Da mesi nella Striscia di Gaza la popolazione è costretta a convivere con una drammatica assenza d’acqua potabile e per lavarsi. Anche farsi una doccia è diventata un’impresa quasi impossibile per centinaia di migliaia di persone. Lo racconta in questa testimonianza audio Meera, un’operatrice dello staff di Oxfam. “Sono mesi che non vediamo l’acqua scorrere dai nostri rubinetti. Si deve camminare per 300 metri solo per riempire uno o due contenitori è una lotta quotidiana. Lo spettacolo più straziante sono le lunghe file di intere famiglie, compresi bambini e donne anziane, in attesa delle scorte”.

Secondo un nuovo rapporto pubblicato dall’ong, “Israele sta usando la mancanza d’acqua come arma di guerra contro la popolazione, violando apertamente il diritto internazionale“. Nella Striscia di Gaza la disponibilità d’acqua è crollata del 94% e sono state distrutte 5 strutture idriche e sanitarie ogni 3 giorni. A Gaza City sono stati distrutti o danneggiati l’88% dei pozzi e il 100% degli impianti di desalinizzazione. Si sopravvive con 4,74 litri d’acqua a persona: meno di un terzo del fabbisogno quotidiano raccomandato in situazioni di emergenza.

“Lo scorso gennaio la Corte Internazionale di Giustizia ha chiesto a Israele di garantire l’ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari, per scongiurare il rischio concreto che a Gaza si compisse un vero e proprio genocidio. – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Da allora però nulla è cambiato, anzi siamo stati testimoni diretti degli ostacoli che Israele ha posto sistematicamente per rendere impossibile una risposta umanitaria adeguata a salvare la popolazione palestinese”.

“Abbiamo assistito all’uso da parte di Israele della fame come arma di guerra, a cui si aggiunge anche l’intenzionale privazione dell’acqua potabile, con conseguenze drammatiche per la popolazione civile. – aggiunge Valentina Bidone, coordinatrice della risposta umanitaria di Oxfam Italia per Gaza – Purtroppo non si tratta di una tattica nuova, il Governo israeliano ha ostacolato la fornitura dell’acqua potabile già per troppi anni, privandone sistematicamente i palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia. Tuttavia mai si erano raggiunti questi livelli. È perciò cruciale che la comunità internazionale eserciti al più presto ogni pressione diplomatica possibile per proteggere la popolazione di Gaza e risparmiarle ulteriori sofferenze, mettendo in campo un’azione incisiva in grado di tutelare i diritti umani fondamentali, compresi quelli sanciti dalle Convenzioni di Ginevra e sul genocidio“.

Questo racconto fa parte di una serie di testimonianze Voci di Gaza’ raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Oxfam ha lanciato una raccolta firme (si può aderire qui) per “fermare tutti i trasferimenti di armi, componenti e munizioni utilizzate per alimentare la crisi a Gaza”. Un appello rivolto ai governi perché non siano “complici delle continue violazioni del diritto internazionale, adempiendo ai loro obblighi legali e garantendo un cessate il fuoco permanente al più presto”.

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