Le idee del sottoscritto per una nuova sanità non le vuole nessun politico di qualunque colore. Francesco Zambon, che ha fatto studi specifici, non ha appoggi da nessun partito politico per poter dire la sua e difendere la salute dei concittadini. A gestire la sanità a diversi livelli amministrativi in Italia ci sono sempre gli stessi. Ma avranno vera gloria? Siamo sicuri che siano così esperti da poter fare il Giro d’Italia sempre con la maglia rosa?
Ho scritto almeno tre interventi su un collega medico che ha avuto una fulgida carriera come amministratore in sanità, lasciando anche “scie di sangue” almeno nella Regione Lombardia, in particolare nel periodo in cui è stato Amministratore delegato della Fondazione Opera San Camillo per la quale lavoro come oculista dal 1981. Ma andiamo con ordine.
Il dott. Giancarlo Ruscitti inizia i suoi lustri nella Giunta Galan, in Veneto dove viene coinvolto nelle indagini che hanno portato alla distruzione politica dell’allora Presidente della Regione. Nelle intercettazioni pubblicate viene indicato come vicino a Comunione e Liberazione e ad Angelo Scola.
Assolto in Veneto, passa in Lombardia come Amministratore Delegato della nascente Fondazione Opera San Camillo, che prende origine dalla Provincia Lombardo-Veneta dei camilliani. Scelto per la gestione del patrimonio sanitario dei camilliani, fino a quando i frati hanno dovuto cedere i loro gioielli negli anni: la San Pio X prima e la San Camillo poi. Nel suo giro d’Italia a tappe va in fuga solitario, spostandosi alla giunta questa volta di sinistra capeggiata da Emiliano in Puglia. Perché la sanità, come dico da anni, non deve avere colore politico. Basta che possa servire a tutti. Cosa c’è di meglio di un uomo per tutte, ma proprio tutte, le maglie?
Ovviamente il giro non termina ancora. Visto che si trova a suo agio con ogni maglia viene convocato anche a Roma dall’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin nella commissione per selezionare i manager del Ssn. Ma la fatica per i chilometri percorsi e per l’età che avanza lo riportano poco dopo al nord, in Trentino Alto Adige, dove diventa il numero uno della sanità, da dove, udite udite, si è dimesso per essere eletto da pochi giorni direttore dei servizi sociosanitari dell’azienda regionale di coordinamento della salute del Friuli Venezia Giulia. Il giro d’Italia ciclistico si è concluso, quello di questo bravissimo medico non ancora.
Riformulo la domanda: possibile che con più di 60 milioni di persone una sola possa ricoprire sempre ruoli apicali nella gestione della salute e della malattia delle persone in giro per il Bel Paese? Faccio comunque i miei personali complimenti al collega e alla sua tenacia. Spero che le amministrazioni locali e nazionali abbiano controllato “l’operato” perché, in fondo, di pazienti si parla. Perché, come dico da anni, “la percezione del controllo riduce il rischio di abuso”.