Se quel giorno Pietro Torre non avesse acceso la Wii, molto probabilmente le Olimpiadi di Parigi le avrebbe vissute sul divano di casa, come un qualsiasi appassionato di sport: “Avevo appena smesso di fare karate. Stavo giocando con i miei fratelli al gameplay ‘Mario e Sonic ai Giochi Olimpici’: dissero a mia madre che ero fortissimo, tanto per scherzare”. Non poteva che cominciare da qui la sua intervista a ilfattoquotidiano.it. L’inizio di tutto: “Il giorno dopo mi portò al circolo Fides di Livorno. Da lì, non ho avuto più dubbi”. Della serie “menomale che esistono i videogiochi”, una volta ogni tanto. La passione di Pietro Torre per la scherma nasce così, quasi per caso. Oggi, il 22enne toscano sarà uno degli sciabolatori che gareggerà nella prova a squadre alle Olimpiadi. Sulle orme di Aldo Montano, compaesano e idolo di una vita, con un percorso in continuo miglioramento tra yoga e maggior consapevolezza dei propri mezzi. L’obiettivo? Non porsi alcun limite.

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Olimpiadi, la scherma è tradizione italiana
“Io alle Olimpiadi? Se me lo avessero detto tre anni fa, molto probabilmente gli avrei riso in faccia“. E forse sarebbe andata proprio così, perché la vera carriera di Pietro Torre – dopo aver stupito nelle giovanili – inizia nel 2022, con il terzo posto ai Mondiali U20 al Cairo. “In questi ultimi anni c’è stato un vero e proprio cambio di panorama: ho iniziato ad avere una percezione diversa di quello che sarebbe potuto essere il mio cammino”. Ma come ci si prepara all’evento più importante per un atleta? Pietro Torre cerca di farlo con la routine di sempre: “Mi sto preparando più o meno come tutte le gare: il consiglio di chi le ha già fatte è stato quello di cercare di viverla come una gara normale. Nonostante una componente di pressione, che è normale, sto cercando di allenarmi sempre allo stesso modo cercando di gestire le emozioni“. Con Luigi Samele, Luca Curatoli e Michele Gallo forma la squadra maschile degli sciabolatori in una disciplina che dopo la spedizione Tokyo ha la necessità di tornare sul gradino più alto del podio: “Non ci siamo posti obiettivi minimi: faremo il meglio possibile per quelle che saranno le nostre possibilità. La nostra mentalità è semplice: punto dopo punto”.

Un bagaglio di emozioni e consapevolezza
Un paio di cuffie, un buon libro e una valigia ricca di esperienza passate per lasciare spazio a quelle che arriveranno. Pietro Torre si prepara per il riconoscimento più alto della sua (per ora) breve carriera. E se a Saint-Denis c’è il suo nome, il merito è anche della sua famiglia (oltre che dei videogiochi): “Dedico la partecipazione ai Giochi Olimpici ai miei genitori che mi sono sempre stati vicini e sono stati i primi a portarmi quel pomeriggio all’allenamento”. Dentro quei bagagli, Pietro trova un posto per tutte le gare giocate fino a questo momento, positive e negative, soprattutto le scelte non condivise: “Il miglior insegnamento è come rispondi mentalmente dopo una gara difficile, la fiducia aumenta anche in questi aspetti. Dopo il Cairo ho maturato una consapevolezza dei miei mezzi che mi ha spinto ad andare oltre. La stessa sicurezza che ho quando vinco la percepisco anche nei momenti peggiori, soprattutto per il modo in cui reagisco“. Lo schermidore livornese vive il momento e se sente la parola futuro “spera di continuare a fare questo percorso con una vita così”.

Yoga e concentrazione: vivere la pedana con un “paraocchi”
In una disciplina che non concede (e soprattutto) non perdona errori, l’aspetto mentale è di primaria importanza. “Lavoro con uno psicologo da diversi anni. Con lui ho cominciato prima a gestire le pause e i momenti morti: è importante rimanere e pensare al momento. Ho imparato a crearmi una routine pre e post gara che deve essere sempre la stessa. E poi c’è lo yoga, che mi ha aiutato a gestire i momenti di stress”. Rinchiudersi in una bolla e concentrarsi solamente su sé stessi: “Stare in pedana é come essere un cavallo con i paraocchi: vedi ma non percepisci ciò che ti sta attorno, devi essere in grado di annullare tutte le distrazioni esterne“.

Sulle orme di Aldo Montano
Cinque medaglie olimpiche, 38 tra Mondiali, Europei, campionati italiani e Giochi del Mediterraneo. Livornese di nascita e schermidore nella vita: l’idolo di Pietro Torre non può che essere Aldo Montano: “Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di allenarmi con lui come sparring partner prima delle sue ultime Olimpiadi a Tokyo. In questo periodo gli ho chiesto spesso dei consigli sulla preparazione e su cosa potrei aspettarmi da una competizione così affascinante ed enorme. Cerco di utilizzare la sua esperienza a mio favore”. E se si parla di campioni dello scherma non si può non parlare di Arianna Errigo, pluricampionessa e portabandiera dell’Italia con Gianmarco Tamberi: “Per me è un grande orgoglio essere circondati da persone di questo calibro. Ho visto con i miei occhi Arianna vincere in rimonta, con una reazione enorme. Queste sono prove che ti fanno capire la grandezza di atleti così. Ti stupiscono non tanto ‘perché’ lo fanno, quanto per il ‘come'”.

“La scherma è bella quando la capisci”
Per una disciplina che apprezzi e impari a conoscere, ce ne sono altre che proprio non riesci (o non vuoi) a capire. La scherma sta proprio nel mezzo di questo pensiero comune: “È bella quando la capisci, vista dall’esterno, da ‘chi non sa’, forse è fin troppo complicata. Solitamente si apprezza l’estetica, ma se non la comprendi diventa quasi noiosa”. Ognuna, però, insegna qualcosa di unico: “Come da protocollo devi salutare l’avversario prima e dopo l’incontro, che tu abbia vinto o perso. Questi valori ti vengono insegnati fin da quando sei piccolo“. E poi c’è il concetto di squadra, dinamica che rende forte un gruppo. “La scherma ti sfianca più di testa che fisicamente”. Da Livorno, un nuovo schermidore che vuole continuare a far parlare di sé. A partire proprio dalle Olimpiadi, la sfida più stimolante. “Sto entrando passo dopo passo dentro un sogno“. E pensare che tutto è nato con un joystick in mano. Ora, Pietro Torre potrebbe chiudere il cerchio “olimpico” con una collana al collo. Assalto dopo assalto.

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