“Il concordato fiscale è indubbiamente un favore agli evasori, in particolare conviene ai grandi evasori. Così non va bene, è un paese troppo ingiusto, soprattutto quando vediamo quanti bisogni insoddisfatti ci sono per i cittadini”. Sono le parole pronunciate a L’aria che tira (La7) dalla sociologa Chiara Saraceno, honorary fellow presso il Collegio Carlo Alberto di Torino, ex presidente della Commissione d’indagine sulla povertà e sull’esclusione sociale, già presidente del comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza.
Il tema affrontato è il concordato fiscale introdotto dal governo Meloni, un accordo tra fisco e lavoratori autonomi perché in un biennio vengano pagate le tasse non in base ai guadagni ma secondo un quantum preventivato dall’Agenzia delle entrate, così si ha la certezza di non ricevere controlli. La misura si è rivelata un flop a causa delle scarse adesioni, così due settimane fa è stato introdotto un correttivo dalla Commissione Finanze del Senato, modifiche che, come ha denunciato la Cgil, “favorisce gli evasori liberandoli dall’obbligo di pagare le imposte sul reddito effettivo”.
La sociologa aggiunge un altro appunto: “Per esperienza sappiamo tutti come sia così diffusa l’evasione fiscale: dall’elettricista, all’idraulico, agli artigiani, agli autisti, che oltretutto giocano sulla convenienza del cliente, offrendogli uno sconto non facendo pagare l’Iva, il che troppo spesso diventa anche un ricatto. Il concordato fiscale, quindi – spiega – cristallizza le disuguaglianze tra chi è lavoratore autonomo di vario tipo e i lavoratori dipendenti, perché i lavoratori dipendenti sul reddito pagano fino all’ultimo euro. Peraltro, lo abbiamo visto anche con lo sconto contributivo per le mamme con almeno tre figli, cioè quello sconto è apparso come reddito aggiuntivo e loro ci dovranno pagare di più le tasse“.
Il conduttore Francesco Magnani oppone a Saraceno un’argomentazione gettonata tra i lavoratori autonomi, cioè quella di avere meno tutele rispetto ai lavoratori dipendenti, come il mancato pagamento dei giorni di malattia.
“A parte che il lavoratore dipendente paga fior di contributi per poter ricevere l’indennità di malattia – risponde la sociologa – Ma li paghino anche gli autonomi a questo punto. In ogni caso, il lavoratore autonomo che non paga le tasse o non ne paga il giusto verrà curato dal sistema sanitario, pagato coi soldi pubblici, i suoi figli andranno a scuola, userà i trasporti. Perché le tasse servono per produrre beni pubblici e anzi, essendo troppo poche e forse gestite male, non ne producono abbastanza. Il problema è che anche gli evasori godono dei beni pubblici“.