Era attesa la decisione del giudice per l’udienza preliminare sulla strage del Mottarore, quando il distacco della cabina della funivia provocò la morte di 14 persone. Per la procura di Verbania a causare l’incidente furono i mancati controlli: la fune era corrosa ben prima dell’incidente e una corretta manutenzione avrebbe potuto rilevarlo. E poi l’uso costante dei forchettoni non lasciò scampo. Ma la gup, Rosa Maria Fornelli, oggi non ha preso alcuna decisione in merito alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di otto persone, tra cui due società, imputate per la tragedia.

La giudice ha invitato invece la procura di Verbania a modificare i capi di imputazione, in quanto ritiene vadano escluse l’aggravante dell’antinfortunistica e la sussistenza dei reati dolosi, accogliendo le tesi difensive. Per la gup le accuse vanno contestate come disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Ciò potrebbe alleggerire la posizione di alcuni. Si ritorna in aula il prossimo 12 settembre.

La procuratrice Olimpia Bossi e la pm Laura Carrera dovranno quindi rimodulare le accuse formulate nei confronti di Luigi Nerini, titolare della ferrovia del Mottarone la società che gestiva l’impianto, Enrico Perocchio, il direttore di esercizio, Gabriele Tadini, il caposervizio, i vertici di Leitner, tra cui il presidente Anton Seeber, di cui era stato comunque chiesto il proscioglimento, il vicepresidente Martin Leitner, il responsabile del customer service Peter Rabanser e delle due società stesse, Leitner e Ferrovie del Mottarone.

Le ipotesi originarie per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio sono attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e solo per Tadini e Perocchio anche il falso.

Con i ‘paletti’ messi dalla giudice, si dovrebbe arrivare a un capo di imputazione, è stato riferito dalle difese, in cui si contestano solo il disastro colposo, l’omicidio colposo plurimo e le lesioni colpose gravissime, reato questo che riguarda il piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto. Ciò, sempre secondo i legali, dovrebbe portare a prosciogliere quanto meno le due società imputate per la legge, assistite dagli avvocati Luca Della Casa e Alberto Mittone e a ridimensionare la gravità delle accuse per le perone fisiche. Qualora la Procura, in caso estremo, non dovesse accogliere l’invito della giudice, il fascicolo regredirà alla fase delle indagini preliminari. Soddisfatte le difese degli imputati. “Riteniamo che il giudice per l’udienza preliminare abbia solo chiesto di riorganizzare i capi d’imputazione, ma la sostanza non cambia. Restano omicidio plurimo, lesioni gravissime e disastro”. Così l’avvocato Emanuele Zanalda, legale dei Biran, i famigliari (ramo paterno) dell’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, Eitan, che si sono costituiti parte civile solo nei confronti di Luigi Nerini, titolare delle Ferrovie del Mottarone, e Gabriele Tadini.

“Se mi aspettavo una fine diversa? Mi aspettavo la fine dell’udienza preliminare, mi aspettavo il processo. Se sono delusa? Vedremo quando inizia il processo. Al momento la cosa essenziale è che tutti vadano a processo – ha detto Vincenza Minutella, la mamma di Silvia Malnati, 26 anni, una delle quattordici vittime – Ci saremo sempre. Anche perché la colpa, secondo me, non è solo di uno, è una catena. Se lui (il caposervizio Gabriele Tadini, che fin dalle prime ore ha ammesso l’uso dei forchettoni che impedirono il funzionamento dei freni di emergenza, ndr) ha fatto quello che ha fatto, è perché ha dovuto farlo in base alle anomalie che c’erano. Non è giusto che paghi solo uno”.

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