“Ho iniziato il mio lavoro da dirigente alla Juventus il primo luglio 2021 trovando una situazione piuttosto pesante a causa degli investimenti precedenti. Ovviamente la pandemia aveva aumentato i problemi, i costi di contratti molto onerosi avevano creato una situazione piuttosto difficile”. Parola di Maurizio Arrivabene, che ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. “Cosa dovevo fare, andare in tv e dire abbiamo sbagliato a spendere troppo? Vi immaginate la reazione di tifosi e media? In silenzio mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a lavorare, quell’anno grazie ad alcune vendite e all’acquisto di soli due giocatori, Locatelli e Kean, facemmo un mercato morigerato subendo anche critiche“. Oggi si occupa di marketing digitale di una società con un amico ex Philip Morris, in passato Maurizio Arrivabene ha avuto una lunga esperienza nel mondo dello sport, in qualità di team principal Ferrari e di amministratore delegato alla Juventus.

L’esperienza dirigenziale a Torino
L’ex dirigente bianconero è stato coinvolto – insieme all’ex presidente Andrea Agnelli e agli altri ex vertici juventini – nella vicenda delle plusvalenze fittizie e delle manovre stipendi nel periodo del Covid che avrebbero finito, secondo i pubblici ministeri, per alterare la regolarità dei bilanci tra il 2019 e il 2021. “Premetto che nel periodo in questione io ero nel cda in qualità di consigliere senza deleghe e in un momento che a causa del Covid ci si riuniva in videoconferenza. Allora la strategia della società mirava ad una forte espansione iniziata in precedenza con l’acquisto di Ronaldo e l’obiettivo era vincere la Champions ed entrare in modo solido e duraturo tra le grandi d’Europa: di conseguenza sono stati fatti altri acquisti, poi il Covid ha complicato le cose“. Allo stesso tempo, è ancora in fase di indagine il filone relativo al bilancio al 30 giugno 2022. La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex dirigenza (dimessa lo scorso novembre 2022). “Le cose vanno avanti. Continuo a credere nella giustizia. Vedremo cosa dirà la Corte Europea. Io e Agnelli ci sentiamo ancora“.

“Addio alla Ferrari? Ecco la verità”
Diversi anni nel team di Maranello, dal 2014 al 2019. Un addio avvolto tra polemiche le critiche. Arrivabene chiarisce: “Mi date l’occasione per chiarire la mia esperienza alla Ferrari. Nessuno mi ha cacciato, altrimenti dopo non sarei andato alla Juve. Avevo un contratto di quattro anni e non è stato rinnovato, non abbiamo trovato un accordo. Marchionne? Sono stato accanto a un grande uomo. Aveva un carattere durissimo ma mi ha insegnato e lasciato molto. Pretendeva tantissimo da se stesso e dagli altri”. E su possibili tensioni con Mattia Binotto per una presunta battaglia di potere durante l’esperienza con la Ferrari: “Questa storia è stata alimentata da dentro o da fuori, ognuno di noi aveva il suo ruolo. Ma una coppia ben fatta era Marchionne-Arrivabene. Il momento sportivo più emozionante? La doppietta Ferrari in Ungheria nel 2017: il vero capolavoro lo ha fatto Raikonen”. La scuderia ha cambiato molto negli ultimi anni e le pressioni sono sempre maggiori. Arrivabene sa cosa significa vivere il mondo Ferrari: “È il sogno di chiunque. A volte lì dentro la pressione non ti dà tempo, succede tutto talmente in fretta che non si riesce a concludere un progetto in modo naturale. Nel 2015, appena arrivato vincemmo tre gare. L’anno successivo eravamo impegnatissimi a sviluppare la monoposto 2017, arrivammo terzi nei costruttori e leggevamo di “zero tituli”. Marchionne difese la squadra, aveva capito che eravamo in una fase di transizione. E infatti i risultati arrivarono, siamo stati in lotta per il Mondiale nel 2017 e 2018”.

La Ferrari che verrà
“I piloti vivono di alti e bassi. In Charles ho creduto sin dal primo giorno: prima di essere inserito nell’Academy si era presentato in ufficio impressionandomi. Non abbassava lo sguardo, mi fissava dritto negli occhi. Da quell’incontro mi sono convinto a prenderlo”. Dopo il retroscena sul pilota monegasco, un pensiero anche sul suo prossimo compagno di squadra: “Lewis può aiutare Charles a crescere, il primo avversario di un pilota è il suo compagno. Ma conta di più la macchina che avrà e l’unico fenomeno è Verstappen. Ma neanche lui è in grado di abbassare da solo 2-3 decimi come sento dire”.

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