Il ritiro di Joe Biden dalla corsa per la Casa Bianca non basta ai Repubblicani, che rilanciano: “Deve dimettersi immediatamente”, è il refrain arrivano dagli uomini più vicini a Donald Trump subito dopo l’annuncio del passo indietro da parte del presidente degli Stati Uniti. Con i Democratici in confusione a ormai meno di quattro mesi dalle urne, gli avversari cercano quindi il jackpot nonostante il commander-in-chief abbia già detto di volersi “concentrare” esclusivamente sul termine il suo mandato. Escludendo, insomma, qualsiasi possibilità di lasciare il 1600 di Pennsylvania Avenue.

La reazione di Trump non si è fatta attendere ed è stata dirompente: “Il disonesto Joe Biden non era in grado di candidarsi alla Presidenza, e certamente non è in grado di assolvere l’incarico e non lo è mai stato”, ha scritto il tycoon sul social Truth. “Tutti coloro che lo circondavano, compreso il suo medico e i media, sapevano che non era in grado. Passerà alla storia come il presidente di gran lunga peggiore del Paese”, ha aggiunto. Duro anche lo speaker repubblicano della Camera, Mike Johnson, che ha chiesto invece a gran voce le dimissioni immediate di Biden dalla presidenza perché “se non è in grado di correre, allora non è in grado neanche di servire”.

È la prima volta, da decenni, che un presidente rinuncia a ricandidarsi per un secondo mandato alla Casa Bianca: avvenne nel 1968, quando il democratico Lyndon Johnson, decise di non ricandidarsi per un secondo mandato pieno, sebbene l’annuncio di Biden sia avvenuto in una fase molto più avanzata della campagna. Dopo aver resistito per giorni alle pressioni il presidente ha quindi dovuto alzare bandiera bianca.

Il pressing sul presidente era iniziato dopo la sua disastrosa performance al dibattito tv con Trump del 27 giugno. Da allora è stato un crescendo di richieste. Dall’ex speaker della Camera Nancy Pelosi all’ex presidente Barack Obama, passando per i leader del Congresso Chuck Schumer e Hakeem Jeffries. Una pressione divenuta insostenibile con il passare dei giorni. Il Covid che lo ha poi costretto all’isolamento negli ultimi giorni, strappandolo alla campagna elettorale, è stato il colpo definitivo, mostrando un presidente fragile e debole e rafforzando l’idea che le sue chance di vincere in novembre fossero ormai ridotte al lumicino.

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