Dava ordini su come organizzare il clan, sul racket da imporre ai commercianti, sulla gestione della cassa comune, il mantenimento dei complici e delle loro famiglie. Ma ordinava anche attentati contro chi non voleva pagare la messa a posto. Un ruolo che riusciva a portare avanti nonostante fosse in carcere. C’era un detenuto, affiliato alla Sacra corona unita, al vertice del clan di San Pietro Vernotico. E’ quanto hanno accertato i carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Brindisi, che hanno eseguito un decreto di fermo emesso dai pm della Direzione Antimafia di Lecce. Quattro le persone finite in carcere per associazione di tipo mafioso, tentata estorsione, porto e detenzione di armi da fuoco, lesioni personali, danneggiamenti con esplosivi.

Le indagini sono partite a ottobre del 2022 dopo alcuni atti intimidatori contro esercizi commerciali. Gli investigatori hanno scoperto che nel comune brindisino esisteva una organizzazione criminale di tipo mafioso guidata dal detenuto. Nel comunicato ufficiale degli investigatori non sono però presenti i nomi dei soggetti finiti agli arresti, come previsto la legge approvata dal governo di Mario Draghi e dalla ministra Marta Cartabia sulla presunzione d’innocenza.

Il presunto promotore del clan è accusato di essere l’ideatore di una serie di atti intimidatori e danneggiamenti nei riguardi di imprenditori locali, ma anche della ex moglie e dei suoi familiari: la donna, secondo il suo ex marito, andava punita per aver instaurato un nuovo legame sentimentale. Gli ordini dal carcere arrivavano anche grazie all’uso di cellulare e pc, detenuti illecitamente all’interno del penitenziario. Le intimidazioni sono avvenute anche con l’utilizzo di bombe carta, piazzate di fronte alle attività commerciali. In un caso, invece, la saracinesca di un locale era stata crivellata con quindici colpi di arma da fuoco calibro 7x65A.

L’organizzazione aveva anche cercato di screditare e delegittimanare il comandante della Stazione dell’Arma di San Pietro Vernotico, ritenuto particolarmente attivo nel contrasto ai reati del clan nella cittadina. Durante un’udienza di un processo al Tribunale di Brindisi, il detenuto aveva esibito al giudice un foglio di carta con una foto sfocata che, a suo dire, ritraeva il militare: l’obiettivo era screditare il carabiniere e ottenere il suo trasferimento. Secondo quanto accertato, però, la foto era stata artefatta dai complici su indicazione del presunto promotore del gruppo criminale.

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