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Yemen, leader Houthi: “Tel Aviv non è sicura”. Missili verso Eilat e nave Usa colpita dopo il raid di Israele. Netanyahu vedrà Biden

Nuove minacce a Tel Aviv dagli Houthi, che dopo l’attacco israeliano al porto di Hodeida avevano subito promesso di rispondere “con l’escalation all’escalation”. Il portavoce militare del gruppo yemenita sostenuto dall’Iran ha dichiarato oggi che numerosi missili balistici sono stati lanciati verso Eilat, in Israele, e che un’operazione navale, aerea e missilistica congiunta ha colpito la nave americana Pumba nel Mar Rosso. A riferirlo è la tv di proprietà degli Houthi, Al Masirah. Secondo il portavoce, Yahya Saree, entrambi gli attacchi hanno avuto “successo”. E ha aggiunto che gli Houthi continueranno ad attaccare Israele finché continuerà “l’aggressione” al popolo palestinese, per poi annunciare “importanti dichiarazioni nelle prossime ore”. Un altro missile è stato intercettato dal sistema di difesa aerea dell’esercito israeliano, un terra-terra diretto lanciato dallo Yemen che non ha raggiunto Israele. Si apre così un terzo fronte, dopo l’operazione israeliana nella Striscia di Gaza seguita all’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, e quello a nord, con Hezbollah che ieri ha lanciato 45 razzi dal Libano verso il nord di Israele provocando lo scoppio di incendi.

Nella giornata di ieri, 20 luglio, Israele ha colpito con un raid aereo la città di yemenita di Hodeida, la quarta del Paese con il suo mezzo milione di abitanti e un porto strategico anche per i rifornimenti di armi iraniane per gli Houthi. Quella di Israele è stata una risposta al drone degli Houthi che il 19 luglio ha colpito Tel Aviv e ucciso una persona. “Il sangue dei cittadini ha un prezzo”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, che durante lo Shabbat, informando gli Stati Uniti e altri alleati regionali, ha autorizzato l’operazione battezzata “Long arm“, a dimostrazione del fatto che “siamo capaci di colpire a grande distanza”. “Il bilancio delle vittime dei raid israeliani a Hodeida è salito a tre martiri e 87 feriti“, ha riferito l’agenzia dei ribelli yemeniti Saba citando il ministro della Salute, mentre secondo i media israeliani che citano fonti internazionali i morti sarebbero 6. Ad essere colpite sono state una raffineria di petrolio e a una centrale elettrica nella zona di Ras Khatib. Israele “pagherà” hanno subito promesso gli Houthi già nella serata di ieri. E oggi hanno rilanciato: “Il nemico israeliano non è più al sicuro in quella che viene chiamata Tel Aviv”, ha detto in una dichiarazione pubblica il leader degli Houthi Abdul Malik al Houthi, citato da Mayadeen news. “Gli Houthi dello Yemen continueranno ad attaccare Israele, non ci saranno linee rosse nella risposta degli Houthi”, ha poi aggiunto Mohammed Abdulsalam, portavoce del gruppo, ad Al Jazeera.

Teheran ha condannato l’attacco delle forze israeliane. “Finché continua l’aggressione del regime sionista in Palestina, soprattutto a Gaza, la pace non tornerà nella regione”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani, avvertendo del pericolo di inasprimento della tensione a Gaza e di espansione della guerra nella regione, “come risultato del pericoloso avventurismo degli israeliani”. “Il regime sionista e i suoi sostenitori, compresi gli Stati Uniti, sono responsabili di qualsiasi conseguenza pericolosa e imprevedibile della continuazione dei crimini dei sionisti a Gaza e degli attacchi avventuristici del regime allo Yemen”, ha sottolineato il portavoce, citato dall’Irna. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “profondamente preoccupato” per gli attacchi aerei israeliani su Hudaydah. In una nota ha invitato tutte le parti a evitare attacchi contro civili e a mostrare moderazione per prevenire un’escalation. Anche l’Arabia Saudita, da due anni in tregua coi ribelli Houthi, ha invitato alla “massima moderazione”, affermando che il raid israeliano “aggrava l’attuale tensione nella regione e ferma gli sforzi in corso per porre fine alla guerra di Gaza”. Tuttavia è l’Idf a dire che il fronte yemenita sta diventando sempre più centrale, con la possibilità che Israele – riferiscono i media – individui presto nuovi obiettivi da colpire. Secondo un’indagine dell’aviazione israeliana, il drone di fabbricazione iraniana lanciato dagli Houthi contro Tel Aviv avrebbe percorso più di 2.600 chilometri prima di arrivare in Israele. Il Samad-3 modificato avrebbe attraversato il mar Rosso, l’Eritrea, il nord del Sudan e l’Egitto e infine il Mediterraneo indirizzandosi verso Tel Aviv da occidente. Ma in quel momento – spiega l’indagine dell’aviazione – gli operatori radar israeliani erano concentrati su un altro drone, poi abbattuto, lanciato dall’Iraq da una milizia alleata dell’Iran.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato: “Combattiamo l’Iran e le sue metastasi”. “Chiunque desideri vedere un Medio Oriente stabile e sicuro dovrebbe opporsi all’asse del male iraniano e sostenere la lotta di Israele contro l’Iran e le sue metastasi: sia nello Yemen, sia a Gaza, sia in Libano, ovunque”, ha detto Netanyahu, che ha seguito l’attacco in Yemen dalla sede dell’Aeronautica militare al ministero della Difesa a Tel Aviv. “Questa operazione – ha aggiunto – ha colpito obiettivi a 1.800 km dai nostri confini. Rende chiaro ai nostri nemici che non esiste luogo in cui non possa arrivare il lungo braccio dello Stato di Israele”. Il premier israeliano incontrerà il presidente statunitense Joe Biden martedì a Washington e partirà per gli Usa domani mattina. Sono in corso sforzi per approvare la risposta israeliana sul possibile accordo per una nuova tregua a Gaza prima dell’incontro, ha riferito la tv pubblica Kan secondo cui Netanyahu potrebbe incontrare il team negoziale prima di partire per Washington. Ieri sera il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha chiesto nella manifestazione a Tel Aviv che il premier non parta senza aver prima raggiunto l’accordo con Hamas per il ritorno degli ostaggi. Lo stesso è stato chiesto nelle altre manifestazioni che, come ogni sabato sera, si sono svolte in molti luoghi di Israele.

Intanto nella Striscia l’Idf riferisce l’eliminazione di una cellula di Hamas che avanzava verso le sue truppe nella zona di Rafah, mentre nella giornata di ieri in un raid sul campo profughi di Nuseirat sono state colpite le abitazioni delle famiglie al-Shariri e Abu Sidra, causando almeno 8 morti. Al-Jazeera riporta altri 5 morti nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza City, 4 morti, inclusi 2 bambini, a Janalia, 3 a Bureij, e un uomo colpito da un drone a Khan Younis. Dal 7 ottobre, i morti palestinesi sono 38.919 e i feriti 89.622, con migliaia di dispersi sotto le macerie.