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“Ogni anno 1000 morti per autoerotismo”: dall’asfissia erotica all’uso di oggetti estremi, ecco quando il piacere può diventare letale

Un recente caso di cronaca, che vede coinvolta una sessantottenne forse deceduta per un gioco erotico finito male, riaccende i riflettori su un argomento poco dibattuto, in quanto molto delicato, ma comunque importante

Chiariamo subito un punto: normalmente, la masturbazione non uccide nessuno. Per quanto ancora fino a metà del secolo scorso la sola idea era tabù, e intorno alla pratica ruotavano convinzioni leggendarie (come il rischio di diventare ciechi o matti), la scienza ha poi chiarito che la masturbazione apporta addirittura dei benefici: ha un ruolo nello sviluppo sessuale, induce un senso di rilassamento e benessere che facilita il sonno e riduce lo stress, diminuisce il dolore grazie al rilascio di endorfine, può migliorare i rapporti sessuali, attua un piccolo allenamento cardiovascolare. Secondo le ricerche, l’80% degli uomini e il 60% delle donne dichiara di masturbarsi con regolarità – e forse sono anche di più, perché intorno alla pratica predominano pudore e vergogna. Ma tutto cambia quando l’autoerotismo diventa compulsivo, interferendo perfino nella vita quotidiana, o peggio ancora quando la ricerca del piacere diventa esasperata, e per raggiungere la soddisfazione sessuale si cercano emozioni sempre più forti e pericolose. Tanto che dagli studi emerge che ogni anno muoiono tra le 500 e le 1.000 persone in tutto il mondo proprio per autoerotismo.

L’asfissia erotica: l’orgasmo che soffoca
Nei casi estremi e più rischiosi, l’autoerotismo gioca con l’ossigeno. “L’asfissia erotica viene effettuata in condizioni di privazione di ossigeno al cervello. A volte, anche durante il rapporto sessuale l’uomo stringe il collo alla donna o all’altro uomo per aumentare la sensazione di benessere, favorire la perdita di coscienza e la disinibizione, incrementare la sensazione di piacere e l’orgasmo”, spiega il dott. Daniel Giunti, sessuologo, fondatore del Centro Integrato di Sessuologia Il Ponte (Firenze), creatore della pagina Instagram di sessuologia (quasi 700.000 follower) e della piattaforma per consulenze sessuologiche online miosessuologo.it. “Durante la pratica autoerotica si ricorre a legature o sacchetti di plastica intorno alla testa, che poi non si riescono a togliere in tempo”. Il problema è che la perdita di conoscenza è molto più rapida di quanto non si possa pensare: se la compressione avviene su entrambe le carotidi basta meno di mezzo minuto. Ed ecco l’incidente di percorso, il più delle volte catalogato come suicidio, anche perché i parenti cercano di nascondere il fatto. Il caso più eclatante di decesso per questa pratica fu quello dell’attore di Kill Bill David Carradine nel 2009.

Un fenomeno poco compreso
L’asfissia erotica è nota da secoli agli studiosi. Le prime osservazioni riguardarono i condannati all’impiccagione, nei quali si notava un’erezione al momento della morte. Ma per quanto studiata, la pratica è poco compresa: infatti è difficile trovare soggetti che fanno questi giochetti erotici con una certa frequenza e accettino di essere esaminati. È complicato anche stimare le morti. In uno studio retrospettivo canadese, calcolato sul periodo 1985-2009 e pubblicato nel 2012, si conteggiarono 38 casi nell’Alberta, cioè 0,56 abitanti per milione all’anno, con una maggiore incidenza nelle grandi città rispetto alle aree rurali. Venendo all’Europa, nel 2018 una ricerca tedesca stimava 100 morti all’anno nel Paese. Tra il 1983 e il 2003, le autorità tedesche riferirono per la sola Amburgo 40 fatalità legate alla pratica.

Comunque, su un punto gli scienziati concordano: a essere coinvolti sono soprattutto maschi di razza bianca, single, indifferentemente giovani e vecchi. I motivi che spingono le persone a correre un simile rischio sono tanti: tra questi la curiosità, la ricerca ossessiva del piacere, la poca conoscenza del proprio corpo e lo scarso rispetto nei suoi confronti. Attualmente l’asfissia autoerotica rientra nell’ambito dei comportamenti sessuali devianti o comunque estremi. “Teniamo presente che può essere pericolosa se fatta con leggerezza, o peggio sotto l’influsso di alcol o di sostanze stupefacenti”, avverte il dott. Giunti. Meno rischiosa, ma comunque da evitare, è la pratica di inserire oggetti estranei nell’ano o nella vagina.

Oggetti pericolosi
“Nella masturbazione, la stimolazione del pene non causa particolari incidenti”, spiega il sessuologo, ricordando però che i problemi nascono quando si cerca di infilare il pene in qualche fessura e poi non si riesce più a toglierlo e bisogna ricorrere al pronto soccorso (e magari anche a interventi chirurgici impegnativi, con il rischio di finire su tutti i giornali). “Altrettanto rischiosa è la stimolazione anale, con l’inserimento di oggetti diversi. L’orifizio anale non ha fondo e gli oggetti si possono incastrare; non a caso i sex toys hanno una base larga, che impedisce la penetrazione completa e facilita il recupero”. Se poi l’oggetto del desiderio è di vetro (bottiglie, lampadine o termometri), subentra anche il rischio che si rompa, provocando una perforazione intestinale. “Per le donne i rischi sono più rari, perché ricorrono più facilmente alla stimolazione esterna della clitoride, ma anche perché dispongono di più sex toys. Inoltre il cavo vaginale ha un fondo e gli oggetti sono recuperabili”.

In ogni caso per entrambi i sessi, piuttosto di usare oggetti pericolosi che come minimo possono causare lesioni e infezioni, è meglio ricorrere ai sex toys. “Sono sicuri, se sono di qualità certificata e vengono usati secondo le istruzioni”, sottolinea il dott. Giunti. In conclusione, non ci sono controindicazioni a un normale autoerotismo, senza ossessioni e senza estremismi, avendo l’accortezza di rispettare le regole igieniche di pulizia delle mani e degli eventuali sex toys che si utilizzano.