La trasparente e pubblica governance della risorsa farmaco nel suo complesso (farmaci legali e farmaci droghe) è oggi, al principio del terzo millennio, diventata una priorità assoluta e una questione di sicurezza nazionale ed europea.
Mentre il Procuratore Gratteri al TG1 rendeva noto a tutti gli italiani che la sola ‘ndrangheta in Europa con un quasi monopolio nel commercio della cocaina ha ormai raggiunto la incredibile cifra di circa 56 miliardi di incasso (cash!) all’anno, la Commissione europea di Ursula von der Leyen veniva contemporaneamente condannata dalla Corte Ue per mancata trasparenza nella gestione miliardaria del pubblico denaro in occasione delle trattative per l’acquisto dei vaccini contro il Covid-19.
Sempre contemporaneamente, veniva pubblicato su una importante rivista scientifica internazionale uno studio (eseguito in Olanda!) in cui viene resa nota non solo la differenza in termini di efficacia tra due trattamenti medici contro il melanoma, ma anche una valutazione comparativa tra i costi dei due trattamenti come scopo principale dello studio. Di norma, nonostante l’eccezionale produzione scientifica sulle sperimentazioni cliniche, in Italia questo non accade, specie per i farmaci innovativi sotto brevetto sempre più costosi, ormai insostenibili per il nostro Ssn.
Restando nei termini dei macro dati di queste notizie, fa assolutamente impressione che 56 miliardi l’anno contanti siano a disposizione della sola ‘ndrangheta quando tutto l’Esercito italiano (32), le forze di Polizia e la Magistratura (10) non raggiungono come finanziamenti totali i 42 miliardi l’anno.
Si comprende bene così il grandissimo gap tecnologico/informatico finanche nel versante dell’uso della Intelligenza Artificiale (AI) a tutto vantaggio della malavita organizzata. Una così grande disponibilità di denaro cash, che semplicemente reinvestendolo dovunque rende non meno del triplo della sua consistenza, impone una immediata e profonda riflessione sulle strategie di contrasto e su come incrementare il finanziamento per Forze dell’Ordine ed Esercito.
La malavita organizzata grazie alla AI ha iniziato da tempo una potente e diffusa azione di “sperimentazioni cliniche sul campo” per produrre nuove molecole (differenti spesso solo sul piano della cinetica, cioè non della struttura ma della modalità di somministrazione dei farmaci) allo scopo di ottenere la massima diffusione sul territorio grazie ad una sempre maggiore disponibilità di prodotto, accompagnata da una diminuzione dei prezzi al consumo.
Mentre la malavita organizzata indica così la strategia vincente per la maggiore produzione e diffusione dei farmaci-droghe a scopo esclusivamente ricreativo e non terapeutico, l’esatto opposto in termini economici accade invece per i farmaci innovativi e sotto brevetto a scopo terapeutico.
L’Ai comincia ad essere utilizzata anche per produrre farmaci innovatici a scopo terapeutico differenti anche solo sul piano della cinetica; ma questo evento, che nei Paesi oggi primi al mondo nella produzione dei farmaci (Cina ed India) non viene riconosciuto come innovativo e di conseguenza prodotto e copiato a basso costo, da noi resta a costi altissimi ormai insostenibili. In pochi decenni e in maniera estremamente pericolosa sul piano dei rapporti tra potenze internazionali, Paesi come Cina ed India sono divenuti pressoché monopolisti nella produzione e nel rifornimento per l’Ue di tutte le migliaia di principi attivi ormai fuori brevetto. In Ue e in Italia assembliamo soltanto i principi attivi che, bontà loro, India e Cina ci forniscono a basso costo.
Dall’altra parte lo studio olandese lancia un chiaro avviso del livello eccezionale di costi, ormai raggiunto invece dalla produzione farmaceutica sotto brevetto in Ue e Italia, costi di norma mai resi noti in trasparenza alla opinione pubblica. Il costo di un solo trattamento con ipilimumab contro il melanoma ha raggiunto la incredibile cifra di 434mila euro. In termini di paragone, per intenderci, equivale da solo a circa 7 anni (!) di stipendio lordo di un Dirigente Medico neoassunto chiamato ad utilizzarlo nel nostro Ssn. Insostenibile!
L’intero Ssn è oggi finanziato con 134 miliardi di euro. La spesa farmaceutica complessiva a carico del Ssn da tempo ha sfondato il tetto di 20 miliardi l’anno, cui si aggiunge una spesa diretta a carico del paziente sempre più elevata, ma in gran parte fatta di farmaci fuori brevetto sempre più carenti nelle farmacie territoriali.
E’ già accaduto che avere lasciato in monopolio alla sola Cina la produzione di modestissime mascherine ffp2 abbia determinato tra febbraio e marzo 2020 non meno di 40mila morti per la esplosione pandemica del Covid 19. Sta già accadendo cha avendo lasciato a Nazioni come Cina e India la produzione pressoché in monopolio di farmaci generici fuori brevetto ma essenziali come gli antibiotici ha reso ufficialmente “carenti” questi farmaci negli scaffali delle farmacie italiane: un numero sempre crescente di cittadini italiani smette di curarsi per questa “carenza”.
Siamo la nazione che produce più farmaci di tutti in Europa, ma solo sotto brevetto e con il 97% di esportazione del prodotto. E’ un dato negativo che si passa invece come positivo. Le strutture di monitoraggio dei costi dei farmaci, specie innovativi, sono state azzerate e non potenziate all’interno di tutti gli Irccs oncologici di Italia: perché?
Per contrastare in trasparenza questa situazione ormai drammatica sarebbe sufficiente anche solo rendere noto, trasparente e pubblico all’interno delle cartelle cliniche di tutti i nostri pazienti il costo dei farmaci a gravare sul Ssn. Perché non si fa?
La governance trasparente e pubblica della risorsa farmaco è una questione prioritaria e su questa governance si gioca a mio parere la sopravvivenza non solo del Ssn, ma dell’intero Stato italiano e della intera Ue.