A Capri, Massalubrense, Sorrento e dintorni era scattato di nuovo il panico. Ancora per colpa della condotta idrica, esplosa lo scorso 20 giugno con il rischio di ammazzare qualcuno (case evacuate, strada sgomberata). Ma questa volta, le 48 ore a secco avrebbero avuto la stessa radice ma un’altra ragione: due giorni senz’acqua, tra lunedì sera e mercoledì all’alba, per lavori indifferibili di sostituzione della condotta stessa, saltata in aria a Castellammare di Stabia. L’annuncio era stato dato, con poco preavviso, dalla società Gori che gestisce il tratto.
Così alcuni alberghi di queste capitali internazionali del turismo d’elite hanno acquistato autoclavi private investendo migliaia di euro. Molti turisti si sono dati alla fuga, anticipando il rientro o annullando l’arrivo. I residenti si sono chiesti come affrontare due giorni senza potersi lavare e refrigerare, in alcune tra le giornate più torride di questa estate bollente. Per alleggerire la pressione sul territorio, c’è chi ha deciso di rinviare eventi culturali pubblici programmati da mesi: gli spettatori non sarebbero potuti andare in bagno. La Gori aveva iniziato a schierare le autobotti nelle principali piazze. E poi che è successo?
A un paio d’ore dall’inizio dei lavori, nel primo pomeriggio del 22 luglio, sono arrivate le due pagine del decreto di sequestro giudiziario probatorio del cantiere. Stop all’opera, niente taglio dell’acqua. Per ora. La Procura di Torre Annunziata – pm Matteo De Micheli, procuratore Nunzio Fragliasso – ha così reso note alcune cose. La prima, la più importante: era stata aperta un’inchiesta contro ignoti per il reato previsto e punito dall’articolo 450 del codice penale, “pericolo colposo di inondazione”, e la Gori, rispetto alle richieste di informazioni e chiarimenti avanzate nelle scorse settimane dagli inquirenti, ha risposto “laconicamente”, si legge nell’atto notificato all’azienda idrica e ai sindaci. Ovvero collaborando poco.
E senza dire tutto, secondo il decreto che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare: la Gori infatti ha comunicato che l’ultimo intervento di manutenzione su quel tratto di condotta risalirebbe al 2022, ma avrebbe dimenticato di dire che appena dieci giorni prima dell’esplosione alcuni tecnici accompagnati da quelli del comune di Castellammare di Stabia (con tanto di nome del Rup) avevano fatto un sopralluogo per iniziare a verificare la tenuta di quel tratto di condotta. Nel decreto la Procura ha mostrato evidente irritazione per aver appreso “solo dai giornali e da fonti aperte” che erano stati programmati i lavori di sostituzione della condotta.
C’è una indagine, la delega è stata affidata al Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Castellammare di Stabia e i lavori potrebbero evidenziare precedenti carenze od omissioni di manutenzioni, utili ad accertare eventuali responsabilità per la pericolosa esplosione del 20 giugno. Da qui la decisione di sequestrare il cantiere e congelare tutto: i lavori potranno ripartire soltanto dopo che sarà consentito a un consulente del pm di partecipare alle operazioni. Ma quando? Lo decideranno di concerto Prefettura e Gori, quasi certamente un lunedì, quasi certamente uno dei prossimi. E si spera stavolta con adeguato preavviso.