, ma gli assistenti di volo erano impotenti. Ci sono state un paio di zuffe. Dovrebbe esserci un test del palloncino per i passeggeri prima di volare”.
Il problema evidentemente potrebbe essere legato alla presenza di numerosi bar negli aeroporti. A Edimburgo, in effetti, gli orari di apertura vanno dalle 3 alle 5 e non sono controllati da leggi di licenza che ne potrebbe limitare la vendita di alcolici. “È inaccettabile – dice Paul Waterson della Scottish Licensed Trade Association al Daily Mail -. Gli operatori non possono semplicemente dire ‘serviremo alcol quanto più possiamo per fare quanti più soldi possibile e al diavolo le conseguenze, sta alle compagnie aeree gestirle’ perché non possiamo farlo a terra. Siamo responsabili per una certa distanza dopo che qualcuno lascia i nostri locali, e se accade un reato, allora va contro la nostra licenza. Dovrebbe essere lo stesso per gli operatori negli aeroporti”.
Per Waterson, le compagnie aeree sono parte del problema, perché i passeggeri possono usufruire di sconti speciali per l’acquisto di bevande alcoliche. Tutto questo si traduce in un caos generalizzato, che poi costringe le compagnie a prendere provvedimenti quando è troppo tardi. Eppure le multe arrivano fino a 5000 sterline e due anni di prigione per atti di ubriachezza. Ma ciò non basta a frenare gli “ubriachi volanti”, che proliferano sugli aerei causando disagi continui ai passeggeri e al personale di bordo. E il problema sembra tornare a un punto di partenza. Perché gli attori coinvolti (aeroporti e compagnie aeree) si danno colpa a vicenda, ma nessuno dei due rinuncia alle entrate derivante la vendita degli alcolici. Forse le uniche vittime di tutto questo marasma sono quei poveri passeggeri che, intrappolati ad alta quota in balia di ubriachi molesti, perdono ore per arrivare alle loro destinazioni.