Sono quattro in totale gli aggressori del giornalista Andrea Joly identificati dalla polizia. Sono tutti militanti di CasaPound e sono accusati di avere fatto parte del gruppo che sabato scorso, a Torino, ha picchiato il cronista de La Stampa. Un pestaggio scattato perché Joly stava fotografando e filmando la festa per i sedici anni del circolo Asso di Bastoni.
Subito dopo l’aggressione erano stati identificati due torinesi di 53 e 45 anni: secondo Repubblica.it si tratta Maurizio Galiano e Euclide Rigato. Altri due sono stati individuati dalla polizia, in queste ore. Si tratta di Igor Bosonin, 46 anni di Ivrea, e Marco Berra, 35 anni di Cuneo. Tutti volti noti nel panorama dell’estrema destra piemontese. Alcuni di loro hanno infatti alle spalle precedenti legati proprio alla militanza politica, mentre Bosonin si era presentato nelle liste della Lega alle amministrative di Ivrea del 2023. Il Carroccio lo ha espulso dal partito: “Io personalmente gli ho strappato digitalmente la tessera”, ha detto all’Ansa il coordinatore del partito per il Canavese, Alessandro Giglio Vigna. “Bosonin – spiega il coordinatore leghista – aveva la tessera di adesione alla Lega più leggera, quella da sostenitore, che gli è stata immediatamente revocata”. Bosonin si era candidato a sindaco di Ivrea nel 2018 con CasaPound, e poi nuovamente alle ultime amministrative, puntando al Consiglio comunale nelle liste della Lega.
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Questa mattina gli uomini della Digos, guidata dal dirigente Carlo Ambra, hanno perquisito le abitazioni dei quattro e il circolo in via Cellini, nel quartiere San Salvario. Alla fine dell’attività sono stati sequestrati gli indumenti che avevano indosso i presunti aggressori quando Joly è stato malmenato. In particolare la polizia ha portato via delle magliette. Gli abiti avrebbero permesso agli investigatori, coordinati dal pm Paolo Scafi, di indentificare i componenti del gruppo, ripresi dai video dello stesso giornalista, dei residenti e dalle telecamere della zona. I quattro sono ora accusati di lesioni personali aggravate dai futili motivi, dal numero di persone e dall’avere agito per commettere il reato di violenza privata. Gli accertamenti non hanno riguardato altre circostanze e dentro il pub non è stato trovato nulla di utile alle indagini.
“Le perquisizioni nei confronti di nostri militanti e della sede torinese dell’Asso di Bastoni, con esito negativo, sono semplicemente uno spreco di soldi pubblici. Siamo al fianco degli indagati e siamo pronti a difenderci in tutte le sedi dove dimostreremo la nostra versione dei fatti“, dicono da CasaPound Italia. “Non sappiamo nemmeno se esista un referto e di quanti giorni di prognosi stiamo parlando, ma considerato che già il giorno dopo la vicenda il giornalista ha ripreso a lavorare e a rilasciare interviste in ogni dove – dicono ancora dall’organizzazione di estrema destra -. Da parte nostra c’è tutta la volontà e la maturità di gettare acqua sul fuoco e di evitare un clima di tensione e odio. Non ci faremo intimidire da azioni repressive”. In risposta all’accaduto Ordine dei giornalisti e sindacato del Piemonte, Cgil, Anpi e altre associazioni locali hanno organizzato nel tardo pomeriggio un presidio sotto la prefettura a Torino.