Il decreto legge sulle liste d’attesa è pronto per essere approvato, tra la rabbia e lo sconforto delle associazioni di categoria e delle opposizioni. Dopo l’approvazione in Senato della scorsa settimana, domani 24 luglio, il testo è atteso per il sì finale alla Camera. Nato (e annunciato) all’alba delle elezioni europee come una mini riforma del Sistema sanitario nazionale, strada facendo il provvedimento ha subito un drastico ridimensionamento, soprattutto nei finanziamenti messi a disposizione dal governo per abbattere le lunghe liste d’attesa. Ora, denunciano i sindacati dei sanitari, sarà una norma senza alcun impatto sui problemi dei cittadini e con pochi risvolti per i lavoratori del settore. Molte dure anche le proteste delle opposizioni, esposte ancora una volta nel corso della discussione generale di oggi, in aula alla Camera. Per il Partito democratico il provvedimento è “una scatola vuota che mira a distruggere il Ssn e a favorire il sistema privato“, per il Movimento 5 Stelle “un’operazione di marketing”. Alleanza Verdi Sinistra parla di norma “incostituzionale”. Ma su tutti protestano gli infermieri. Per il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, il provvedimento è l’ennesima occasione sprecata dall’esecutivo Meloni per dimostrare attenzione alla categoria: “È arrivato il momento di smascherare le contraddizioni del governo”, ha dichiarato, annunciando lo stato di agitazione di tutto il personale del comparto.

Si prefigura un autunno di scioperi – Alla minaccia dei camici bianchi si è aggiunta anche quella degli infermieri. “Il governo, per bocca del ministro Orazio Schillaci, non va oltre vuote dichiarazioni”, ha dichiarato Bottega, prefigurando uno sciopero dopo l’estate. La mancata attenzione riservata agli infermieri nel decreto liste d’attesa è stata solo “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Tutte le proposte del sindacato sono state respinte: “Il governo è in carica da 21 mesi. Un lasso di tempo abbastanza lungo durante il quale, tuttavia, se qualche piccolo risultato i medici lo hanno portato a casa, nulla è stato fatto per gli infermieri”, dice Bottega. “Nulla è stato fatto e neppure programmato, per esempio, contro il demansionamento e nulla si intravede all’orizzonte a livello di risorse aggiuntive per il rinnovo del contratto di comparto, nonostante l’impatto negli ultimi due anni dell’inflazione sui salari di una categoria già tra le meno pagate in Europa – prosegue -. E che dire, infine, dell’indifferenza da parte delle istituzioni rispetto a un tema altrettanto sentito come il mancato riconoscimento del lavoro infermieristico quale usurante?”, lamenta il segretario.

Per il M5s è “una schifosissima mossa di marketing” – “È un meccanismo propagandistico. Nel nostro Paese si stima che manchino 5mila medici di famiglia, 150mila infermieri, 180mila Oss. Siamo organizzati in maniera preoccupante. E mancano dal Servizio sanitario nazionale, perché sono sempre più tentati dall’estero, dal sistema privato e da quello assicurativo. Il tema del tetto di spesa per il personale è quindi cruciale, ma nel nostro Paese l’obiettivo è sempre stato, da destra e da sinistra, quello di impoverire il Ssn e di mercificare la salute“. Ha dichiarato in Aula Andrea Quartini, capogruppo del M5s in Commissione Affari Sociali, nel corso della discussione degli emendamenti al decreto. “Pensate – prosegue Riccardo Ricciardi, vicepresidente del movimento – di essere uno di quei milioni di cittadini che rinuncia a curarsi perché non ha soldi o è stufo di aspettare. Pensate di essere oggetto di una schifosissima operazione di marketing politico, in cui si individua nei problemi della sanità un bacino di voti. Si fa quindi un decreto per prendere dei voti senza però metterci niente. Questo è quello che milioni di persone hanno subito e continuano a subire. Si va oltre la politica, è una becera e gravissima strumentalizzazione“, conclude Ricciardi.

Pd: “La cura non è più un diritto, è un privilegio” – “Riteniamo che questo decreto sia una scatola vuota, senza norme di sostanza e interventi strutturali. Un provvedimento mirato a distruggere il Ssn e a favorire il sistema privato che non inciderà per niente sulle lunghissime liste d’attesa. O ti curi pagando di tasca tua, oppure rischi la vita. Ogni giorno 4 milioni di persone rinunciano alle cure e restano inevase 10 milioni di prestazioni. La cura non è più un diritto, è un privilegio“. Lo dichiara il deputato dem, Marco Furfaro, intervenendo in Aula. “Avete ridicolizzato e affossato la legge Schlein – continua Furfaro – dimostrando che non avete a cuore la salute degli italiani e ad un problema urgente avete risposto con un decreto fuffa che a sua volta prevede ulteriori sette decreti attuativi. Siete celeri nel fare condoni ma rimandate a data da destinarsi persino le poche misure che avete previsto per la Sanità”.

Avs: “Problemi di costituzionalità” – “Il decreto legge sulle liste d’attesa non risolve nessuna delle criticità che ne sono la causa e che hanno determinato l’abbandono delle cure da parte di milioni di persone. Anzi, aumenta la burocrazia, prevedendo almeno sette decreti attuativi, ma non aumenta le risorse e non prevede un piano straordinario di assunzioni, sottoponendo ogni previsione al vincolo delle risorse disponibili. Dunque, chi vivrà, vedrà”. Così la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, intervenendo nel dibattito. Inoltre, prosegue Zanella, “non si preoccupa della copertura integrale dei livelli essenziali di assistenza per superare il gap territoriale della sanità italiana. L’unica cosa che sicuramente promuove sono i privati. L’articolo 3 prevede la costituzione di un Centro Unico di Prenotazione che includerebbe le strutture sanitarie private alle quali, per l’accreditamento, non viene richiesto il possesso di prestazioni e servizi sanitari con gli stessi requisiti organizzativi e di organico della sanità pubblica, e neanche l’obbligo di essere in regola con i rinnovi contrattuali in modo parallelo a quelli previsti dalla sanità pubblica e alle scadenze contrattualmente fissate. Un regalo alle lobby della salute che noi non possiamo accettare”.

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