Discriminazioni nelle quotidiane attività della vita sociale, esclusioni dai servizi pubblici a causa di barriere architettoniche, mancato rispetto dell’inclusione lavorativa per le cosiddette categorie protette, oltre a casi di assenza d’integrazione scolastica nelle gite didattiche ed episodi di violenza ai danni soprattutto delle donne con disabilità. Di tutto questo, ma non solo, si occupa dal 2016 l’Ufficio Antidiscriminazione dell’Associazione nazionale malati e mutilati civili. Tante sono le denunce raccolte dall’Anmic (498 su 1.030 contatti nel solo 2023) che il 10 luglio ha presentato il Rapporto intitolato “Le discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità. Report anni 2016-2023”. Tra le storie emerse, ilfattoquotidiano.it ha raccolto testimonianze su ambiti diversi che descrivono molteplici criticità.

La battaglia di Alberigo – Alberigo è un bambino di nove anni che frequenta la scuola primaria. Per spostarsi usa una sedia a rotelle e con il supporto di un insegnante di sostegno e un assistente all’autonomia e alla comunicazione, si impegna a partecipare alla vita scolastica. Nonostante il suo entusiasmo, ha incontrato numerosi impedimenti, in particolare durante le gite scolastiche. “È stato sconcertante scoprire che le uscite didattiche programmate non consideravano le difficoltà di mio figlio. A marzo, due gite sono state organizzate in luoghi non accessibili, costringendoci a lasciare Alberigo a casa. La situazione è peggiorata quando ci è stato detto che non avrebbe potuto partecipare a una gita in pullman all’inizio di aprile, a causa dell’inaccessibilità del percorso”, denuncia la madre, che ha portato il caso all’attenzione dell’Ufficio Antidiscriminazione Anmic. Indignata e umiliata, la madre ha agito scrivendo all’associazione, che ha sollevato la questione con il dirigente scolastico, evidenziando l’importanza di garantire a ogni studente le pari opportunità di partecipare alle attività scolastiche, in linea con la nota MIUR n. 645/02 che sottolinea l’importanza dei viaggi d’istruzione come “opportunità fondamentale per il processo di integrazione scolastica”. Fortunatamente, il dirigente ha convocato un Consiglio di Istituto urgente e ha successivamente programmato una gita accessibile a fine maggio, permettendo al bambino di partecipare come gli altri compagni di classe. “Questo episodio sottolinea l’importanza di organizzare uscite didattiche che considerino le esigenze degli alunni con disabilità”, dice al Fatto l’avv. Annalisa Cecchetti, vicepresidente Anmic e responsabile del Dipartimento nazionale contro le discriminazioni e per le pari opportunità delle persone con disabilità. “È un piccolo passo avanti, anche se non ripara le umiliazioni subite in passato. Spero che questo intervento possa portare a un cambiamento duraturo non solo per mio figlio ma per tutti gli alunni con disabilità, che meritano di godere delle gite insieme ai loro compagni”, aggiunge la madre.

Un’estate al mare senza poter raggiungere il bagnasciuga – Non poter accedere, come tutti gli altri, alla spiaggia è una delle tante umiliazioni e privazioni che le persone a ridotta mobilità devono affrontare. Questa volta è capitato a Carmine, 50 anni. Recentemente ha soggiornato in Sardegna con la sua famiglia in un hotel pubblicizzato come “completamente accessibile”. La sua esperienza è stata parzialmente positiva grazie alle ottime strutture interne dell’albergo, ma anche profondamente deludente per quanto riguarda l’accesso al bagnasciuga. “Sono rimasto soddisfatto dell’hotel, in quanto accessibile per chi, come me, utilizza la sedia a rotelle. Sia la camera che il bagno mi permettevano di muovermi con facilità e di questo sono felice perché molti alberghi si dichiarano accessibili ma poi non lo sono davvero”, racconta Carmine. La sua esperienza insieme alla moglie e ai due figli minorenni, come in tantissimi altri casi simili, ha avuto una nota molto dolente. Carmine non ha potuto godere della spiaggia attrezzata riservata ai clienti dell’hotel a causa di gravi carenze strutturali. “Sono rimasto molto deluso di non aver potuto usufruire della spiaggia. Non c’era la pedana di accesso, per tutta la durata del soggiorno sono dovuto rimanere al tavolo del bar della reception dello stabilimento balneare e sono stato costretto a guardare da lontano mia moglie che portava i bambini a fare il bagno al mare”, spiega molto rammaricato. “Mi sono sentito privato di un momento importante da passare con la mia famiglia, tutto per colpa di chi non comprende che l’accessibilità deve essere a 360 gradi”. La vice presidente di Anmic commenta al Fatto: “Questa segnalazione sottolinea l’importanza di garantire un’accessibilità completa, che vada oltre le mura di un hotel e comprenda tutte le aree destinate al relax e al divertimento degli ospiti”. E aggiunge che quanto successo a Carmine “solleva una questione cruciale: molti siti si proclamano accessibili, ma la realtà spesso non corrisponde alle aspettative e alle necessità dei clienti con disabilità. È fondamentale che le strutture turistiche migliorino i loro servizi per assicurare che tutti i clienti, indipendentemente dalle loro capacità fisiche, possano godere pienamente delle loro vacanze”.

Il ruolo dell’Ufficio antidiscriminazione e i dati del report – L’Ufficio di Anmic nasce nel 2016 con l’obiettivo di garantire quanto prevede la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, recepita nel 2009 dallo Stato italiano, e assicurare l’effettività del principio di parità di trattamento tra i soggetti, vigilando sull’operatività degli strumenti di tutela vigenti contro le discriminazioni ed eliminando disparità qualora le persone con disabilità ne fossero vittime. Il recente rapporto Anmic, con dati aggiornati al 2023 e oltre 1.000 segnalazioni da tutta Italia, evidenzia, ad esempio, che nella tematica ‘Vita sociale’ coloro che hanno subito il maggior numero di discriminazioni sono le persone con disabilità motoria (41%) mentre quelle con disabilità sensoriale si attestano al 24%. Le discriminazioni perpetrate sul posto di lavoro hanno registrato un’altissima percentuale di segnalazioni, attestandosi al 23% del totale, una su quattro di quelle ricevute. La maggior parte di queste provengono da persone con una percentuale di invalidità civile riconosciuta tra il 75% e il 99%. L’età anagrafica dei contatti si riferisce prevalentemente alla fascia 40-60 anni. Un altro dato da considerare è quello relativo ai Servizi pubblici, per i quali si registra una criticità trasversale su tutto il territorio nazionale, in particolare le regioni del Sud hanno registrato il 48% delle segnalazioni, mentre le regioni del Centro e del Nord si sono attestate rispettivamente al 27% e al 25% del totale. Nel riferire l’attività del Contact center dedicato alle persone con disabilità, l’obiettivo primario è stato quello di descrivere come opera principale il punto di contatto centralizzato, chiamato a svolgere un ruolo cruciale nel fornire risorse utili, rispondere a domande specifiche e offrire un ascolto empatico alle persone che vivono con una disabilità o che sono coinvolte in situazioni di discriminazione. “Negli anni il Centro contatti Anmic”, dice Cecchetti, “si è rivelato anche uno strumento in grado di agire come intermediario tra le persone con disabilità e le risorse disponibili (come servizi sociali, organizzazioni di supporto), svolgendo un ruolo chiave nella segnalazione di casi di discriminazione alle autorità competenti e nel promuovere la consapevolezza sui diritti e le opportunità. Il lavoro prodotto è stato poi analizzato al fine di realizzare statistiche e formulare riflessioni sulla base dei quali vengono redatti dei report annuali”. Infine, Anmic ricorda che è possibile scegliere fra due diversi canali per segnalare soprusi o violenze e quindi richiedere l’intervento da parte del suo Dipartimento: l’e-mail all’indirizzo di posta elettronica dedicato antidiscriminazione@anmic.it oppure telefonare al Numero Verde 800-572775. Il Servizio resta attivo martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 9.30 alle 13.00 e nel pomeriggio dalle ore 15.30 alle 17.00.

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