Il canto del profeta, di Paul Lynch (traduzione di Riccardo Duranti; 66thand2nd), è un angosciante e non così distopico romanzo che proietta il lettore in un’originale flashforward (senza ritorno) da fine del mondo. Siamo in Irlanda: due anni dopo essere salito al potere, l’autoritario National Alliance Party ha approvato l’Emergency Powers Act, conferendo poteri illimitati a un corpo di polizia segreta: il Garda National Services Bureau. In questo scenario si muove la famiglia della biologa Eilish Stack, alla cui casa, un giorno come gli altri, bussano alla porta agenti della polizia segreta per cercare il marito, vicesegretario del sindacato degli insegnanti.
La vita di Eilish e dei suoi quattro figli sprofonda nel caos, mentre nelle strade di Dublino si spara, si lanciano bombe, i negozi vengono chiusi, il Paese viaggia a velocità massima verso l’autocrazia e i cittadini si trasformano in profughi. Scritto con uno stile algido e angosciante, senza interruzioni di paragrafo, senza pause di lettura, Il canto del profeta è un romanzo d’attualità traviata, la proiezione di un incubo collettivo che può essere un monito per tutti coloro che si disinteressano della propria reale esistenza.
Figlio di papà, di Dino Pešut (traduzione di Sara Latorre; Bottega Errante Edizioni), è il manifesto, riuscito, della generazione nata nella Croazia degli anni ’90. È una storia sulle disfunzioni familiari, sull’amicizia, l’indipendenza affettiva e la scoperta della propria sessualità. Dopo un tentativo fallito di realizzarsi a Berlino, la giovane voce narrante del libro ritorna a Zagabria. Qui si guadagna da vivere lavorando come receptionist in un albergo, dividendo i suoi pensieri tra la relazione con un ricco e anziano amante e la malattia del padre, figura con la quale il protagonista non è mai riuscito a costruire un rapporto solido. Scritto in modo spezzettato, minimalista, in brevi capitoli, Figlio di papà è un pregevole e delicato romanzo sulla ricerca di un posto nel mondo e sui rapporti tra padri e figli e sulle incomprensioni che a volte vengono risolte e che a volte, invece, il destino getta nell’oblio.
Terra di campioni, di Diego Zúñiga (traduzione di Federica Niola; La Nuova Frontiera), è un romanzo, ispirato a una storia vera, di iniziazione e di sfida con se stessi ambientato in Cile. Negli anni Cinquanta a Calama, un paesino nel nord del Paese, un ragazzino impara a nuotare nel fiume Loa insieme ai suoi amici. Scopre di avere un‘inaspettata resistenza respiratoria che convince suo zio Luchito a portarlo con sé in una comunità di pescatori. Il Chungungo, come viene chiamato, diventa un pescatore subacqueo e impara a comprendere la natura marina e ad affrontare sfide sempre più difficili. Con il tempo, inizia a competere in gare di caccia subacquea e partecipa a una coppa del mondo ospitata in Cile, mentre al governo sale Salvador Allende a cui si succede la repressiva dittaura di Pinochet. Il Chungungo, in un’immersione vicino alla costa che lo ha visto crescere, scopre gli incubi concreti che la dittatura produce e la sua vita viene stravolta per sempre.
La strada di fango giallo, di Can Xue (traduzione di Maria Rita Masci; Utopia Editore), è un’inusuale e surreale storia ambientata in una rovinosa periferia di una grande città cinese costellata di fabbriche e di stamberghe fatiscenti. In questo luogo dell’abbandono piove cenere nera, gli animali impazziscono e gli abitanti, che vivono in continuazione in uno stato di catalessi onirica, si raccontano i propri sogni. È in questa rappresentazione della desolazione che un giorno appare Wang Ziguang, entità capace di stravolgere le energie vitali del posto. Dopo il suo arrivo ogni cosa marcisce, ombre misteriose pedinano gli abitanti impauriti e strane notizie sussurrate nelle strade informano, in modo informale, che la popolazione verrà dislocata in un altrove sconosciuto. Metafora dell’incomunicabilità e dell’assurdo, La strada di fango giallo è la conferma che Can Xue è senz’altro una delle voci più originali e coraggiose della letteratura cinese contemporanea.