“E’ la Z Generation bellezza e tu non puoi farci niente: ti spazzerà via!”. Se mai esistesse una versione 3.0 del mitico film del ‘52 con Humphrey Bogart “L’ultima Minaccia” questa sarebbe la nuova versione della frase cult nel film. Già, la Z Gen. Un torrente di confusioni. Noi, con i nostri ombelichi che crediamo siano “il centro del mondo”, stiamo ignorando che la più grande generazione di giovani è in Africa. Non c’entra con le migrazioni, la maggior parte rimarrà là. E là diventerà ricca.
La vecchia Europa ospiterà una società sempre più anziana che sarà costretta a ricorrere necessariamente alle risorse umane africane se vorrà continuare a essere competitiva nell’economia reale.
I ragazzi della generazione Z africana oggi sono più istruiti: nel 2000 solo il 27 per cento era in possesso di un diploma di scuola superiore, ma nel 2020 la percentuale balzata al 44 per cento. Metà della popolazione ha meno di 19 anni ed un numero sempre maggiore dei 30 milioni di giovani che ogni anno compiono 16 anni otterrà una educazione secondaria. In Africa circolano circa 700 milioni di telefoni cellulari mentre Internet è usato da 600 milioni di navigatori.
E mentre noi non li conosciamo affatto – e non sappiamo una parola di swahili (lo parlano in 200 milioni di persone) – loro ci conoscono benissimo. Parlano inglese o francese e usano ogni tipo di social media. I giovani delle grandi periferie urbane non sono sprovvisti di informazioni sulla realtà circostante e sono molto più collegati di quanto si creda con la cultura occidentale , sono al corrente di ciò che accade.
Si dice che la Generazione Z abbia opinioni più forti a causa della sua consapevolezza.
In passato era tabù sentire un ragazzino africano esprimere un parere davanti agli anziani, oggi la nuova generazione ha eliminato la paura che c’era prima di parlare davanti agli adulti. Dal punto di vista della crescita della Generazione Z, i giovani africani rispetteranno i loro anziani, non in base al titolo o all’autorità, ma in base alla loro competenza, coraggio e abilità di ascolto.
Tuttavia, a differenza delle generazioni precedenti, la Gen Z non ha pazienza. Quando è colpita in faccia da qualcosa, non esita e non gli importa chi ci sia di fronte.
I giovani di Nairobi ad esempio qualche settimana fa hanno preso d’assalto il parlamento perché sono delusi, vogliono essere ascoltati da adulti, vedono le loro aspirazioni frustrate. Questo avviene anche in altri paesi del continente perché in Africa è in corso un cambiamento antropologico: al posto della vecchia cultura passiva che seguiva i “padri” si impone sempre di più per le nuove generazioni, la spinta a ricercare un proprio interesse individuale.
Non siamo di fronte alla ennesima rivolta etnico-politica e nemmeno di fronte a un tentativo di destabilizzazione golpista: siamo davanti alla ribellione di un’intera generazione che vede messo a repentaglio il proprio futuro.
Durante un collegamento del Presidente del Kenia William Ruto con i giovani di X-Space,uno di loro gli ha detto chiaro in faccia senza battere ciglio che il governo è composto da ministri incompetenti che non capiscono i loro incarichi. Sarà anche stata una coincidenza ma il presidente Ruto qualche giorno fa ha mandato a casa tutti gli uomini del suo governo. Ma anche dopo l’annuncio del Presidente, i giovani sollevano domande su come sia possibile convivere con la Generazione Z e parlare la stessa lingua.
È chiaro che il risveglio di questa generazione ha portato a significativi cambiamenti per il governo del Kenya. E forse affrontare le cose in modo diverso, potrebbe rappresentare un passo realmente positivo.
Diversi leader di molti paesi africani sono diventati facili prede della corruzione, protagonisti del clientelismo e sono ricorsi a brogli di ogni genere pur di vincere: ora stanno facendo i conti con una popolazione affamata di cambiamenti.
In diversi paesi africani, i nuovi movimenti di giovani pro-democrazia, noti come movimenti cittadini, stanno sempre più acquisendo influenza nella protesta e nella mobilitazione socio-politica. Questi giovani esprimono la loro rivolta di fronte alle ingiustizie e alla loro disapprovazione di un ordine socio-politico i cui titolari sono impigliati in prevaricazioni di ogni genere.
Se da un lato questa rinascita della protesta giovanile non è certamente nuova e dura comunque da più di dieci anni, dall’altro cresce il riflesso di fare un bilancio, che molto spesso porta al tipo di valutazione pessimistica tipicamente associata al continente.
Gli afro pessimisti dicono che alla fine in Africa che non cambierà nulla e che i cosiddetti “giovani” ( della generazione X Y Z o altro…) continueranno a contare pochissimo. Io sono convinto invece che l’Africa mai come oggi sia una polveriera, una grande bomba di energie e se non sapremo capire con gli africani quale sia il futuro possibile delle nuove generazioni, questa bomba ci scoppierà in mano.