“Da terra ho sentito arrivare i colpi, senza però rendermi bene conto. Provavo dolore”. Andrea Joly, 28 anni, è il cronista del quotidiano La Stampa che sabato scorso è stato pestato durante la “Festa della Torino nera”, organizzata da militanti di estrema destra nel locale Asso di Bastoni. Spinte, calci, anche un tentativo di soffocamento: “Mi sento cingere il collo da dietro da qualcuno che mi stringe con l’avambraccio e mi toglie il respiro: non perdo conoscenza, ma ho una chiara sensazione di soffocamento. Per mia fortuna riesco a liberarmi e scappare”. Questo il suo racconto in un’intervista a Repubblica. La sua colpa? Voler fotografare e filmare quello che stava accadendo.

Per il pestaggio sono già stati identificati due militanti di Casapound. Ma continua il lavoro degli investigatori della digos della Questura di Torino per identificare i militanti di estrema destra che sabato sera hanno partecipato all’aggressione del giornalista in via Cellini, quartiere San Salvario. I due già identificati sono un 45enne e un 53enne, riconosciuti nel pomeriggio di domenica anche dalla vittima dell’aggressione. Sono stati denunciati per violenza privata, lesioni personali con l’aggravante del reato commesso “per agevolare l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi” che abbiano tra i loro scopi la “discriminazione o l’odio etnico, nazionale, razziale o religioso”. Entrambi gli identificati avrebbero precedenti legati alla loro attività politica.

Il giornalista è stato accerchiato da almeno sette persone e gli investigatori sono arrivati ai due dopo aver visionato i video sia del cronista che dei residenti della zona che hanno assistito alla scena filmandola con i telefonini. “In questi giorni sono in ferie. Camminavo per i fatti miei a San Salvario, in via Cellini, quando ho notato dei rumori e dei bagliori in fondo al vicolo”, ha spiegato Joly nella sua intervista. “Quando sono arrivato davanti all’ingresso e ho visto le bandiere di CasaPound, ho capito – prosegue il suo racconto – sono un cronista, e naturalmente già pensavo a un eventuale servizio per il sito del giornale”. Quindi ha iniziato a fare foto e video. È il motivo dell’aggressione: “Due ragazzi si sono avvicinati – ha spiegato – mi sono venuti addosso e sono caduto quasi subito. Lo smartphone mi sfugge, ma poi lo riprendo con uno scatto. Cado ancora, non faccio nemmeno due passi. Provo ancora a rialzarmi ma non riesco“.

Lì scattano i calci e il tentativo di soffocamento. Andrea Joly però riesce a sottrarsi e fuggire: “Dai balconi sento qualcuno che grida ‘lasciatelo stare‘, ma è tutto confuso”. Poi il ricovero in ospedale alle Molinette: “Tutto intero, senza nulla di rotto, soltanto qualche ammaccatura. Ho ferite a un gomito e alle ginocchia, conseguenza, credo, delle cadute, ma insomma è andata bene”, ha racconto il cronista. Che sul possibile scioglimento di CasaPound ha risposto: “Basterebbe ascoltare la Costituzione, lì dentro c’è tutto”.

Il movimento di estrema destra ha peraltro diffuso un comunicato: “Invitiamo pubblicamente il giornalista Andrea Joly a un dibattito sulla violenza politica durante la nostra festa nazionale, ‘Direzione Rivoluzione’, dal 5 all’8 settembre a Grosseto”. La nota di Cpi – due loro militanti sono identificati tra gli aggressori – prosegue: “Se Joly non cerca solo visibilità ma vuole esprimere le sue opinioni sul nostro movimento, lo invitiamo a farlo direttamente con noi, presentandosi a una festa qualificandosi e senza filmare di nascosto anche i minori presenti. In questi anni, le nostre porte sono sempre state aperte per dibattiti con giornalisti noti come Mentana, Formigli e Sansonetti”. Nello stesso comunicato, CasaPound ha invitato alla manifestazione anche Ilaria Salis “che nessuno ha minacciato ma che confermiamo di ritenere miserabile per agguati armati di martello contro avversari politici”. Il riferimento è alle polemiche sul video di promozione della festa di Torino, dove l’europarlamentare di Avs è stata appellata così da Luca Marsella.

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