Multa da cinquemila euro a chi scrive “avvocata” o “sindaca” su documenti e atti pubblici. Dopo la proposta shock del ddl a nome del leghista Manfredi Potenti, il partito di Salvini fa marcia indietro: la posizione personale del senatore non rispecchia la linea della Lega. Strano, per un partito in coalizione con IL presidente del Consiglio Meloni, ma ci fidiamo.

Fa sorridere che il ddl sia stato battezzato «disposizioni per la tutela della lingua italiana», perché evidentemente al senatore sfugge che “ministra” o “rettrice” sono proprio i femminili corretti di ministro e rettore e che, in italiano appunto, l’aggettivo si accorda al nome cui si accompagna, per genere e numero. Si fa eccezione, come spesso accade, solo di fronte all’esplicita richiesta della persona interessata. Curioso, poi, che a infastidire il senatore leghista siano solo i titoli professionali amministrativi e le cariche considerate “di prestigio”, nulla contro maestre, sarte, infermiere o i più classici mestieri aperti alle donne. L’ho già scritto in passato: la scusa della cacofonia non regge più. Se riusciamo a dire “gargantuesco” o “squacquerone”, possiamo pure dire “sindaca” senza troppi grattacapi.

A questo punto, forse è meglio percorrere la strada onesta e ammettere che a disturbare è proprio l’idea che questore e ministre vogliano essere riconosciute come donne facenti parte della categoria.

Salvini negli ultimi giorni è caduto parecchie volte dal pero. Dalla proposta di Potenti così lontana dalla Lega, allo shock per il pestaggio avvenuto a Roma contro una coppia di ragazzi gay. Il leader leghista invia solidarietà alle vittime tramite il social X, l’unica cosa che si può fare visto che in Italia – per volontà e responsabilità anche di Salvini e co. – non esiste alcuna aggravante per omofobia nei reati di aggressione.

Certo non ci si può aspettare che gli elettori di maggioranza recepiscano dalla Lega messaggi di inclusione e cuoricini arcobaleno, dal momento che Salvini stesso ha fatto eleggere al Parlamento Europeo Roberto Vannacci, tra le cui dichiarazioni spicca quella secondo cui i gay non sono normali. “Spicca” per la verità non è il verbo esatto, perché il livello delle assurdità è talmente infimo da giocarsela alla pari con almeno un’altra decina di stupidaggini senza alcun fondamento.

Poco meno di un annetto fa, Salvini dichiarava che avrebbe letto il libro di Vannacci. Deve averlo trovato davvero illuminante per decidere di candidarlo con il suo partito. Cosa ce ne facciamo, dunque, della sua solidarietà di fronte ad atti discriminatori e intimidatori nei confronti di singole vittime e di tutta la comunità LGBTQIA+?

Potenti e Vannacci hanno molto in comune, più di tutto hanno la certezza di avere alle spalle un partito che li protegge, che pubblicamente condanna e prende le distanze, ma che di fatto mai si allontana davvero dalle loro posizioni, tenendoseli attivamente all’interno a ricoprire cariche istituzionali come senatore ed europarlamentare. Chissà se saranno traumatizzati nello scoprire che quest’ultima al femminile resta invariata: aiuto, il gender!

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